un enigma della camera chiusa. doppio omicidio nella de`pendance della grande magione degli ichiyanagi, ricchi e influenti possidenti. il primogenito kenzo, assieme alla giovane moglie, e` ritrovato sgozzato, immersi i due corpi in un lago di sangue, nello stesso giorno delle nozze. l`ambiente dove e` avvenuto il delitto e` ermeticamente chiuso dall`interno, e l`arma del delitto, una spada tradizionale giapponese, giace a terra fuori dalla porta. un brivido di terrore in piu`, che raggela gli abitanti della dimora, viene dal suono inspiegabile, nelle tardissime ore della notte, di un antico strumento a corde, il koto (il narratore della vicenda si riferisce ad essa come al ). e nei dintorni si aggira uno strano personaggio, il viso sfregiato e solo tre dita nella mano, le cui impronte si trovano dappertutto. yokomizo seishi, massimo esponente del crime nipponico, attivissimo nei decenni di meta` secolo scorso nell`epoca d`oro del giallo deduttivo, aveva una passione per il sottogenere della camera chiusa, tanto da essere soprannominato il . in comune con il suo omologo anglosassone, aveva la capacita` di tinteggiare le atmosfere di un terrore che sfiorava il soprannaturale, oltre al talento di ideare . gli ingredienti essenziali di questo sottogenere sono tre. la tensione del mistero inspiegabile che si scioglie con la scoperta del geniale marchingegno dell`assassino. l`ambientazione suggestiva: come e` appunto quella inusuale, tenebrosa, alquanto esotica del mondo dei grandi ex feudatari nipponici. e infine il fascino del bizzarro investigatore: e quello di yokomizo seishi, il detective privato kindaichi kosuke, e` giovanissimo, un ventenne, di piccola statura, trasandato nel vestire quasi oltre la decenza, presuntuoso a rasentare lo sprezzo. |