nel castello di gaeta un sottotenente della guardia di finanza, in servizio di prima nomina, scrive lunghe lettere al fratello. per testimoniare non una vocazione di "scrittore", ma l`urgenza di qualcosa che osa dichiararsi "profetico". suo fondamento e` una intensa e solitaria lettura della bibbia, accettata nella sua interezza e nelle esigenze estreme della sua parola. scrive quinzio nell`introduzione: "gli avvenimenti hanno in gran parte confermato e aggravato il sentimento di sfacelo che gia` allora avvertivo incombere sulle nostre societa`. la mia lettura apocalittica della storia, basata sulla fede cristiana, e` rimasta immutata nel tempo, la vivo con la stessa intensita`, ora come allora, con la stessa speranza e la stessa disperazione". |