
Lp. Rimasterizzazione in occasione del cinquantesimo anniversario. Vinile 180gr. Quando i Grateful Dead si presero una pausa volontaria nel 1974 dopo il loro concerto d'addio al Winterland, lasciarono la scena senza avere un'idea chiara di quando - o se - sarebbero tornati. Un anno dopo, la band sorprese tutti quando riapparve con Blues For Allah, uno degli album più innovativi e audaci dal punto di vista sonoro della loro carriera.
Blues For Allah vide i Grateful Dead cimentarsi in qualcosa che non avevano mai fatto prima e che non avrebbero mai più fatto. Realizzarono il disco quasi interamente senza materiale scritto in precedenza.
Lavorando nello studio di Bobby Weir, grande appena quanto bastava per contenere la band e le attrezzature, le sessioni assunsero un'atmosfera intima e sperimentale. Robert Hunter era tornato al centro dell'azione, scrivendo i testi sul momento man mano che le canzoni prendevano forma. Le tastiere di Keith Godchaux conferirono all'album una texture spaziosa, mentre le armonie vocali di Donna Jean elevarono canzoni come “The Music Never Stopped”.
“Crazy Fingers” è diventata, nelle parole di Phil Lesh, “un meraviglioso saggio di fumosa ambiguità”. La suite strumentale che dà il titolo all'album si è spinta ancora oltre, con Bill Kreutzmann che l'ha definita “al limite della composizione acid jazz”. Il ruolo di Mickey Hart è stato centrale, intrecciando le percussioni e le registrazioni rallentate dei grilli in un ricco e coinvolgente arazzo sonoro.