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chi e` jack mortimer e perche`, appena e` salito su un taxi alla westbahnhof di vienna, qualcuno gli ha sparato uccidendolo sul colpo? e perche` mai doveva salire proprio sul taxi del giovane ferdinand sponer, che ha gia` parecchi problemi - soprattutto quello di essersi perdutamente innamorato di una fanciulla troppo bella, troppo ricca e troppo aristocratica per lui? anche lei, il giorno prima, era salita sul suo taxi, ed era stata come un`apparizione: "grandi occhi grigi sotto l`orlo di una veletta", "le spalle cinte da una stola di volpe" - e per di piu`, come aveva facilmente scoperto l`abbagliato tassista dopo averla accompagnata a casa, contessa. nel corso di una sola notte, l`ignaro ferdinand sponer si trova preso in una girandola di peripezie iperbolicamente tragicomiche, nel corso delle quali, per liberarsi dell`ingombrante cadavere, sara` costretto ad assumere lui stesso l`identita` del morto e ad affrontare, nella suite di un albergo di lusso, la donna che e` stata la sua amante e il di lei furibondo marito. ma questo e` solo un minuscolo segmento della incontenibile trama. rare volte il romanzo novecentesco e` stato animato da un tale strepitoso ritmo, che obbliga il lettore a seguire passo per passo - e quasi attimo per attimo - una vicenda che e` tanto piu` ossessiva quanto piu` imprevedibile.

non sempre un`opera prima segna la nascita di uno scrittore. ma se si tratta di william faulkner, e se la materia del romanzo ha il sapore di un regolamento di conti, o di un risarcimento, il miracolo puo` avvenire. quando "la paga dei soldati" esce per la prima volta, nel 1926, faulkner ha trascorso gli otto anni dalla fine della grande guerra raccontando episodi del conflitto; e l`impressione che il lettore comune ricava dal libro e` che il suo protagonista, il tenente donald mahon, sia un alter ego dell`autore. cosi` non e`, dal momento che faulkner, scartato dall`aviazione americana per un problema di centimetri e poi arruolatosi sotto falso nome in quella canadese, non aveva fatto in tempo a partire per l`europa prima dell`armistizio: dunque non era stato, come mahon, orribilmente ferito in combattimento, ne` aveva dovuto attraversare una tormentosa convalescenza affidandosi alle cure di tre donne la sensuale fidanzata cecily, "insincera come un sonetto francese", la governante emmy, sua amante anni prima per una sola notte, e la giovane vedova margaret powers. il dolore e le passioni di mahon - o di quanto resta di lui si trasformano cosi` in quell`urlo che di faulkner diverra` piu` tardi l`emblema: e in un magnifico furore che investe le passioni e le miserie di un intero microcosmo, su su fino alla "muta cacofonia dorata delle stelle".

questo non e` un libro di viaggio, "categoria insulsa" esordisce brace chatwin nell`introduzione. piuttosto, un romanzo nel senso migliore, qualcosa di nuovo e fresco: la storia della liberazione dalla claustrofobia di un`esistenza trascorsa a new york durante la seconda guerra mondiale. fuggita dalla francia negli stati uniti all`inizio del conflitto, sybille bedford sente d`improvviso il bisogno di ripartire, di parlare un`altra lingua, di mangiare cibo diverso, di trovarsi in un paese dal lungo e fosco passato ma quasi privo di un presente. la scelta cade sul messico. "cieca al luogo comune" - sono ancora parole di chatwin -, la bedford non attinge al repertorio dello scrittore in trasferta, non si abbassa alla satira, non e` "spiritosa", non pontifica. il risultato e` una miriade di sorprese, di delizie a ogni pagina, a ogni passo. lo spirito nomade ereditato dalla madre e il raffinatissimo gusto di ascendenza paterna si coniugano per regalarci un vero "libro delle meraviglie", una miniera di scorci storici e geografici colti da un`angolazione inedita che "tocca la verita`". l`orecchio assoluto per la conversazione capta, negli scambi fra anglo-americani e messicani, surreali sfumature d`incomprensione, che raggiungono vertici di ilare nonsenso. partita dalle "splendide terme di caracalla della grand central station", sybille bedford finira`, nei panni di quell`animale sacro che e` l`ospite, in casa dell`incredibile personaggio che da` il titolo al volume.

i giochi sono pericolosi quasi per definizione, ma a volte lo sono in un modo che alle definizioni si sottrae. quando irene riceve dall`america, nel suo bel cavolo di plastica, la bambola che aspettava, sa gia` che per quella creatura di stoffa vagamente orrifica dovra` essere, rispettando alla lettera le ferree regole imposte dalla fabbrica, una vera madre, cosi` come vere madri gia` sono, o stanno per diventare, tutte le sue compagne di classe, al collegio del sacro cuore di gesu`. quello che irene ancora ignora e` solo fino a che punto si spingera` la simulazione. quanto a luca, il protagonista del secondo racconto che compone questo libro, ha deciso che le giovanissime, esotiche abitanti della pineta dietro casa sua sono in realta` le winx, e, sentendosi dire dalla piu` bella, flora, quante monete dovra` sborsare per passare qualche minuto con lei, sa dove e come procurarsele. ma ancora non sa in cosa esattamente consista il misterioso `charmix` di quelle strane bambole. benche` separate nel tempo e nello spazio (la prima si svolge a roma negli anni ottanta, la seconda oggi, sul litorale del lazio), le due storie di letizia muratori vanno considerate indivisibili. lette in sequenza, si riveleranno infatti per cio` che sono: il copione di una commedia scalena e corrosiva, una storia quasi di fantasmi che costringe chi la legge a vedere il mondo adulto sempre e solo con gli occhi dei bambini - ma che per un singolarissimo gioco di sponda restituisce, di quel mondo, un`immagine che ferisce e persuade.

sullo sfondo del fronte austroungarico orientale attorno al 1917, assistiamo alle vicissitudini del sottotenente keller che, braccato dai cosacchi, si trasforma in kascha, prima contadinella poi cameriera al servizio delle damigelle lubienski. il sottotenente, non solo dovra` sfuggire alla feroce caccia all`uomo scatenata dai cosacchi, ma anche, e soprattutto, rintuzzare gli assalti erotici di truci ufficiali zaristi e zotici vaccari ruteni e dar quindi prova, contemporaneamente, di virtu` militare e muliebre. intorno a keller-kascha si agita inoltre un`interessante folla di comprimari: fanciulle astute e sensuali, traditori russi candidati al capestro e spiantati cacciatori di dote polacchi.

dove pote` mai fuggire la donna di nome wang, rea di adulterio, prima di venire assassinata dal marito? sicuramente lungo strade infestate da briganti, battute da nercanti di te`, monaci taoisti, cantastorie itineranti. e sopratttutto lontano dalla legislazione labirintica e spietata che, nella cina del seicento, stringeva la donna in una morsa. ripercorrendo vicende rimaste impigliate in opache complilazioni di storia locale o convenzionali trattati destinati alla formazione dei burocrati, e servendosi del contrappunto di uno dei maggiori scrittori del tempo, p`u sung-ling, spence resuscita una societa` devastata da cataclismi e carestie, in cui un sistema feudale fondato su un complesso apparato vessatorio deve far fronte a razzie e ribellioni.

nel 1932 un diciannovenne gianfranco contini pubblica sulla "rivista rosminiana" una disamina di strepitosa perspicacia, "emilio cecchi, o della natura", e l`affermato critico, di ventotto anni piu` anziano, non esita a inviare all`ignoto recensore una lettera di ringraziamento, la prima di un carteggio che copre l`arco di oltre un trentennio e attraverso il quale e` possibile ricostruire non solo un esemplare percorso ermeneutico, ma soprattutto un dialogo, acutissimo, sulla natura del lavoro intellettuale.

il libro si apre su una "scena della vita di provincia", grottesca e quasi allucinata, finche` "dal fondo dell`oscurita`" il protagonista si sente guardato da "due occhi neri, dilatati e selvaggi", che lo gettano nello stupore e nel terrore. "una ragazza ad ogni modo" osserva subito dopo. cosi` ci appare guru`, la fanciulla-capra, che presto condurra` il giovane giovancarlo e il lettore fra i "lunari orrori" di creature diafane, fantomatiche, e fin nelle viscere della terra, nel regno arcano delle madri. con "la pietra lunare", suo primo romanzo (1939), landolfi presentava gia` tutti i registri fondamentali di un`opera che rimane, come scrisse zanzotto, "uno dei punti di riferimento piu` radiosi del nostro novecento letterario".

le arie dei principati, canti e inni provenienti da diverse contrade dell`antica cina feudale, costituiscono una cospicua parte del libro dei canti, un`antologia di composizioni poetiche risalenti a epoche diverse, comprese tra l`xi e il vii secolo a.c. le arie sono la sezione piu` recente e, per molti canti, di ispirazione piu` genuinamente popolare del libro. la vasta gamma dei sentimenti evocati, come il lamento dell`abbandono, la gioia dell`incontro amoroso, la festosa e sfarzosa celebrazione di figure nobiliari, le scene di caccia, il piacere della danza, ne fa un quadro policromo della vita della cina in un`epoca nella quale, con la progressiva affermazione del potere dei principati feudali, quel paese andava incontro a profonde trasformazioni. i singoli canti ci mostrano con vivacita` e forza coinvolgente l`intenso pulsare del vivere quotidiano, mentre gli eventi politici restano solo un`eco assai lontana. ed e` questa circostanza che permette al lettore di superare le contingenze storiche e temporali alle quali i canti pur appartengono per immergerlo nel continuo fluire di sentimenti ed emozioni dalle dimensioni universali.

filosofia, scienza e politica sono i temi principali di questi due volumi, nei quali e` proposto un bilancio delle piu` recenti ricerche sui campi, i metodi e i risultati della produzione intellettuale dei greci antichi: una sintesi della filosofia, della politica e delle conoscenze scientifiche di una societa` che ha plasmato e stimolato ogni campo del pensiero occidentale. l`esposizione e l`organizzazione dei saggi permette al lettore la costruzione di diversi percorsi di lettura, anche grazie ai rimandi interni indicati al termine di ogni saggio.

la forza creatrice dei secoli tra il x e il xiii e` all`origine di molte delle innovazioni tipiche del mondo in cui viviamo: dalla nascita della citta` all`affermarsi di un nuovo modo di trasmettere il sapere e di studiare, legato alle universita`; al tempo stesso, nuove tecniche vengono allora messe in opera e "si fanno strada nuovi atteggiamenti nei confronti del tempo, del denaro, del lavoro, della famiglia". caratteristica dell`attivita` storiografica di le goff e` proprio la capacita` di tendere a una visione del passato che ce lo ripresenti al di la` degli schemi che irrigidiscono e isolano solo taluni fenomeni. lo studioso francese pensa che tale impostazione sia particolarmente necessaria per un`epoca e una societa` che forse piu` di ogni altra hanno sentito l`esigenza di una vita totalitaria. in questo modo ci troviamo davanti a una grande lezione di storia, che ci mostra nelle loro profonde interdipendenze i vari atteggiamenti degli uomini.

Quella di Andrea Alciato è un'opera di grande pregio e curiosità. Iniziatore di un vero e proprio genere letterario, tipicamente rinascimentale (il testo data al 1531-34), quello della "emblematica". Di ispirazione moraleggiante e spirituale, gli Emblemata hanno lo scopo di individuare tipi umani e di rappresentarli, oltre che a parole, attraverso l'iconografia.

nel settembre del 1937 antonin artaud venne arrestato a dublino, dov`era andato per restituire agli irlandesi il bastone di san patrizio. espulso come , sbarco` la settimana dopo a le havre gia` in camicia di forza, pronto per marcire in manicomio a tempo indeterminato. nel febbraio del 1943, grazie agli sforzi del poeta robert desnos, venne trasferito nel territorio di vichy e assegnato all`istituto di rodez, diretto da gaston ferdie`re - vecchio sodale dei surrealisti parigini, poeta dilettante, seguace dell`arteterapia, nonche` pioniere della , ovvero l`elettroshock. a rodez, dove rimase sino al maggio 1946, dopo anni di silenzio artaud ricomincio` a scrivere, soprattutto lettere: agli amici - jean paulhan, roger blin, andre` gide, arthur adamov -, alla madre, ai medici che lo avevano in cura, in particolare il dottor ferdie`re, suo salvatore e suo aguzzino. sono pagine incandescenti, dove artaud parla della fame, delle privazioni che e` costretto a subire e degli orribili effetti di spossessamento e torpore causati dagli elettroshock, ma non solo: parla di mistiche e di santi, di teatro e di poesia, della alice di carroll e dei libri di gue`non, del rifiuto della sessualita` in nome dell`aspirazione a un`assoluta castita` e dell` di cui si ritiene vittima, della famiglia mitica che si e` costruito e dei demoni che lo martirizzano. e soprattutto rivendica il suo essere un poeta veggente che anela - ed e` un anelito tutt`altro che delirante - a una verita` metafisica.

insieme ad apollodoro, igino e` autore della piu` preziosa opera strettamente mitografica che ci sia giunta dall`antichita` classica. dotto amico di ovidio, egli volle esporre le narrazioni fondamentali del mito greco per cicli, che compongono una sequenza di 277 racconti. a igino interessa innanzitutto la "pura trama" del racconto. e a lui dobbiamo se numerose, significative varianti dei miti piu` noti o dei piu` oscuri sono giunte fino a noi. la presente traduzione e` arricchita da un ampio commento che offre le indispensabili notizie antiquarie sia innumerevoli osservazioni di carattere antropologico, storico e religioso, utili a inquadrare il mito greco in un contesto piu` ampio.

"mia madre dava l`impressione di essere un meccanismo rotto. non era malata, ma una parte di lei aveva ceduto... le parti integre e quelle compromesse si mischiavano di continuo ed era arduo distinguerle. nonostante fosse afflitta da una notevole mancanza di memoria, vi erano particolari che ricordava perfettamente". cosi` leggiamo in questi "ricordi di mia madre", in cui inoue cela, con pudore, il suo lato piu` intimo e dolente. e non possiamo non ascoltare partecipi quella voce che ci spiega come la donna "avesse incominciato a cancellare a ritroso, con una gomma, la lunga linea della sua vita", del tutto inconsapevolmente, "perche` a tenere in mano la gomma era quell`evento ineluttabile che e` la vecchiaia". vecchiaia su cui inoue ci offre, con quest`opera in tre tempi, pagine fra le piu` intense che abbia mai scritto, dove riesce a trovare la misura perfetta, con una delicatezza di tratto che nulla concede all`effusione sentimentale, per raccontare un lento congedo, raffigurare angosce primordiali ed evocare immagini che si incidono nella memoria. come quella dell`anziana donna che - con una lampadina tascabile in mano - vaga di notte nella casa del figlio, senza che sia possibile sapere se ora, nella sua mente, lei e` la madre alla disperata ricerca del bambino perduto o la bambina smarrita in cerca della mamma.

ha scritto pietro citati . per tutti coloro che dal 2005 (anno della pubblicazione di "suite francese" in italia) hanno scoperto, e amato, le sue opere, questo libro sara` una sorpresa e un dono: perche` potranno finalmente leggere la - dattiloscritta dal marito, corretta a mano da lei e contenente quattro capitoli nuovi e molti altri profondamente rimaneggiati - del primo dei cinque movimenti di quella grande sinfonia, rimasta incompiuta, a cui stava lavorando nel luglio del 1942, quando fu arrestata, per poi essere deportata ad auschwitz. una versione inedita, e differente da quella, manoscritta, che le due figlie bambine si trascinarono dietro nella loro fuga attraverso la francia occupata, e che molti anni dopo una delle due, denise, avrebbe devotamente decifrato. qui, nel narrare l`esodo caotico del giugno 1940, e le vicende dei tanti personaggi di cui traccia il destino nel suo ambizioso affresco - piccoli e grandi borghesi, cortigiane di alto bordo, madri egoiste o eroiche, intellettuali vanesi, uomini politici, contadini, soldati -, ne`mirovsky elimina tutte le fioriture, asciuga e compatta; non solo: ricorrendo alla tecnica del montaggio cinematografico, limitandosi a , sopprimendo ogni riflessione e ogni giudizio, conferisce a questo allegro con brio un ritmo piu` sostenuto - e riesce a trattare la che ne costituisce la materia con una pungente, amara comicita`.

scriveva heidegger di kuki shuzo, aggiungendo: . forse perche` non pote` leggere il trattato di kuki sull`iki qui tradotto. che cos`e` dunque l`iki? nel giappone del periodo bunka-bunsei (1804-1830) questa parola veniva usata per definire l`ineffabile fascino della geisha, il suo stile sprezzante ma accattivante, ammiccante ma riluttante, improntato a sensualita` e rigore, inflessibilita` ed eleganza. kuki circumnaviga ogni accezione dell`iki, filtrando la parola con uno sguardo che ne individua i tratti distintivi nella seduzione, nell`energia spirituale e nella rinuncia; la colloca in un sistema estetico rigoroso; ne scopre le tracce nell`acconciatura, nell`incedere, nei gesti e nelle posture della geisha; nei motivi decorativi a righe verticali, nel colore marrone, nell`architettura della casa da te`, nella musica per shamisen. capire l`iki e` come percepire la fragranza di un`intera civilta`.

"tentazione" e` stato definito dai critici americani : come dire, un po` oliver twist, un po` grand hotel. in realta`, tutto quello che potrebbe esserci di patetico nell`infanzia del piccolo be`la, abbandonato dalla madre nelle grinfie di un`orribile virago, e` costantemente contraddetto dal tono del narratore, la cui ironia non viene meno neanche nei momenti piu` difficili. e quando infine, a quattordici anni, be`la raggiungera` la madre, anche sopravvivere nella budapest degli anni venti, e poi degli anni trenta, si rivelera` un`impresa quasi disperata. tanto piu` che dovra` continuamente barcamenarsi fra due mondi opposti: l`insanabile miseria del quartiere in cui abita e il lusso sfrenato del grande albergo sfavillante di luci in cui riesce a trovar lavoro. nell`uno e nell`altro be`la incrocera`, in una vertiginosa girandola di storie, uomini e donne che della vita gli riveleranno gli aspetti piu` sconcertanti e scabrosi, e conoscera` la tenerezza e la passione, l`amicizia e la generosita` - l`abiezione e il tradimento, la caduta e il riscatto.

. cosi` scrive nel suo diario il consigliere titolare popriscin - funzionario di rango non elevato ma di grandi ambizioni, roso dal senso di inferiorita`, dall`invidia verso piu` altolocati colleghi al servizio dello stato -, che ritiene un privilegio l`incarico di temperare, una volta alla settimana, le penne d`oca di un superiore della cui figlia e` segretamente innamorato. nelle pagine che accolgono le sue frustrazioni e i suoi sogni di gloria si insinuano le sempre piu` assurde fantasie che lo abitano: mucche che comprano il te`, il carteggio tra due cagnoline dal quale apprende che la giovane amata andra` in sposa a un altro. lo sdegno e un`impotente rabbia lo precipitano definitivamente nella follia ( questa, priva del demoniaco romanticismo che caratterizza l`insania del pittore nel ritratto, un altro dei di gogol`). persa del tutto la ragione - ora si crede ferdinando viii, re di spagna -, popriscin viene rinchiuso in un manicomio, dove si occupa degli e si angoscia per la sorte della luna. dinanzi al suo delirio, alle grida strazianti per le brutali che gli vengono inflitte, anche a noi non resta che ripetere, come popriscin: . un silenzio che verra` riempito dalla voce stridula e penetrante dell`uomo del sottosuolo di dostoevskij.

come i fan di yasmina reza ricorderanno senz`altro, nella variegata congerie di personaggi che animavano le pagine di "felici i felici" spiccavano i coniugi hutner: una coppia equilibrata, affiatatissima, alle prese con una tragedia dai risvolti farseschi - il ricovero in un istituto psichiatrico del figlio jacob, fermamente convinto di essere celine dion. se il romanzo ci lasciava con il dubbio di cosa ne fosse stato di loro, questa piece "leggera e impalpabile come una meringa" (cosi` l`ha definita un critico teatrale del " new york times ") ce li fa ritrovare - affranti e smarriti, ma risoluti a fare buon viso a cattivo gioco - in visita alla clinica, immersa in un parco lussureggiante, dove jacob / celine trascorre quello che considera semplicemente un periodo di riposo in vista di una lunga tournee. ad affiancarlo, philippe, "un giovane studente che ha un problema con la sua identita` nera" (in realta` e` bianchissimo), e un`eccentrica psichiatra che sfreccia su e giu` in monopattino, tiene conferenze volte a riabilitare le sorellastre di cenerentola e tende ad assecondare - se non a incoraggiare - i deliri dei suoi pazienti. se e` vero, come ha scritto michele masneri, che yasmina reza e` la "piu` perfida scrittrice europea", altrettanto innegabile e` la sua costante, appassionata ricerca di quello che lei stessa definisce "il nocciolo duro, umano, riconoscibile da tutti, quello che resiste a tutte le differenze".

la passione di jamaica kincaid per piante e fiori risale a quando, ancora bambina, mentre imparava a leggere sulla bibbia, ha esplorato il suo primo giardino, l?eden. scaturita prima che avesse familiarita "con quell?entita chiamata coscienza" e poi tenacemente coltivata, tale passione l?ha portata anni dopo a intraprendere in compagnia di tre botanici un viaggio sulle colline pedemontane dell?himalaya, alla ricerca di semi da piantare nel suo giardino del vermont. tre settimane di faticoso cammino, fra paesaggi sempre mutevoli, di una bellezza vertiginosa e allarmante - inquietanti strapiombi a pochi centimetri dai piedi, improvvisi sbalzi di temperatura, le onnipresenti sanguisughe, guerriglieri maoisti mai indulgenti con chi proviene dagli stati uniti -, che hanno dato vita a questo piccolo libro, solo in apparenza diverso dai precedenti, dove la prosa di kincaid conserva la stessa "spontaneita sontuosa" che le aveva attribuito una volta, con calzante precisione, susan sontag. una spontaneita che le permette di gettare, anche se solo di sfuggita, uno sguardo radente sugli effetti perduranti e duraturi del colonialismo, ma anche sul senso piu nascosto dell?esistenza, in un ambiente che - come quello himalayano - annienta le nostre nozioni di spazio e di tempo.

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