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il 2 novembre 2004 un olandese di origine marocchina uccide nel pieno centro di amsterdam con un coltello e in nome del corano il regista theo van gogh. era "colpevole" - lui e la sceneggiatrice somala ayaan hirsi ali - di aver girato un film ritenuto blasfemo per l`islam. per buruma e` un brutale punto di svolta che segna la crisi di un modello di integrazione - il multiculturalismo - in un paese che vantava di essere un bastione della tolleranza, che aveva accolto turchi, marocchini, siriani, iraniani, egiziani, cinesi. dopo quel gesto la crisi politica e identitaria e` stata gravissima e ha dato voce a chi urlava che l`islam e` "una religione arretrata", i musulmani "un popolo di bruti", e che non e` tollerabile accettare una cultura che tramanda pratiche inaccettabili e violenze. ma e` possibile azzerare le culture di provenienza costringendo gli immigrati ad adeguarsi agli standard culturali occidentali in una sorta di integrazione forzata? secondo ian buruma, tutto cio` e` impossibile. e questa presa di posizione e` all`origine di uno scontro tra intellettuali di diversa estrazione che ha preso toni di dimenticata durezza. ma che la lettura di questo libro puo` collocare nella giusta prospettiva.

in questo libro, che susan sontag ha definito , kenneth anger si e` rivelato il primo adeguato chroniqueur, il piu` felice e amaro favolista del mondo di hollywood. con tocco sicuro, da grande maniaco del cinema, anger ci fa constatare come gli scandali, i pettegolezzi, i suicidi, gli amori, le morti sospette, le perversita`, i trionfi, i delitti e gli imbrogli avessero un altro colore a hollywood: quei fatti sordidi e scintillanti andavano infatti subito a disporsi tra le vaste costellazioni dello star system, le loro oscurita` nutrivano la luce irreale dello schermo. era un motto della metro goldwyn mayer. oggi, dopo decenni in cui lo star system e` stato additato come macchina di depravazione commerciale e di svendita dell`arte al dollaro, cominciamo finalmente a intenderlo alla lettera: sistema di miti, orbite di astri, varianti e ripetizioni inesauribili di storie e figure esemplari. in fondo, l`unico grande sistema mitologico che il nostro tempo abbia saputo offrirci. e, guidati da kenneth anger, qui ci avviciniamo al mito di hollywood con lo spirito che gli e` piu` congeniale: quello di laforgue, dove la devozione si congiunge al sarcasmo e la parodia non si pone alla fine dei tempi ma alla loro origine. la babilonia di gesso che griffith fece costruire nel 1915 per accogliervi centinaia di comparse, e poco tempo dopo era un cimitero di relitti e di erbacce, e` il luogo perenne del cinema, e da questo punto - soglia dell`epoca dei dubbi splendori, quando hollywood appariva a un osservatore attendibile come aleister crowley abitata da - giustamente muove il racconto di anger. fatty e hearst, chaplin e valentino, von stroheim e mae west, errol flynn e marlene dietrich, lupe velez e robert mitchum, lana turner e judy garland, e tanti nomi ormai sepolti, sfilano tutti davanti a noi, fra episodi atroci e dettagli oltraggiosi, in immagini della loro vita in

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