gian lorenzo bernini non ha un posto nella genealogia dell`arte moderna: quella che parte dalla rivoluzione di caravaggio, e attraverso velazquez, goya e manet, conduce agli impressionisti, e dunque alle avanguardie. l`artista piu` potente, ricco e realizzato dell`italia secentesca, "il dittatore artistico di roma", e` sempre stato considerato troppo organico alla propaganda dei papi e dei gesuiti per poter aver parte in questa storia di liberta`. basandosi su oltre vent`anni di ricerca, e ribaltando la lettura corrente di opere, fonti e documenti, questo libro dimostra il contrario: a modo suo, bernini ha seguito caravaggio sulla via del conflitto, arrivando a sacrificare una parte del proprio successo pur di difendere la sovranita` sulla propria arte. ed e` anche grazie a questa tensione che le opere di gian lorenzo ci appaiono ancora cosi` terribilmente vive. bernini seppe uscire dalle regole, pagandone tutte le conseguenze e facendo leva sul giudizio di un`embrionale opinione pubblica europea per affrancarsi dall`arbitrio dei principi. le sue mani e la sua testa divennero l`unica misura che accettava, e il suo atelier fu insieme luogo della creazione e teatro della liberta`. ma come dimostrare questa tesi? nelle sue biografie "ufficiali" affiorano cospicue smagliature, fra loro coerenti, che questo libro individua e allarga, una per una. costruendo cosi` per le opere di bernini una nuova chiave di lettura. |