
abdallah mohamed ben olman, ambasciatore del marocco, si trova a palermo nel dicembre 1782 per via di una tempesta che ha fatto naufragare la sua nave sulle coste siciliane. e questo il caso che fa nascere, nella mente dell`abate velia, maltese e incaricato di mostrare all`ambasciatore le bellezze di palermo, un disegno audacissimo: far passare il manoscritto arabo di una qualsiasi vita del profeta, conservato nell`isola, per uno sconvolgente testo politico, il consiglio d`egitto, che permetterebbe l`abolizione di tutti i privilegi feudali e potrebbe percio` valere da scintilla per un complotto rivoluzionario. apparso nel 1963, il consiglio d`egitto e` in certo modo l`archetipo, e il piu` celebrato, dei romanzi-apologhi di sciascia, dove lo sfondo storico della vicenda si anima fino a diventare una scena allegorica, che in questo caso accenna alla storia tutta della sicilia.

democrazia: un`idea straordinariamente duttile che ha plasmato il corso della storia europea, dalla rivoluzione inglese a quella francese, dalla prima guerra mondiale fino alla guerra fredda e al crollo del muro. ripercorrendo le ideologie che l`hanno nutrita e sostenuta, canfora formula la sua tesi: il meccanismo elettorale e` ben lungi dal rappresentare la democrazia. oggi, nel mondo ricco, ha vinto la liberta`, con tutte le sue immani conseguenze. la democrazia e` rinviata ad altre epoche.


pubblicato nel 1962, storie di spettri raccoglie venti racconti apparsi tra gli anni cinquanta e i primissimi sessanta. soldati si inserisce nella tradizione anglosassone ed europea dei "racconti notturni", delle ghost stories, raccogliendo la lezione di scrittori come stevenson, dickens, poe, james. un libro "di genere", si potrebbe dire. eppure mai come in queste pagine lo scrittore torinese gioca con i canoni letterari cui dichiara di ispirarsi, per smontarli e reinterpretarli. si ritrovano qui tutti i luoghi cari alla narrativa di soldati: roma, la pianura padana, il lago maggiore, la valsolda fogazzariana, genova e venezia. ma soprattutto torino, barocca e risorgimentale, l`"unico, grande spettro grigio" che - come ha notato pietro citati al primo apparire del libro - "continua a commuovere soldati". e in effetti l`antica citta` sabauda, "cosi` affascinante e cosi` repulsiva", e` forse la vera protagonista, col suo "struggente, delicato volto spettrale", di queste storie cariche di attesa, tutte giocate sulle coincidenze, le somiglianze, gli scatti imprevedibili.

il breve romanzo "la confessione" e` stato concepito da soldati nel 1935, con uno sforzo progettuale che solo le carte preparatorie da poco venute alla luce rivelano nella sua complessita` e tensione. ripreso e pubblicato vent`anni piu` tardi, narra la vicenda del quattordicenne clemente, adolescente ipersensibile, studente a torino presso un collegio di gesuiti. clemente pensa che anche lui un giorno sara` gesuita, ma le vacanze estive a chiavari con madre e nonna incrinano questa certezza. sollecitato dai suoi educatori alla santita`, alla rinuncia al peccato - soprattutto a quel peccato per eccellenza che e` il corpo della donna -, clemente rifiuta l`istintiva attrazione per un`avvenente amica della madre, o per una procace sconosciuta incontrata in ascensore, per trovare infine in modo libero e inatteso una via al piacere. romanzo tra i piu` sottili e riusciti di soldati, senza compiacimenti, nitido, spietato e partecipe, "la confessione" rivela le migliori doti narrative dell`autore torinese, quella felicita` di scrittura, quel brio, quell`acutezza pungente nel cogliere e descrivere l`ambiguita` dei sentimenti in un`eta` particolarmente "fluida" che pochi altri hanno saputo raccontare.

da una parte un grande studioso, kien, che disprezza i professori, ritiene superflui i contatti con il mondo e ama in fondo una cosa sola: i libri. dall`altra la sua governante, therese, che raccoglie in se` le piu` raffinate essenze della meschinita` umana. il romanzo racconta l`incrociarsi di queste due remote traiettorie e cio` che ne consegue: la minuziosa, feroce vendetta della vita su kien, che aveva voluto eluderla con la stessa accuratezza con cui analizzava un testo antico.

La crisi economica che abbiamo attraversato è stata la più lunga e la più dura della storia d’Italia. E non è finita del tutto e per tutti. Le cicatrici che ci lascia segnano ogni abitudine, ogni momento della nostra vita sociale: facciamo meno figli, ci curiamo di meno e peggio, consumiamo meno ma a volte meglio, stiamo abbandonando l’università, conviviamo con l’incertezza. Roberta Carlini è giornalista e scrittrice. Si occupa di economia, lavoro politica, società e questioni di genere.
