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era stato il suo amico aviatore, quello che chiamavano il moro, a dirgli che l`importante e` trovare il palazzo. e quando il bambino victorio gli aveva chiesto: "moro, quale palazzo?", gli aveva rivelato che a ciascuno di noi, fin dalla nascita, e` stato destinato un palazzo, e che il nostro compito e` cercarlo. adesso victorio ha quarantotto anni, e il tugurio in cui vive sta per essere demolito. prima che cio` accada egli da` fuoco ai suoi pochi beni e, portandosi dietro solo un volume dei "me`moires" di saint-simon, la fotografia del moro che fa "ciao" dal suo aeroplano e un telo da spiaggia molto colorato, incomincia a vagabondare per le strade dell`avana.

negli anni cinquanta, i cieli delle citta` americane (e anche gli schermi dei relativi cinema) pullulavano di oggetti volanti non identificati. l`oggetto che il primo giorno di scuola attraversa il cielo della classe, sotto gli occhi attoniti del professor frank mccourt, e` invece identificabilissimo: un panino che l`immancabile mamma italiana ha farcito, a beneficio del suo pupo, con peperoni, cipolla, formaggio fuso e mortadella. se la prima inquadratura del libro risulta quantomeno inattesa, l`epilogo della sequenza, con il professore che raccoglie il panino e lo mangia lentamente davanti alla scolaresca annichilita, e` destinato a restare. e a farci vivere il clima delle trentamila ore di lezione (cifra dell`autore) che mccourt terra`, nei tre decenni successivi, in varie scuole - tecniche e non - sparse tra brooklyn, manhattan e staten island.

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