composto da due cicli di poesie - in vita e in morte di laura, la donna amata dal poeta - il "canzoniere" non canta la storia di una passione, ma piuttosto quella di un`anima inquieta, dalla psicologia fragile, perennemente tesa tra l`ideale e la realta`. e il sommesso, controllato colloquio del poeta con se stesso, mirabilmente scandito e intrecciato da ricorrenti motivi, come lo smarrimento tra sogno e realta`, l`angoscia della solitudine o la sua ricerca, le effuse preghiere, le struggenti antinomie del suo animo.
"ecco il tempo degli assassini" e` il rintocco che chiude mattinata d`ebbrezza nelle "illuminazioni" di rimbaud. ed e` la frase che intitola, con una polivalenza di significati, della quale rimbaud e` solo in parte responsabile, questo saggio scritto da miller per il centenario della nascita del poeta. la normale richiesta del lettore di cose critiche, quella di imparare a leggere meglio un artista, vi e` notevolmente soddisfatta: in queste pagine si vede, raffigurato con spavalda icastica, a volte anche settaria, chi sia stato rimbaud, per quale vocazione e destino per quale intreccio di circostanze personali e concause legate al suo tempo egli abbia dovuto scrivere cio` che ha scritto." (giacomo debenedetti)
di lei credevamo di sapere tutto: dalla nascita a kiev nel 1903 alla morte ad auschwitz nel 1942, dall`avventura del manoscritto di "david golder", inviato anonimo nel 1929 all`editore grasset, al manoscritto salvato di "suite francese", apparso nel 2004 e tradotto ormai in trenta lingue. sbagliavamo: philipponnat e lienhardt ce lo dimostrano in questa biografia. per tre anni, costantemente affiancati dalla figlia di ire`ne, denise epstein, gli autori hanno consultato le carte inedite della scrittrice: la corrispondenza con gli editori come gli appunti presi a margine dei manoscritti, i diari come i taccuini di lavoro. un`opera che non solo fa risorgere dall`oblio con una vividezza sorprendente le diverse fasi dell`esistenza di ire`ne (l`infanzia nella russia prima imperiale e poi rivoluzionaria, la fuga prima in finlandia e poi in svezia, la giovinezza dorata in francia, i rapporti con la societa` letteraria degli anni trenta, gli sconvolgimenti della guerra, gli ultimi mesi di vita nel paesino dell`ise`re dove si e` rifugiata con la famiglia), ma coglie e restituisce tutte le sfaccettature di una personalita` complessa, affrontandone senza remore di alcun tipo anche gli aspetti piu` discussi e contraddittori.
"la bizzarria si scosta dalla consuetudine. l`imbizzarrito e` uno sconosciuto capitato per sbaglio a una festa di nozze. cosi furono i profeti della scrittura sacra. abramo si sradica da casa, patria, affari, raggiunto da una voce a lui solo rivolta. e un ordine: "vai vattene", lo avvia a un vagabondaggio senza fine. per singolare sigillo dell`intesa si circoncide il prepuzio, da se stesso. non per mutilazione, ma in segno di apertura. poi salira` su un monte per scannare suo figlio, dietro richiesta assurda. poi si fara` fermare a coltello sguainato sulla gola. e raffica di mosse infervorate dall`obbedienza alla voce. abramo e` banderuola di una sola brezza. per molto meno di un ascolto simile, dei poeti, variante minore di profeti, holderlin, walser, si avvitarono in un silenzio impenetrabile, nella tenuta stagna di un isolamento. sentivano le voci, un parlottio di sala da teatro prima dell`alzata del sipario. nelle pagine di questa sezione si narrano comportamenti sgangherati ma provvisti di giustifica sacra. "navigare es preciso", dicono i portoghesi, dove "preciso" sta per obbligatorio. cosi e` la bizzarria della provvidenza, la deviazione urgente di un singolo diventa apripista del percorso di tutti gli altri. gli imbizzarriti di queste pagine sono esploratori." (dalla premessa)
affascinante, straricco, amato senza remore dalle donne - e dagli uomini - della sua vita, eppure ignaro dell`effetto che provoca sugli altri, stephen monk si trova a riavvolgere il nastro della propria esistenza, devastata dalla crisi del suo ultimo matrimonio. mentre il mondo precipita a velocita` vertiginosa verso il baratro della seconda guerra mondiale, monk torna dopo oltre trent`anni alla casa della sua infanzia, in una piccola comunita` quacchera della pennsylvania, nuovamente circondato dalle cure della che l`ha cresciuto con indefettibile abnegazione. e, costretto all`immobilita` da un incidente forse non del tutto casuale, decide di mettere ordine fra le lettere della prima moglie, elizabeth, una scrittrice di successo scomparsa da pochi anni. sara` lei, indirettamente, a gettare una luce nella sua confusione, aiutandolo a disfarsi del passato - -, a riflettere sulle leggi imperscrutabili che governano l`attrazione, ad accettare la stranezza del matrimonio, di tutti i matrimoni, almeno quelli che durano. e sara` sempre lei, che in un certo senso ha monk e ne ha fatto dei suoi personaggi, a fornirgli la chiave per comprendere e perdonare se stesso. cosi`, nel desiderio espresso da elizabeth: , si puo` leggere in filigrana quello che e` mirabilmente riuscito a isherwood in queste pagine.
ha solo undici anni, gopi, quando muore la madre. per zia ranjan lei e le due sorelle maggiori non sono che "selvagge". cosi` ha detto al padre di gopi: sottintendendo che non rispettano le regole della comunita` indiana a cui appartengono. e aggiungendo che per dargli una mano e` pronta a prendersi in casa una di loro. per il momento, pero`, il padre pensa che le figlie abbiano bisogno di appassionarsi a qualcosa che le accompagni poi "per tutta la vita" - e decide che sara` lo squash. non funzionera` per tutte: l`unica che diventera` sempre piu` brava, e continuera` caparbiamente a cercare di scoprire, fra le quattro pareti del campo (ma non solo), che cosa fare dei suoi sentimenti, della sua vita, delle persone che incontra, e a quali traguardi puo` aspirare, sara` gopi. ed e` lei stessa a raccontarci quell`anno di lutto e di rinascita - l`anno in cui sperimenta il dolore e l`assenza, ma anche la tenerezza e la determinazione, i cambiamenti del corpo e le sue potenzialita`, le regole e la necessita` di trasgredirle - con una voce insieme pacata e audace, sommessa e perentoria. in questo suo primo romanzo, con mano insospettabilmente sicura, e con uno stile essenziale, preciso, allusivo, la scrittrice angloindiana chetna maroo ci apre le porte di un mondo che ci era ignoto - e non e` esattamente questa, come ci ha insegnato kundera, la funzione del romanzo?
leggendo rachel ingalls, abbiamo l?impressione di trovarci in un mondo in apparenza familiare, ma da cui qualcosa ci tiene separati - quasi avessimo varcato una pericolosa soglia invisibile e di colpo vedessimo tutto da un diverso emisfero -, o forse in un sogno, che al tempo stesso ci adesca e minaccia. nei cinque lunghi racconti, o novelle esemplari, che compongono "benedetto e il frutto", incontreremo un frate gravido dell?arcangelo gabriele - questa almeno e la versione che offre ai confratelli del monastero; il creatore di una bambola realissima che con la sua esuberanza sessuale causera sviluppi imprevedibili, mandando a gambe all?aria la vita familiare dell?uomo; una coppia che viene invitata a una festa in campagna dove tutto sembra normale e insieme spettrale, come sospeso, e che sulla via del ritorno andra incontro a un?inattesa calamita piovuta dal cielo; una donna in vacanza con il marito e in preda a una subdola mania che suscita domande sempre piu angoscianti sul suo stato mentale; e, infine, avremo a che fare con le conseguenze assurde, allucinanti, quasi apocalittiche del furto di una pagnotta. in tutti e cinque affronteremo momenti, personaggi e situazioni fuori da ogni norma, non soltanto letteraria: la migliore introduzione possibile all?universo narrativo di rachel ingalls.