. questa spiazzante formula di poetica racchiude i due estremi del fuoco e del ghiaccio, al centro della visione di frost come di molti suoi versi - estremi inestricabilmente complementari, di quelli che fanno il tormento e la delizia di critici e lettori. recita un suo verso. cosi`, dietro i grandi monologhi drammatici espressi in un parlato popolare, come dietro i sonetti e le altre composizioni formalmente ineccepibili da lui predilette - del verso libero diceva che era come -, c`e` sempre qualcos`altro. qualcosa che ci turba, che ci mette in discussione, e non si lascia domare. sara` per questo che le sue poesie, anche a leggerle cento volte, manterranno sempre la loro freschezza, continueranno a custodire il loro segreto. in questa vastissima scelta, tratta da tutta la sua produzione, il lettore avra` modo di incontrare il maggiore poeta americano del novecento, diventato paradossalmente, come tutto cio` che lo riguarda, il piu` `moderno`, forse perche` il piu` refrattario, ingannevole, e a modo suo audace, fra i grandi modernisti. quello con cui bisogna ogni volta tornare a fare i conti.
maestro del racconto lungo, pritchett e` nel novecento inglese l`inattesa reincarnazione, la piu` convincente, la piu` felice, di charles dickens. bastera` leggere qui, per averne la prova, al ritorno di mia figlia, dove la protagonista, che parenti e amici avevano dato per spacciata o creduto prigioniera in qualche campo di concentramento giapponese, torna in patria alla fine della seconda guerra mondiale. non e` che il primo, grandioso equivoco di una lunga serie, esilarante e atroce, che pritchett squaderna sotto i nostri occhi con la saggezza ingenua e un po` sorniona del grande narratore, di chi sa stanare la vita in tutte le sue ambiguita`. ma pritchett e` capace di sorprenderci anche nei racconti piu` brevi. come il santo, storia dell`improvvisa perdita della fede da parte di un diciassettenne, e ritratto impietoso, nel suo candore quasi agiografico ma proprio per questo micidiale, dello specchiato membro di una presunta . o la caduta, dove ci presenta lo spettacolo grottesco di un uomo condannato ogni volta dalle circostanze a esibirsi, dietro la raggelante maschera di un inerme buster keaton, nella sua specialita`: la gag piu` insulsa, disperata e oscenamente triste cui sia dato assistere.
(eugen herrigel)
in "verdi colline d`africa", hemingway racconta di avere centrato con un colpo di fucile, durante un safari in kenya, una iena, e di aver sentito poi la sua guida apostrofarla rabbiosamente "ermafrodita, divoratrice di morti... faccia furba da cane bastardo sempre voltata indietro". tratti che riassumono un pregiudizio diffuso ovunque le iene si siano insediate: ovunque, tranne che a harar, "metropoli" etiope d`altura dove non e` raro vederle aggirarsi quiete per le strade, mentre gli abitanti offrono loro cibo per farne attrazioni turistiche. a lungo marcus baynes-rock ha frequentato le iene di harar, fino a stabilire con loro una progressiva, stupefacente intimita`; e nel dar conto delle innovative acquisizioni delle sue ricerche sul campo getta nuova luce anche sull`ancestrale avversione che gli uomini manifestano nei loro confronti. baynes-rock risale infatti a quel lungo e remoto periodo dimenticato, in cui i nostri antenati furono per le iene prima oggetto di predazione e poi avversari nello scavenging: l`atto di mangiare i resti di un animale ucciso da altri - termine oggi eufemizzato e ridotto a descrivere la cosiddetta "ripulitura" delle carcasse. una rimozione che cancella una parte immensa della storia evolutiva, quella che ha dato inizio alla trasformazione dell`uomo in predatore e sovrano della catena alimentare. da questa illuminante e schiacciante premessa, baynes-rock sa trarre una memorabile lezione etologica e, rovesciando ogni prospettiva, riesce a renderci quasi familiare un animale ostile e alieno. cosi`, come scrive elizabeth marshall thomas nella sua ammirata prefazione, leggendo queste pagine a ognuno di noi verra` da pensare: "se conoscessimo tutti gli animali come lui conosce le iene, salveremmo il mondo".