gli scrittori lavorano nelle tenebre, e come ciechi soppesano l`oscurita`" ha detto jose` saramago. ma e` davvero possibile raccontare una figura sfaccettata, mutevole e imprevedibile come quella di chi per mestiere inventa mondi? come rintracciare la sua natura autentica negli abissi dell`immaginazione in cui lavora? forse bisognerebbe partire dalle cose concrete, dalle pulsioni piu` animali, dai difetti. questa e` la risposta di luca ricci, in un ritratto composto da quattordici istantanee - fulminanti, indiscrete, perfette - che sono anche quattordici racconti d`amore: perche` e` l`amore, a ben vedere, il difetto piu` evidente, e necessario, di ogni essere umano. c`e` lo scrittore che trascorre una vacanza in una spiaggia nudista, salvo poi incapricciarsi dell`unica ragazza che, chissa` perche`, resta vestita; c`e` quello che per sbarcare il lunario apre un bed & breakfast e una sera, con la complicita` di un volo cancellato, ha l`occasione di affittare una camera al piu` potente agente letterario del mondo; c`e` quello che ogni lunedi`, con una puntualita` inflessibile, chiama una casa editrice pur sapendo che il suo dattiloscritto non verra` mai letto... sebbene il risultato rimandi alla perentorieta` di un classico, ricci spinge l`arte del racconto al di la` delle forme note e dei generi consolidati, chiedendo alla letteratura di assolvere ancora una volta al compito piu` arduo, quello di indagare l`impasto misterioso di cui e` fatta ogni esistenza. |