

"fisso e` il pensiero alle sorti d`italia: il fascismo mi pare gia` un passato, un ciclo chiuso e io non assaporo il piacere della vendetta, ma l`italia e` un presente doloroso". cosi` annotava croce nei suoi taccuini di lavoro il 27 luglio 1943 e, proprio con queste parole, riemerge dall`isolamento e da` avvio a una fase radicalmente nuova di impegno e partecipazione alla vita politica, dalla quale si era tenuto distante. i "taccuini" permettono di penetrare in un laboratorio in cui l`attivita` di studioso si accompagna a quella di politico militante: un politico lungimirante, concreto, impegnato a dialogare con le personalita` piu` rilevanti dell`epoca. ma permettono anche di ripercorrere anni cruciali della storia italiana attraverso una testimonianza diretta.




"vi abbondano spicchi di luna e cio` che comunemente e quasi turisticamente (siamo, tuttavia, nel 1935) circola nel bazar orientale. molti colori indaco, pavone, oro, verdi profondi e molte manciate di pietre che non giureremmo preziose. ma l`atmosfera c`e`: quel nescio quid, quel qualche cosa di morbido, di incosciente, di vizioso e di oppiaceo, di aromatico e di inebriante che parve entusiasmare lettori come gide, malraux e camus... quell`aria da narghile`, da oppio e da vizi segreti gira a spirale intorno a tutto il libro e lascia forse pensare che il successo ottenuto non ne sia estraneo. ma tant`e`, il nostro interesse di lettore e` dato da un particolare profumo artificioso, ma non artificiale e ormai assolutamente introvabile oggi. questo profumo e` l`esotismo, merce distrutta dal calpestio dei nuovi asiatici, delle orde di coloro che non sanno piu` sognare, immaginare e nemmeno vedere". (goffredo parise)



