arcaica e stracciona, dedita alla sopraffazione e al sopruso, la picciotteria calabrese di fine ottocento sembrava destinata a rimanere ancorata ai miti, ai riti e ai codici di comportamento nati nelle carceri borboniche sul calco di quelli delle societa` segrete risorgimentali. e invece, proprio allora, inizia una rivoluzione silenziosa che trasformera` il suo volto rurale in quello imprenditoriale della `ndrangheta odierna, spregiudicata e spietata multinazionale del crimine, capace di adeguarsi alle mutevoli sfide del mercato globale. a innescare questa metamorfosi a cavallo dei due secoli e` la dell`america. sbarcati nel nuovo mondo insieme a decine di migliaia di onesti braccianti, i calabresi, a differenza dei meno accorti confratelli siciliani e campani, scelgono il basso profilo per ricostituire la loro rete malavitosa, fatta di capi, gregari e leggende (su tutte, quella del musolino), che lucra lauti profitti sulla pelle dei lavoratori italiani (come i minatori di carbondale, in pennsylvania) e di centinaia di giovani immigrate indotte a prostituirsi nei resort di manhattan e di chicago, prima di reggere le fila del commercio clandestino di alcolici e del narcotraffico. nasce cosi` la `ndrangheta imprenditrice d`oltreoceano, che stringe mani, stipula accordi e riesce a infiltrarsi nel sancta sanctorum delle e`lite sociali, a partire da tammany hall, potente macchina elettorale del partito democratico nonche` padrona incontrastata di new york, con la quale instaura un rapporto di mutua assistenza: voti in cambio di protezione e favori. fino a proiettare pesantemente la sua ombra sulla scena del delitto petrosino. una volta tornati in calabria, saranno gli a imporre all`organizzazione la nuova strategia criminale (controllo del territorio e collusione con politica e istituzioni), avviando quel processo che, in pochi decenni, fara` della `ndrangheta una delle mafie piu` potenti e pervasive al mondo. dopo un lungo la |