"il libro delle somiglianze", nel dedalo della scrittura di edmond jabe`s, costituisce un nuovo inizio. porre al centro della scrittura non piu` l`identita`, ma la somiglianza, significa innanzitutto trasgredire uno dei principi cardine che hanno fondato il logos in occidente: il principio, appunto, chiamato di identita` e non contraddizione. se a e` identico ad a e se non-a gli e` differente, c`e` pero` la possibilita` che nella differenza ci sia somiglianza. il principio di somiglianza - se potesse esisterne uno - nasce proprio dal riconoscimento della dignita` della differenza che non e` piu` sinonimo di menzogna (ovvero, negazione del principio di identita`), ma garanzia ontologica del divenire, accettazione e riconoscimento dell`altro, rifiuto dell`assimilazione (che e` il contrario della somiglianza, in quanto quest`ultima si fonda su un`ontologia plurale, mentre l`assimilazione introduce la dittatura dell`uno al quale tutto deve essere ricondotto e in cui tutte le differenze debbono scomparire). per questo, "il libro delle somiglianze" e` innanzitutto il racconto, sempre interrotto e continuamente ripreso (quasi una voce punteggiata di silenzi), di quanto la vita possa assomigliare alla scrittura e di quanto lo scrittore possa assomigliare al lettore. premessa di vincenzo vitiello. postfazione di flavio ermini. |