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secondo boudon occorre accantonare le spiegazioni globali del mutamento sociale, con le loro pretese generalizzanti e i loro paradigmi causalistici. ispirandosi all`individualismo metodologico di weber e simmel, l`autore avanza un suo modello esplicativo applicabile e verificabile in contesti circoscritti. misurarsi col disordine significa dunque aderire alla realta` e rinunciare a paricolose "leggi" astratte. il mutamento ad esempio, puo` avvenire anche in assenza di conflitti, mentre la conflittualita` puo` essere una funzione della stabilita` sociale. vengono cosi` scardinati alcuni luoghi comuni del pensiero sociologico, e sfidate in campo aperto le ricorrenti aspirazioni metafisiche a una conoscenza universale e necessaria.

due racconti: in un campo di concentramento, una madre ebrea cerca di proteggere la figlia neonata; trent`anni dopo, in florida, la stessa donna ormai anziana e sull`orlo della follia incontra un uomo. una madre, una figlia, una nipote. tre figure femminili travolte dalla storia e dai suoi orrori. un indumento magico, un feticcio: lo scialle che protegge e nasconde. in pagine sobrie ed essenziali, con pochi, nitidi tratti, cynthia ozick cerca di narrare l`inenarrabile: l`esperienza del lager, la sopravvivenza al lager. "lo scialle" e` stato pubblicato per la prima volta da garzanti nel 1990.

sotto la direzione di ewald e fontana, una e`quipe composta da bertani, gros, lagrange, marchetti e senellart sta procedendo alla trascrizione dei tredici corsi tenuti da foucault al colle`ge de france. queste lezioni rappresentano una sorta di laboratorio in cui foucault sperimentava idee e ipotesi di ricerca, solo parzialmente riprese nei libri. in questo corso, in particolare, foucault esamina in che modo la guerra, nei suoi diversi aspetti, sia stata utilizzata come uno strumento di analisi della storia e dei rapporti sociali, individuando nella guerra delle razze e nell`emergere del razzismo di stato uno schema d`intelligibilta` della nostra modernita` storico-politica.

otto adolf eichmann, uno dei comandanti delle ss responsabili dell`organizzazione della cosiddetta "soluzione finale", fu processato nel 1961 a gerusalemme, avendo commesso crimini contro il popolo ebraico, crimini contro l`umanita` e crimini di guerra sotto il regime nazista. hannah arendt assistette al processo come inviata del "new yorker" e ne nacque un libro scomodo, che pone le domande che non avremmo mai voluto porci e da` risposte che non hanno la rassicurante certezza di un facile manicheismo. il suo resoconto, spiega ezio mauro nella sua prefazione, e` "il tentativo di recuperare una misura umana di razionalita` che consenta di mandare avanti il mondo dopo auschwitz": e` un`esplorazione attenta e appassionata del contesto storico e politico, un`analisi del tempo nazista, indispensabile per capire come quella quotidianita` ordinaria e mediocre abbia potuto farsi strumento dell`orrore. questo tipo di indagine diventa necessaria poiche` "quel che si vede e quel che si sente non riescono a restituire la portata dell`accaduto che resiste al diritto, alla giustizia, alla pieta`, dunque alla comprensione". sprovvisto di qualsiasi tipo di eccezionalita`, concentrato sulla corretta esecuzione del compito assegnatogli, eichmann e` l`incarnazione "banale" del male, che per questo risulta tanto piu` terribile, perche` i suoi servitori piu` o meno consapevoli non sono che piccoli, grigi burocrati. i macellai del nostro tempo non hanno la "grandezza" dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano. prefazione di ezio mauro.

perche` la parola "io" e` diventata un`ossessione? perche` fare spettacolo di ogni istante del proprio vivacchiare? giulio non lo sopporta, e soprattutto non lo capisce. si sente fuori posto e fuori tempo. ma di questa sua estraneita` non si compiace: sospetta di essere un "rompiballe stabile", come lo definisce la fidanzata agnese. in un`imprecisata pianura che fu industriale e non e` quasi piu` niente, giulio si aggira in attesa che qualcosa accada. per esempio che qualcuno gli spieghi a cosa servono, se non a perdersi meglio, le rotonde stradali; o che qualcuno compri il capannone di suo padre, che fu un grande ebanista. una bottega un tempo florida e adesso silenziosa e immobile, come un grande orologio fermo. scritto quasi solo al presente, come se passato e futuro fossero temporaneamente sospesi, "ognuno potrebbe" e` il rimuginare sconsolato e comico di un vero e proprio eroe dell`insofferenza. un viaggio senza partenza e senza arrivo che tocca molte delle stazioni di una societa` in piena crisi. nella quale la morte del lavoro e della sua potenza materiale ha lasciato una voragine che il narcisismo digitale non basta a riempire.

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