si puo` raccontare la musica senza note, usando solo le parole? ramin bahrami crede di si`. d`altra parte, con la musica e con i grandi compositori del passato ha un rapporto strettissimo, intimo: la musica e` per bahrami un "fil rouge", cio` che tiene insieme la sua infanzia perfetta in una teheran baciata dalla cultura con l`esilio seguito all`incarcerazione e alla morte del padre; la sua identita` persiana con quella di uomo immerso nell`occidente; la storia dei suoi avi, provenienti dalla persia, dall`europa, dalla russia, con la sua. nella musica, e specialmente in bach, bahrami ha trovato l`alfa e l`omega: la musica e` il suo modo per sopravvivere, per amare, per ricordare. "nella musica c`e` la mia dignita`, c`e` la mia identita`: c`e` mio padre con il suo violino, mia madre e le sue litanie, ci sono i miei fratelli e le loro passioni, c`e` il mio paese e la sua cultura, ci sono lo zoroastrismo e il cattolicesimo, che e` la mia religione oggi." il suo sguardo - o, per meglio dire, il suo orecchio abbraccia il suono occidentale dalle radici fino al novecento e ne ripercorre la storia attraverso quattordici capolavori: opere fondanti e definitive che hanno creato una discontinuita`, cambiando il corso del futuro. i grandi compositori ci sono tutti: da monteverdi e vivaldi a stravinskij e schonberg, passando per le tre b (bach, beethoven e brahms), i malinconici mahler e rachmaninov e i rivoluzionari strauss e wagner. |