
Terzo album della cantautrice di Seattle: moderno alternative country con atmosfere che evocano il suono dei Calexico.

2004

quattro uomini disperati decidono di lasciare la capitale argentina per tentare una rapina in una banca di provincia. il colpo sembra essere andato a segno, ma qualcosa va storto e la banda deve ritirarsi precipitosamente. gli abitanti della cittadina danno vita a una collettiva reazione di difesa e di atti selvaggi. i quattro non riescono a fuggire e cercano scampo nei vicoli e nelle case, ma e` come se si fossero nascosti sotto la pietra che occulta i rancori, le miserie e le turpitudini della gente. i rapinatori cosi` si trasformano da carnefici in vittime crudelmente perseguitate, braccati come animali dal cerchio dei cacciatori che si chiude intorno a loro.

Enaudi collezione teatro n°149, anno 1972.

Figlia di Alto Reed, il sassofonista di Bob Seger, Victoria Reed si presenta subito bene. Chariot è un disco di rock, con influenze soul, ed un feeling tutto particolare. La sua scrittura potrebbe, in parte, richiamare Stevie Nicks, ma poi Victoria ci mette del suo e, malgrado questo sia il suo esordio, sa già come condurre in porto il disco.

Collaborazione inattesa tra due musicisti, tra i più importanti nell'ambito del suono Americana. Shawn Colvin, cantautrice e interprete, e Steve Earle, icona della musica d'autore, leader in ambito country rock, ma anche rocker e bluesman. Earle è uno dei musicisti più influenti, nell'ambito del suono Americana, degli ultimi trenta anni. I due collaborano per la prima volta, ed è anche il primo disco in duetto che incidono, dove eseguono una serie di covers decisamente particolari. Infatti ci sono classici come Ruby Tuesday e Tobacco Road e scelte curiose quali You Were On My Mind, Tell Moses e You're Still Gone. Prodotto da Buddy Miller, che è anche il chitarrista della house band. La versione Deluxe, limitata e pubblicata solo negli Stati Uniti, contiene tre tracce in più, esclusive: Someday, That Don't Worry Me Now, Baby's in Black.

Bello, quanto imaspettato, il nuovo disco solista di Peter Case è una sorpresa, sotto ogni punto di vista. Infafti l'album, come dice il titolo stesso, è una sorta di trasmissione radio notturna, mandata in onda da un oscuro motel, sperduto nel deserto del west, con l'autore che mischia la propria musica con le sue radici, con la sua storia di ascoltatore e di musicista. Infatti, non poteva mancare, c'è un omaggio a Dylan ( con la ripresa del classico This Wheel's on Fire ma anche della recente Early Roman Kings ), ma anche memorie blues con brani di grandi quali Sleepy John Estes ( Oh the Morning/President Kennedy ),Mance Lipscomb (Charlie James ) e Memphis Minnie (Bumble Bee). Finalmente disponibile l'edizione in vinile, 180 grammi, made in Usa.

Deutsche Grammophon 1965 (138966, Stampa Tedesca).

Benny Bird 1997.