Il testo propone al riguardo un’esplorazione condotta a partire dal punto di vista di chi, segnato dalla malattia, si trova a ricercare un senso alla frattura esistenziale che sta vivendo, ad affrontare e risolvere innumerevoli problemi quotidiani e gestire le relazioni interpersonali che lo circondano, ma anche di chi, caregiver o professionista, è chiamato ad assolvere impegnative pratiche di cura, a ricercare soluzioni creative per problemi unici e irripetibili, a mettersi in gioco in territori incerti ed emotivamente coinvolgenti. Nel mondo dei malati di Alzheimer e di chi li assiste i dilemmi etici che riguardano la vita, la morte, la dignità, l’identità e la scelta perdono la configurazione di discorsi “filosofici” per assumere la cruda concretezza delle decisioni da prendere, delle parole da pronunciare o da tacere, dei gesti da compiere. |