benche` uscito dopo la sua morte, questo libro porta a compimento un progetto di parise: radunare intorno a "gli americani a vicenza" una costellazione di altri racconti piu` o meno coevi. racconti che potrebbero figurare sotto l`etichetta "i dintorni del prete bello", tanto appaiono variabili di quel romanzo popolato di personaggi festosamente eccentrici, ma in cui sopravvive anche qualcosa del parise magico e surrealista del "ragazzo morto": "gli occhi esposti alle prime impressioni del mondo come a un tiepido e funebre refolo d`aria primaverile - sbarrati davanti alla vanita` inconsolabile che si cela dietro qualunque mistero" (c. garboli). basti pensare al viscido e vizioso don claudio, dalla veste che sa "di incenso, di crema per dopo-barba e di un odore che avevo sentito vicino alle gabbie delle scimmie durante la fiera"; ad adelina, la cui vita si spegne lentamente nel collegio delle addolorate fra mirabili ricami e `pazienze`; a cleofe, che gira per la citta` vestita di fastosi cenci offrendo polvere che fa prurito, farfalle di carta giapponese, macchie finte d`inchiostro; a teo, che si consuma d`amore per una donna a cui non ha neppure mai rivolto la parola, e quando alla fine riesce a sposarla, ormai vecchia, e` solo per abbandonarla poco dopo - a tutti gli scherzi, insomma, che solo in provincia il destino gioca a chi gli viene a tiro, a tutte quelle storie che parise (sono di nuovo parole di garboli) sa "far decollare dalla pagina", con "mano senza peso" e con "il riso di eterno puer". |