
pubblicati a venezia nel 1570 ma attesi e lavorati per un ingente numero di anni, "i quattro libri dell`architettura" rappresentano la summa architettonica del rinascimento tardo e il purissimo distillato della sapienza di palladio: sapienza empirica, costruttiva, ma cio` nondimeno raffinata; lungamente ricercata e modellata sul fondamentale exemplum di due illustri predecessori: marco vitruvio pollione e leon battista alberti. in nessun modo tuttavia palladio puo` essere considerato semplice imitatore: la materia architettonica trattata - quadripartita in dottrina classica degli ordini, edifici dei privati cittadini, costruzioni di pubblica utilita`, architettura religiosa antica - pur prendendo avvio dall`attenta lettura e dal rilievo del patrimonio monumentale dei romani, si e` trasformata in invenzione originale. il "nuovo" classico di palladio e` lontano da ogni neoclassicismo di maniera: cio` che vive nella sua architettura - e ne fa un organismo unico, "uno intiero e ben finito corpo" - e` un sistema di relazioni necessarie, perfettamente calcolate benche` non manifestate apertamente: proporzionalita` in cui geometria e musica si armonizzano. difficilmente sopravvalutabili nella vastita` della portata, "i quattro libri" di palladio - per quanto spesso semplificati o equivocati - hanno influenzato l`architettura occidentale per i successivi quattro secoli, modificandola in modo irreversibile.



il diritto e` uno degli strumenti cruciali per "fare l`europa". passi importanti sono stati compiuti nel senso del perfezionamento giuridico delle istituzioni comunitarie e di una maggiore uniformita` tra i sistemi legali degli stati membri. sempre piu` spesso l`unione europea interviene con le sue leggi e le sue sentenze nel diritto interno ai vari stati. cio` implica che i giuristi "europei", pronti ad operare in tutto il territorio dell`unione, siano consapevoli delle comuni radici culturali e conoscano a fondo le diverse realta` giuridiche e sociali. ed e` questo il fine che questo volume persegue.


nel 1506, a urbino, gli intellettuali riuniti alla corte della duchessa elisabetta intavolano una discussione volta a "formar con parole un perfetto cortegiano". da questa cornice narrativa prende le mosse "il libro del cortegiano", la cui prima edizione (1528) fu pubblicata quasi contemporaneamente dai piu` prestigiosi tipografi del tempo, manuzio e giunti, a testimonianza dell`attesa che la circondava. e grande fu la sua fortuna in tutte le corti d`europa. fino alla rivoluzione francese, infatti, essa fu considerata la grammatica della societa` di corte: la sua ricetta fondamentale era il primato della "grazia" e della "sprezzatura", ossia il dissimulare lo sforzo per far apparire naturali anche i gesti e i discorsi piu` ricercati. per il lettore di oggi, "il libro del cortegiano" ha un pregio in piu`: fa rivivere la civilta` colta e raffinata delle corti italiane del cinquecento e ne rivendica l`indiscutibile e inarrivabile supremazia culturale.

annibale e` un barbiere stralunato che un giorno decide di mandare al diavolo rasoi e pennelli per seguire, magari sui pattini, le proprie fantasie di eterno adolescente ribelle. fra un mambo e una ninna nanna, la storia di annibale si dipana lieve, ma in filigrana racconta di un sentimento generazionale.




la tendenza di seneca a una scrittura mossa, anticlassica, se gia` caratterizza le sue pagine di prosa, raggiunge il culmine nelle tragedie: in esse lo stile drammatico si plasma a esprimere le passioni dei personaggi, lo loro intime lacerzaioni, l`urto violento degli istinti contro la ragione. il sapiente contrasto delle antitesi, gli abili giochi di parole, le preziose immagini barochce non sono solo il frutto di una retorica sapientemente dosata, ma aderiscono perfettamente alla psicologia tormentata dei personaggi, generando pagine di vibrante poesia e di profonda umanita`.

"giovani che aspirate a essere i sacerdoti della bellezza, forse vi sara` gradito trovare in queste pagine il compendio di una lunga esperienza. amate con devozione i maestri che vi hanno preceduto. inchinatevi dinanzi a fidia e dinanzi a michelangelo. ammirate la divina serenita` dell`uno, l`angoscia violenta dell`altro. l`ammirazione e` un vino generoso per gli spiriti nobili. tuttavia guardatevi dall`imitare i vostri grandi antenati. rispettosi della tradizione, sappiate distinguere cio` che essa racchiude di eternamente fecondo: l`amore per la natura e la sincerita`. sono queste le due massime passioni dei geni. tutti loro hanno adorato la natura e mai hanno mentito. cosi` la tradizione vi offre la chiave grazie alla quale potrete sottrarvi alla routine. e la tradizione stessa che vi spinge a interrogare senza tregua la realta`, e che vi impedisce di sottomettervi ciecamente a qualsiasi maestro. che la natura sia la vostra unica dea. abbiate in essa una fede assoluta. siate certi che non e` mai brutta e limitate la vostra ambizione a restarle fedeli. per l`artista tutto e` bello, perche` in ogni essere e in ogni cosa il suo sguardo penetrante scopre il carattere, ossia la verita` interiore che traspare sotto la forma. e questa verita`, e` la bellezza stessa".

le opere fondamentali del pensiero filosofico di tutti i tempi. in edizione economica, con testo a fronte e nuovi apparati didattici, le traduzioni che hanno definito il linguaggio filosofico italiano del novecento. testo originale nell`edizione di john burnet.












