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tertuliano maximo afonso insegna storia alle superiori e vive solo. un giorno il suo collega di matematica gli suggerisce la videocassetta di un film. tertuliano la affitta, torna a casa, accende il videoregistratore e, quando partono le prime immagini, ecco iniziare la storia che e` il cardine dell`. perche` in quella videocassetta c`e` un tertuliano piu` giovane. come sia possibile non si sa; la vicenda assume una connotazione misteriosa e inquietante, mentre il protagonista vede e rivede se stesso. perche` quel film? chi e` quell`attore uguale a lui? cosa significa quel doppio? se raccontasse di lui cose che non conosce, che non ha vissuto?

"o nera notte, che avvivi stelle d?oro, / ora questa brocca poggiata sul capo, / ecco, la porto al fiume a prendere l?acqua." e la prima battuta che l?elettra di euripide pronuncia quando entra in scena. un?elettra degradata da egisto a sposa di un contadino (che non osa, pero, toccarla), umiliata ed esiliata in campagna, a portare brocche d?acqua sul capo come una serva qualsiasi. elettra, la figlia di agamennone, la principessa di micene! lei, che "come un cigno canoro / sulle correnti del fiume / chiama l?amatissimo padre / finito nei lacci di reti / insidiose". quella elettra - per freud come per jung soggetto di un "complesso" pari a quello di edipo - che attraversa il v secolo prima della nostra era, nel fulgore piu pieno della civilta ateniese, per mano dei massimi tragediografi dell?antichita, giunge sino ai nostri giorni, alle opere di hofmannsthal, o?neill, giraudoux e marguerite yourcenar. si possono passare anni a studiare e paragonare le coefore di eschilo e le due versioni di elettra di sofocle e di euripide, e decenni a compulsare l?oreste di voltaire e quello dell?alfieri insieme a les mouches di jean-paul sartre, ma la domanda di fondo resta: che cosa rappresentano nella tragedia la figura, l?intreccio e l?atmosfera dell?elettra di euripide, colui che aristotele definiva "il piu tragico dei poeti", il drammaturgo cui sofocle attribuiva mimesi totale della realta? sofocle "faceva gli uomini quali debbono essere", riportava la poetica, euripide "quali sono". si deve forse, con schlegel, pensare che l?elettra e la peggiore delle tragedie di euripide? perche intravede un lieto fine, con oreste assolto ed elettra sposa di pilade? o per la sua atmosfera bucolica e il suo tono talvolta dimesso? eppure, l?elettra di euripide e capace di smontare punto per punto il famoso ragionamento che segnava il cardine della scena di riconoscimento tra lei e oreste nelle coefore di eschilo. e il dramma possiede momenti di altissimo lirismo, e rievocazioni sublimi dell?i

da cagliari alla gallura, da capo teulada all`asinara, dall`ogliastra a capo carbonara, da sant`antioco alla maddalena, il racconto appassionato di un`isola dalla fantastica `biodiversita`` e con un patrimonio di spiagge forse unico al mondo, mappate ciascuna nelle sue peculiarita` morfologiche e di accoglienza turistica. oltre trenta percorsi costieri e nell`entroterra attraverso stagni e tafoni, stazzi e greggi, mirto e lentisco, maestrale e scirocco, trame nuragiche e archeologie industriali. fra le tante chicche di questa nuova edizione: la sardegna del jazz e dei piccoli borghi dimenticati nei percorsi d`autore di sebastiano dessanay, compositore e contrabbassista, che ha attraversato in bicicletta tutti i 377 comuni dell`isola; un fenicottero per amico: birdwatching negli stagni di cagliari, prima di un tuffo al poetto; nebida, masua, buggerru: trekking geominerari nel sulcis iglesiente; selvaggio blu, avventure in tenda nella wilderness mediterranea (con bagno nelle calette del golfo di orosei); viaggio on the road sulla panoramica alghero-bosa, dove osano i grifoni; la civilta` agro-pastorale e i dilemmi dell`uomo contemporaneo nella narrativa sarda selezionata da massimo onofri, critico, scrittore e professore di letteratura all`universita` di sassari; il canto del servo pastore: mirti, sughere e cinghiali nella magica gallura amata da fabrizio de andre`.

il secondo libro delle storie di erodoto - commentato da alan b. lloyd e tradotto con intelligente eleganza da augusto fraschetti - e dedicato all?egitto. erodoto fu sulle rive del nilo tra il 449 e il 430 a.c.: visito pelusio, bubastis, sais, eliopoli, chemmis, tebe, menfi, elefantina; come informatori, ebbe sia discendenti degli egiziani che avevano appreso il greco dagli ioni, sia sacerdoti d?alto rango. da un lato, la civilta egizia e, per lui, quella piu antica, religiosa e saggia: la civilta che ha fondato il tempo e nominato gli dei; dall?altro, e quella piu strana - dove tutte le cose sono capovolte rispetto al mondo greco. con la sua infinita amabilita e la sua scrupolosa competenza, erodoto parla di tutto: gli oracoli, i sacrifici, i gatti, i coccodrilli, la fenice, i serpenti alati, le profezie, la medicina, l?imbalsamazione, i pesci, le zanzare, i labirinti, il nilo, gli dei, le inondazioni, i santuari, i sacerdoti, i prodigi, elena di sparta, sesostri, le piramidi, micerino, gli etiopi, gli abiti, psammetico, amasi. nel primo libro, erodoto ci aveva mostrato le sue qualita di complicato e variegato narratore. qui trionfa il suo talento di etnologo: l?egitto e il piu bel testo di etnologia che sia mai stato scritto. ma erodoto non sarebbe erodoto se si dimenticasse di raccontare. la storia di elena, quella di micerino e quella dei ladri di rampsinito sono tra le sue novelle piu straordinarie: intrecciate con arte raffinatissima al corpus etnologico, evocano un delizioso sapore d?oriente. il moralista, infine, si affida alla storia di amasi. secondo il modello del faraone amasi, che la mattina curava gli affari politici e poi si divertiva, il nostro arco psicologico-morale non deve essere mai troppo teso: altrimenti, cadiamo preda delle furie. cio che conta, nella vita come nella letteratura, e soprattutto l?arte della variazione.

con questo nuovo grande commento alle storie di erodoto, al quale hanno partecipato studiosi inglesi, israeliani e italiani, la fondazione lorenzo valla vuole rendere omaggio al padre della storiografia europea: all?uomo che simboleggia la passione dell?occidente per tutto cio che non gli appartiene. quante cose aveva contemplato erodoto! mentre leggiamo le storie, lo vediamo ancora, animato da una curiosita insaziabile verso la totalita dell?esistenza, entrare nei templi e "osservare, conversare, porre domande, ascoltare, riflettere, paragonare, sollevare problemi, ragionare, talvolta concludere". egli considera con attenzione e rispetto tutto cio che fa l?uomo - tutte le nostre imprese gli sembrano degne di interesse o memorabili. e, insieme, sparge un?onnipresente ironia sugli orgogli, le vanita, le pretese, le follie, la hybris dell?uomo. "nulla e sicuro tra le cose umane." "tutto nell?uomo e caso e circostanza." nella nostra vita si fondono l?iridescente imprevedibilita del caso, la ferrea necessita del destino, la strana partecipazione degli dei - verso i quali egli prova un?ellenica mescolanza di venerazione e diffidenza. prima o dopo di lui, nessuno ha mai saputo orchestrare cosi perfettamente una storia totale: i fatti politici, economici, militari, i costumi, le leggende, le favole, il folclore, la geografia, i monumenti si equilibrano in quest?opera che respira l?immensita e la liberta degli spazi aperti. la mente di erodoto e complessa, molteplice, intrecciata, polimorfa. quando egli insinua un tema dentro l?altro, e poi ancora un altro, e poi un altro ancora, quando procede a inserti e parentesi successive e scatole cinesi, come a mimare "l?infinito labirinto di concatenazioni" nel quale consiste l?universo, - noi pensiamo ai lontanissimi intarsi, alle ramificazioni di henry james. ma poi, se egli vuole, riesce a sembrarci semplicissimo: candido come un barbaro o un bambino. molto spesso fatichiamo a capire cosa pensi e quale sia il suo punto di vista.

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