

l`"orestea", scrive savino nella sua nota storica, e` "un indimenticabile pezzo di maestria teatrale". il fasto architettonico della scena e la sua ricchezza di suggestioni; il saggio impiego dell`ambiguita`, in un dramma di nascosti rancori e sospirate vendette; la lingua poetica che non parla, ma che scolpisce e dipinge, evoca spazi e solitudini immense, addensa emozioni e sentimenti contrastanti; la variazione sapiente del ritmo e l`uso della "suspense", che inceppa l`azione sospesa sull`orlo del gesto, quadro plastico d`orrore teso: ecco gli elementi di questa "maestria". la volonta` degli eroi di eschilo e` un rovello interiore, non piu` un dio che dall`esterno guida e sospinge. il dovere di scegliere e` il polo tragico del suo teatro: colpire o ritrarsi? soffocare o sciogliere la guerra interiore che ci strazia? introduzione di umberto albini.

una baronessa bramosa, una villa sfarzosa, un`estate siciliana afosissima. e una bambinaccia obesa e caparbia, un ragazzaccio bugiardo e porcello, un`istitutrice gallese delle piu` frementi, un rozzo precettore disposto a tutto, uno squisito duca dannunziano che e` l`epitome d`ogni decadentismo della belle epoque... tutti coinvolti in un folle intreccio di combinazioni erotiche sempre piu` complicate, con rocamboleschi e acrobatici "teatrini".