
"questo libro rischia di provocare un secondo olocausto" scrisse all?uscita di portnoy uno studioso generalmente posato come gershom scholem. la profezia fortunatamente non era fatta per avverarsi, ma e difficile negare che da allora il monologo di alexander portnoy abbia investito, e travolto, tutto quanto ha incontrato sul suo cammino. a cominciare dalle abitudini dei lettori, e dalla loro percezione di cosa possa, e soprattutto non possa, raccontare un libro. poi, gran parte delle idee ricevute sui cosiddetti rapporti fra maschi e femmine, su noialtri quaggiu e le varie forme che diamo all?entita lassu. la vertigine comincia subito, quando chi legge pensa di affrontare il resoconto senza censure di una seduta analitica - cosa che, molto piu di quanto si pensi, e vera - e si ritrova in mano un tipo diverso, e almeno altrettanto scabroso, di materiale: quello della standup piu divertente e irrefrenabile mai messa sulla pagina; da cui si esce barcollando, e senza essere certi di volerne veramente uscire. dopo molti anni, e infinite repliche, lo spettacolo aveva pero bisogno di un nuovo allestimento, che qui presentiamo invitandovi alla prima. prima di assumere la sua forma attuale, il materiale di portnoy e stato varie altre cose - fra cui un commento parlato alle diapositive di zone erogene illustri, che kenneth tynan avrebbe voluto inserire nel suo celeberrimo e allora sacrilego musical oh, calcutta! solo dopo lunghi ripensamenti il monologo ha finito per diventare, nel 1969, il quarto libro di philip roth (1933- 2018). quello della sua consacrazione (o sconsacrazione): e anche quello da cui, inevitabilmente, adelphi comincia la pubblicazione di tutte le sue opere.