
Filippo Manfredi il compagno di viaggio di Luigi Boccherini con il quale avvierà la prima esperienza di quartetto d'archi della storia e con il quale inizierà una lunga tournée verso Genova, città nella quale era lui il personaggio e non Boccherini. Dall'Italia verso la Francia, verso Parigi dove i due musicisti lucchesi cercheranno di emergere suonando assieme la loro musica. Parigi, dove entrambi pubblicheranno le loro opere, le quali rivelano alcune affinità, almeno sotto l'aspetto strettamente formale. E poi, l'ultimo atto del loro viaggio verso la Spagna, verso nuove prospettive lavorative con le compagnie d'opera e la corte del Principe delle Asturie.

gerusalemme, anno 6 d.c. le legioni romane sono nella citta` santa: un sacrilegio per gli ebrei. mentre le gerarchie religiose discutono sull`atteggiamento da assumere nei confronti degli invasori, il capo dei farisei viene selvaggiamente assassinato a sette giorni dalla pasqua. cucita tra le sue labbra, una pergamena che annuncia una terribile punizione divina contro israele. qualche ora piu` tardi, il capo dei sadducei, grande sacerdote del tempio, viene a sua volta assassinato. in bocca il seguito della profezia: la venuta del salvatore o il caos. trascinato dalla conoscenza dei testi sacri, filone d`alessandria, giovane filosofo ebreo, si lancia sulle tracce del misterioso assassino.

in "innocenza", penelope fitzgerald inscena una commedia degli errori che si svolge, spandendosi nei mille rigagnoli della giornata, tra chiara ridolfi, deliziosa e intraprendente creatura benefica, di nobile famiglia fiorentina fatta di originali decaduti, e il suo amato salvatore rossi, giovane medico, di brillanti speranze e povere origini, che ha deciso di non dipendere sentimentalmente da nessuno e si e` dotato di una tenera corazza di cinismo. i due candidi amanti non riescono in nulla per assenza assoluta di malizia, ma li circondano gli amici pieni di risorse o ingenui, i parenti animati dei piu` benevoli istinti: e tutto serve solo a dimostrazione di come le migliori intenzioni aiutino ad allontanare gli obiettivi.

come mai paolo ciulla, pittore ricco di talento, giramondo curioso di nuove esperienze artistiche e esistenziali, fini falsificatore internazionale di banconote? la risposta va cercata in questo libro che cerca di strappare dall`oblio un eroe inattuale, a meta` tra un personaggio di vitaliano brancati e un avventuriero settecentesco incalzato dalla malinconiain tutte le tappe della sua corsa terrena.

nel corso di questo nuovo caso - "la piu` marina delle indagini di montalbano" l`ha definita camilleri - che si svolge tutto nel porto di viga`ta, tra yacht e cruiser, il lettore restera` colpito dal cambiamento che si e` verificato nel commissario, come se camilleri avesse voluto scavare piu` intensamente dentro i sentimenti del suo beniamino. una mattina viene trovato nel porto di viga`ta un canotto, all`interno il cadavere sfigurato di un uomo. l`ha riportato a riva un`imbarcazione di lusso, 26 metri, abitata da una disinvolta cinquantenne e da un equipaggio con qualche ombra. proprietaria e marinai devono trattenersi a viga`ta fino alla fine dell`inchiesta sul morto (ammazzato col veleno, stabilisce l`autopsia), ma intanto e` proprio su di loro che montalbano vuole indagare.

un uomo sulla soglia dei settant`anni confessa il proprio stato d`animo di fronte al mondo. lo fa in soliloqui mentre percorre ossessivamente, quasi in un incubo di ripetizione, le strade della sua citta`, diventata - com`e` ricorrente rappresentazione della citta` della narrativa di ferriera - una sorta di non luogo imprevedibile e carico di eventi casuali e inspiegabili, comici o disperati, affettuosi o violenti, indifferentemente. il suo andare e` cadenzato da ripetute cadute, un fastidioso continuo inciampare dei passi incerti che fa irrompere il protagonista, osservatore soggettivo, perentoriamente dentro i fatti cui assiste, trasformandolo da narratore a personaggio narrato. i suoi sono pensieri brevi, interrogano dubbiosamente su fatti e situazioni comuni, oppure narrano insignificanti avvenimenti che improvvisamente virano nell`emblematico: in parte considerazioni di un`ispida e incerta saggezza, in parte espressioni di smarrimento infantile, in parte disperate nostalgie e rimproveri al passare del tempo o scintille di speranza nel futuro; in parte sogni, visioni, forse deliri. e in ognuno di essi si sente riecheggiare in effetti la recita dell`assurdo di un grande uomo di teatro, come in un ultimo nastro.



il volume raccoglie alcuni racconti di alessandro defilippi. tra gli altri: "una leffe rossa", "il sogno di un elefante", "l`appartamento", "una lunga consuetudine". specchi fragili ma necessari, i "luoghi" di questi racconti rimandano al sogno che li ha creati, che e` poi quello, che la scrittura di defilippi suggerisce, di una nuova leggerezza.

negli anni ottanta la figura del manager (sacerdote e vate dell`impresa) e` tra quelle che maggiormente hanno vissuto una sorta di "processo di beatificazione". poche le voci dissonanti e pochi quanti hanno saputo conservare uno spirito di misura capace di valutazioni non superficiali. i racconti di celli gia` nei titoli (la piega sbagliata delle giuste intuizioni, dialogo tra un filosofo dell`organizzazione e un intellettuale disorganico) ci parlano dei miti e di una certa cecita` che hanno fatto parte del nostro recente passato. racconti all`ombra della crisi, antidoto alla "grandeur" senza futuro, monito contro le vecchie e nuove ricette con cui si e` usi vendere il nuovo.



senza mai allontanarsi dal tavolo d`angolo di un caffe`, il "vecchio nell`angolo" risolve uno dopo l`altro i casi che gli vengono sottoposti, basandosi solo su quanto gli viene riferito e sull`uso della logica.


la chiave dell`arte dello scrivere, sosteneva hardy anticipando di piu` di mezzo secolo quello che dira` borges a difesa della narrativa d`intreccio, sta nella capacita` di mescolare in giuste dosi il banale quotidiano e lo straordinario. l`avventura grandiosa di un essere umano qualunque, o la giornata qualunque di un grande personaggio: questo e` il racconto. e il dosaggio e` cosi` riuscito in questi racconti del 1894, da incoraggiare a sottoscrivere il giudizio che nel 1949 ne dava annie messina: e` impossibile annoiarsi leggendoli. sono parabole rapide e disastrose di destini comuni, che il caso invece seduce e poi atterra: ironicamente, appunto. hardy le segue nel loro tragitto con uno sguardo di sconsolata pieta`, di romantica malinconia.

grace e janice sono nate povere, nella piu` defraudata working class inglese. grace e` intelligente, fredda, disincantata ed esperta; janice vorrebbe solo essere sollevata dalla responsabilita` di curarsi di se stessa. in carcere si incontrano, si capiscono e decidono di fondare insieme un`impresa... potrebbe essere l`inizio di un soggetto del free cinema inglese degli anni sessanta: l`ordinaria congerie di quotidiani piccoli squallori senza storia, e forse un dramma finale inopinato. e invece, grace e janice, decidono di dare un vento di eroismo alla propria esistenza: una societa` per derubare, dietro a una infallibile messa in scena, pensionate indifese a casa loro.



nel cuore di una canzone del sedicesimo secolo c`e` la storia fosca e triste che questo libro racconta. quattro omicidi, di una povera famiglia di pastori, tra cui una fanciulla, floretta. ne e` accusato colombano romean, un maestro minatore provenzale sfidato a realizzare da solo l`opera immane del traforo della thullie che ancora si ammira in val di susa. guidato dalle strofe e dagli archivi, perissinotto svolge un`inchiesta e plasma questo racconto giallo, che contiene un complotto di brutale prepotenza e una falsa accusa.



una biografia, fortemente fantastica, ma modellata sulla figura storica di un uomo d`onore. la vicenda di faro badalamenti, cosi` come lui la consegno` alla moglie di suo nipote che la racconta, si svolse in una delle zone che gli storici candidano ad essere territorio originario della mafia. da sempre braccato per via di un omicidio giovanile, faro vive alla macchia in montagna, guidato dalla saggezza primitiva che gli deriva dal patrimonio di regole pratiche del sapere ancestrale siciliano. vive in realta` un destino da patriarca cui lo consegna precocemente una faida familiare, un`esistenza avventurosa in cui si alternano sfide feroci e paci precarie, sotto il dominio angoscioso del tradimento violento che non risparmia neppure il letto nuziale.

questa intervista di vent`anni fa sul teatro, inizia nel tempo lontano dell`accademia d`arte drammatica che consegno` a gassman quella specie di animismo, guida perenne al suo modo di essere attore. ne percorre le tappe piu` memorabili e vere: i mostri sacri del passato, incontri, aneddoti, prove significative, delusioni e grandi successi. e poi i vari ruoli del teatro, i tipi di rappresentazione, i segreti dell`arte. ma anche, discretamente sotteso a tutto il raccontare, il modo in cui "un mestiere che non lascia traccia" perche` fluisce e dura solo nel mistero del presente, piega un`esistenza, la approssima all`arcano della maschera. e le dona un`invincibile malinconia.

"gli alchimisti" racconta, su una base remotamente autobiografica, della educazione alla vita di una giovane studentessa americana a oxford negli anni sessanta. alchimisti sono tutti gli animali dello zoo umano che la circondano, perche` vogliono trasformare in oro la loro vita attraverso la cultura. e soprattutto abili ed ermetici come alchimisti sono i componenti del terzetto che stanno al centro dell`intreccio e costituiscono la controparte della limpida e ingenua protagonista anne. paul, tony e valeria imbrogliano il mondo intero, un po` per gioco e un poco per mestiere.

fra il 1932 e il 1935 alberto savinio venne invitato da una rivista di diritto, "i rostri" a raccontare e a illustrare dieci processi che oggi per la prima volta vengono presentati in volume. la scelta di savinio cadde su socrate, giovanna d`arco, tomaso campanella, gesu` cristo, frine, il giudizio di paride, galileo galilei, anassagora, luigi xvi, landru. si tratta, nella quasi totalita` dei casi di errori giudiziari, ma se e` vero che costoro sono stati condannati ingiustamente e` poi cosi` accertata l`iniquita` di queste condanne? ognuno dei grandi accusati, prima di diventare vittima della giustizia umana e` stato vittima di una sua particolare forma di misticismo. e la giustizia, si chiede savinio, non e` essa stessa una forma di misticismo?

raccontata dalla voce narrante di un bambino, questa cronaca familiare puo` leggersi in due modi. e il ritratto, antisentimentale di un padre che decide di stare, ad ogni costo e ad ogni istante della propria vita, dalla parte del figlio condannato a una lunga detenzione: eroe ordinarissimo di un eroismo senza gesta, per lui il figlio e` diventato una specie di incarnazione della piu` vera condizione umana. oppure e` il ricordo di un``infanzia normale, in una famiglia del tutto normale, cresciuta col padre ferroviere e lo zio falegname, con la mamma maestra e la zia senza figli che alleva bengalini, con abitudini normali ma dentro cui irradia una specie di incantesimo - la galera del fratello - che trasferisce questa normalita` in un altro .

un saggio-romanzo - ma decisamente romanzo, nel senso del prevalere in esso del quadro d`ambiente storico e psicologico - in cui lo storico letterarto fejto racconta di un viaggio fatto agli inizi degli anni trenta nei luoghi che furono dell`impero austro-ungarico, per rivedere affetti e amicizie sparsi dall`adriatico a budapest: ma per rivivere soprattutto nei ricordi e nelle impressioni ad essi legati. ne esce un libro in cui i ricordi si mescolano a racconti di viaggio, interviste politiche e letterarie fatte in croazia e e meditazioni.

tra la fine degli anni quaranta e l`inizio dei cinquanta, pierre boileau e thomas narcejac scrissero circa venti romanzi, suddividendosi accuratamente i compiti: l`uno doveva occuparsi quasi unicamente della scrittura, l`altro dei personaggi, indipendentemente dal primo. al centro di questo romanzo - da cui hitchock ha tratto, rielaborandolo fortemente, il suo film con kim novak e james stewart - la storia di un avvocato che s`innamora della donna che deve sorvegliare. quando la donna muore suicida e sembra ricomparire in un`altra citta`, l`uomo non vedra` abbastanza, o vedra` troppo, per capire veramente in quale vertigine e` caduto.

Una raccolta affascinante, in cui la scienza di fantascienza prende il sopravvento e la fantasia si rivela per quella che è: una versione più complessa della semplice realtà.

Il volume accompagna un’importante retrospettiva dedicata a uno dei massimi esponenti dell’Impressionismo: Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 1841 - Cagnes-sur-Mer, 1919). Attraverso una selezione di dipinti, pastelli e disegni, alcuni dei quali presentati in Italia per la prima volta – provenienti da prestigiose realtà museali come la National Gallery of Art di Washington, il Columbus Museum of Art (Ohio), il Centre Pompidou di Parigi e il Palais des Beaux Arts di Lille – il volume ripercorre la carriera del grande maestro francese mettendo in evidenza il ruolo dell’artista nella storia dell’arte moderna. Il volume, introdotto da testi critici, è completato da apparati biobibliografici.

in un castello della maremma toscana vicino alla bolgheri di giosue` carducci, arriva un venerdi` di giugno del 1895 l`ingombrante e baffuto pellegrino artusi. lo precede la fama del suo celebre "la scienza in cucina e l`arte di mangiar bene", il brioso e colto manuale di cucina, primo del genere, con cui ha inventato la tradizione gastronomica italiana. ma quella di gran cuoco e` una notorieta` che non gli giova del tutto al castello, dove dimora la famiglia del barone romualdo bonaiuti, gruppo tenacemente dedito al nulla. la formano i due figli maschi, gaddo, dilettante poeta che spera sempre di incontrare carducci, e lapo, cacciatore di servette e contadine; la figlia cecilia, di talento ma piegata a occupazioni donnesche; la vecchia baronessa speranza che vigila su tutto dalla sua sedia a rotelle; la dama di compagnia che vorrebbe solo essere invisibile, e le due cugine zitelle. in piu`, la numerosa servitu`, su cui spiccano la geniale cuoca, il maggiordomo teodoro, e l`altera e procace cameriera agatina. contemporaneamente al cuoco letterato e` giunto al castello il signor ciceri, un fotografo: cosa sia venuto a fare al castello non e` ben chiaro, come in verita` anche l`artusi. in questo umano e un po` sospetto entourage, piomba gelido il delitto. teodoro e` trovato avvelenato e poco dopo una schioppettata ferisce gravemente il barone romualdo. i sospetti seguono la strada piu` semplice, verso la povera agatina. sara` pellegrino artusi a dare al delegato di polizia le dritte per ritrovare la pista giusta.

"monarchi e maragia`, principi e milionari, magnati della finanza e dell`industria, diplomatici e uomini politici, tutta la nobilta` dell`universo, tutti i notabili mondiali sono venuti da chez maxim`s a `divertirsi` in una atmosfera di lusso e di ebbrezza, nella societa` delle mondane raffinate, con l`elite delle cortigiane. se anche in quell`ambiente s`insinuavano parassiti di gran classe, spie, avventurieri, la volgarita` pero` non era mai ammessa". con questa filosofia, jose` roman, nelle memorie del 1939 raccontava i primi quattro decenni di esistenza del vero tempio della belle epoque. gli erano corsi davanti, dall`osservatorio privilegiato di fattorino in realta` factotum al servizio dei capricci e delle necessita` di quegli elegantissimi dandy, di quelle provocanti divoratrici di patrimoni. al maxim`s, per obbligo di buon gusto mancando ogni numerazione, non c`era altro modo di accontentare i clienti se non conoscendone perfettamente nomi, compagnie e gusti. un fattorino, ricercato come l`autore di queste indiscrezioni, diventava cosi`, obbligatoriamente, uno scrigno di segreti e un confidente, quando non anche un complice di debosce. e l`ambiente di feydeau che roman racconta, fatto di un`aristocrazia malinconicamente decaduta e un patriziato del denaro famelico, da far credere a una lotta di classe allo champagne. i ricordi del fattorino di maxim`s furono riscritti, solo per la forma, da un giovane raymond queneau.

milano o la citta`. cosi`, attraverso frammenti di esistenze eccentriche, questi racconti vogliono rappresentare che cosa vuol dire vivere insieme in una citta` oggi. e che cosa vuol dire vivere una citta` nell`epoca in cui sembra smarrita la possibilita` di riconoscerne un`identita`. giorgio fontana raffigura "la capacita` di milano di essere piu` reale di ogni sogno o perversione" attraverso l`estate "atlantica" di un giovane sbandato, l`estate degli sgomberi dei centri sociali. per helena janeczek la metropoli emerge come un ologramma colorato dagli sprazzi di conversazione di un ragazzino che parla dentro un gioco elettronico con un partner che sta lontano, a caltanissetta, e, a poco a poco, diventa presente e amico piu` dei compagni vicini. l`ingegnere slavo di di stefano confessa al commissario la sua assurda ribellione perche` "milano non era piu` il paradiso grigio che avevo conosciuto all`arrivo". l`esperienza urbana del supplente di marco balzano culmina nell`incontro con un alunno ricoverato in una casa alloggio per pazienti psichiatrici. neige de benedetti trova la citta` in un tram perche` "l`unica cosa di cui si parla a milano e` partire". e "dove voi siete io sono gia` stato, dove vado io e` dove voi non arriverete" conclude il suo racconto il fuggitivo di francesco m. cataluccio: una specie di eterno viandante, profugo siriano mezzo ebreo che nelle architetture pretenziose della stazione rivive luoghi percorsi da generazioni passate.



























il romanzo presenta la stessa storia di un omicidio per motivi sessuali, vissuta e narrata dai punti di vista differenti dei tre soggetti coinvolti nella vicenda: la vittima, l`assassino e il mondo della gente che guarda. olwen, ragazza della provincia gallese, racconta i suoi primi amori, il lavoro in citta`, la vita che progressivamente la prende, sino all`incontro col delitto; sullo sfondo la guerra mondiale, come palestra di buoni sentimenti. l`assassino piu` che raccontare introduce alla sua psicologia superomistica e sprezzante, a un dongiovannismo intriso di disprezzo per la donna, che e` solo sete di dominio sull`altro. e infine il racconto dell`inchiesta di polizia, occhio del mondo che cerca le ragioni di incontro di vie umane tanto divergenti.

la vetusta signorina maria e` morta. una piccola folla di una ventina di persone si accalca davanti alla porta della villetta. si sgomita per presenziare all`esposizione della bara. si potrebbe pensare che i suoi paesani le volessero bene... nient`affatto. era una donna odiosa, che non se la faceva ne` con un amico ne` con un parente, tanto ricca quanto tirchia. ma di lei si dice che avesse nascosto un patrimonio negli anfratti della casa; e forse un testamento segreto, per la fortuna di qualcuno e la delusione di tanti. fuori comincia a venire giu` un nubifragio che, come spesso capita alla nostra penisola, sommerge tutto in fiumi di fango. quando finalmente i finti dolenti sono entrati, esplode la guerra per il tesoretto: risse collettive, duelli solitari, avidita` nutrite da privazioni generazionali, panni sporchi lavati in piazza di esistenze piene di vizi privati, matrimoni che naufragano ma anche tristi amori che sbocciano, piccolissimi peccati da confessionale e magagne da parrocchia. l`occhio dell`autore squadra di volta in volta scene di massa e primi piani. e misteriosamente cominciano a fioccare i morti. e sembra che non ci sia scampo per nessuno perche` la villetta e` restata isolata dal resto del mondo civile.

come fa la professoressa angela, la rassicurante compagna del pensionato amedeo consonni, a mantenersi economicamente, lei che ha lasciato il liceo dove insegnava ed e` troppo giovane per avere la pensione? di chi sono in realta` gli appartamenti dove va regolarmente a bussare per riscuotere la pigione mensile? e come si giustifica quella preziosa collezione di servizi da caffe` che brillano nella vetrina del suo salottino? lo veniamo a sapere dalla sua voce, nel "segreto", il manoscritto confessione che la ex professoressa affida all`amato vicino di pianerottolo, amedeo consonni. e dal momento che la cifra narrativa di francesco recami e` quella di partire da una banalissima domanda, magari pettegola, magari indegna di attenzione, per aprire orizzonti di presunti crimini e avventure dentro la sua casa di ringhiera, la risposta che attende sara` delle piu` perversamente complicate. il segreto comincia qualche anno addietro. angela e` una professoressa di lettere al liceo, democratica, con le birkenstock ai piedi, contenta del lavoro e frustrata dalla vita e dalla famiglia: insomma il tran tran quotidiano del tipo dell`insegnante come solo il cinismo di recami sa rappresentare. succede che un allievo viene rapito, mentre e` in vacanza in sardegna. e uno di quelli che angela non puo` sopportare. straricco, protetto dai genitori parvenus, strafottente stupido e (purtroppo) bello. ma giusto per l`ultimo compito in classe, ha scritto un tema stranamente interessante, prima di scomparire.