nata in un momento di passaggio della carriera di aldo rossi, a cavallo del 1972, questa raccolta e` divenuta nel tempo un`opera unitaria che delinea "l`ipotesi di una teoria della progettazione architettonica dove gli elementi sono prefissati, formalmente definiti, ma dove il significato che scaturisce al termine dell`operazione e` il senso autentico, imprevisto, originale della ricerca. esso e` un progetto". gli scritti sparsi di rossi contengono infatti molti dei concetti sviluppati ne "l`architettura della citta`", ma presentano anche gli aspetti piu` polemici della sua critica della cultura architettonica internazionale sviluppati negli anni della formazione. a partire dagli studi giovanili sul neoclassicismo milanese e torinese, passando per le recensioni di libri storici come quelli di emil kaufmann, hans sedlmayr, gli interventi di critica architettonica sull`opera dei maestri boulle`e, behrens, loos, le corbusier, gli studi urbani che confermano l`idea della "citta` per parti", fino ai celebri interventi sulla tipologia edilizia: e` proprio in questo "misto di descrizione e di deformazione, di invenzione e di conoscenza" che si consolida il postulato rossiano: la citta` non puo` essere considerata una mera infrastruttura di servizi, quanto la materia prima dell`identita` e della memoria collettiva o individuale e quindi "ne deriva che anche l`edificio puo` essere progettato per analogia con la citta`". |