
ognuno dei tredici racconti che compongono il libro segue la scia di un antenato: grandi rabbini, grandi rivoluzionari, grandi uomini e soprattutto una folla di umili, con storie durissime alle spalle. nella convinzione che tutte le vite siano intrecciate l`una all`altra. ed e` cosi` che possono stare davvero vicini, sulla carta e nella memoria di un uomo, gli avi illustri e quelli inghiottiti dall`oblio, come lo zio francesco, morfinomane sguaiatamente innamorato della vita; come il rabbino di cifer, autore di un patto con dio rovinoso come un patto con il diavolo; come lo zio paolo, macchinista ferroviere, appassionato scultore e comunista tutto d`un pezzo.


in cinque racconti caratterizzati da una sensibilita` tipicamente mitteleuropea, una spietata riflessione sulla natura piu` autentica dei rapporti umani.

"siamo condannati ad avere fede - sostiene l`autore - se vogliamo vivere. con la nostra parte oscura combattere un`altra parte oscura. l`animale che e` in noi, non il nostro intelletto, ci porta avanti, verso le vette piu` alte della spiritualita`. qui vedo il paradosso della fede". una ricerca dei segni della propria fede piu` sotto il segno di kafka che di dostoevskij, perche` avere fede e` un impegno tragico. lo scrittore ne indaga l`origine tra le paure infantili, le menzogne dell`eta` adulta e l`illuminazione della grazia. una ricerca che ben presto si muta in un corpo a corpo con la questione del male e della sofferenza: la fede come necessita` della nostra vita senza certezze.
