
cos`e` l`occidente? troviamo questa parola dappertutto, nelle notizie del giorno e nei libri di storia. ma i significati sono cosi` numerosi e cosi` diversi che spesso regna la confusione. l`occidente e` una regione del mondo? e l`europa? gli stati uniti d`america? europa e stati uniti insieme? o la totalita` dei paesi ricchi? forse l`occidente e` un tipo di societa`? un sistema economico? una morale? una religione, un modo di vivere, una mentalita`? dobbiamo rallegrarci della sua esistenza o maledirlo? ma insomma, dov`e` oggi l`occidente? in alcune parti del globo? o e` diventato un fenomeno mondiale? per farla finita con le immagini confuse e le idee vaghe, che generano odio e violenza, bisogna approfondire questi interrogativi. questo e` l`obiettivo che il libro si propone.


"ii postino fedele" e` tra le opere di maggiore importanza di rosita copioli. e infatti il libro della sua piena maturita`, che la impone come una delle figure piu` rappresentative della generazione di mezzo, in virtu` di una notevole apertura tematica e di un controllo della forma frutto, anche, di una solidita` culturale e di una naturale abilita` compositiva. i paesaggi e i luoghi, gli animali e le piante, le figure del mito, la luce del mondo e la sua tenebra, le stagioni, l`amore e il pensiero: tutto questo rientra in un ricco canzoniere d`ampio respiro, composto nell`arco di un lungo tempo, di oltre un decennio, che costituisce un`ininterrotta meditazione per immagini sul senso dell`esistere.

il protagonista, il soggetto narrante di questo particolarissimo monologo o poemetto in versi, e` come pervaso da un`ossessione: quella del confronto con la realta` esterna degli umani, con la pluralita` totale di cio` che non e` il suo io, e che lo turba, lo mette in relazione con cio` che definisce "la mia infinita mancanza". vorrebbe infatti compiutamente appartenere a questo immenso "voi" che gli sta di fronte, vorrebbe esserne parte, anche perche` sa bene che nel profondo di se stesso, dove piu` viva e vera e` la sua natura, a sua volta appartiene al destino di questa moltitudine da cui - come ognuno quando dice "io" - si sente inevitabilmente diviso. "voi" e` dunque la cronaca minuziosa di un`avventura intellettuale, una cronaca fedele e un po` stranita che progredisce lentamente per frammenti su se stessa realizzando un affascinante continuum, una sorta di poemetto al tempo stesso coerente e disarticolato, nel quale il tradizionale io lirico subisce un contraccolpo, o viene colto da vertigine, da senso della propria colpevole insufficienza e angoscia del vuoto.

condotta su vari temi, questa raccolta parte da un dialogo con la madre scomparsa e si conclude con la cronaca di un breve viaggio per mare, dove l`autore riflette su una sorta di strana coincidenza tra la teoria astrofisica dei buchi neri e il racconto "una discesa nel maelstrom" di edgar allan poe. nelle parti centrali, meditazioni liriche sugli affetti e sull`amore, sul riaffiorare di immagini dalla memoria, sulla presenza viva eppure mutata degli oggetti nel nostro tempo.

l` ha avuto un ruolo importante nella promozione della poesia in italia tra il 1971 e il 1993, anno dell`uscita dell`ultimo numero della prima serie, curata da marco forti con la collaborazione di giuseppe pontiggia. sull`almanacco furono pubblicati poeti allora esordienti: franco loi, maurizio cucchi, milo de angelis, tra gli altri. la nuova serie introduce varie novita`: ai testi di autori italiani e stranieri si affiancano recensioni dei libri usciti nel corso del 2004, saggi, interviste, un autoritratto poetico, reportage di poeti da paesi lontani.

dal remoto 1969 giancarlo majorino lavora a un`opera di grande respiro, un romanzo in versi, un poema capace di assorbire e di restituire nel racconto poetico vicende e sentimenti catturati nel reale e nel vissuto di decenni. di questo progetto, ci perviene quello che e` al tempo stesso un prologo e un`anticipazione, in quanto "prossimamente" e` un testo in cui majorino coinvolge, in una composizione maturata in anni recenti e che gia` annuncia il poema, alcuni brani del poema stesso. "prossimamente" si presenta come un continuum, come un fluire debordante, in cui majorino non trova quiete in alcuna definizione formale. passa dal verso alla prosa, dal magma del recitativo a un canto pastoso o a violente percussioni.


nicola vitale, che e` anche pittore, ha finora pubblicato versi solo in antologie o riviste. questo volume raccoglie il meglio della sua produzione dall`83 al `96.




questo libro fortemente organico, che segna la piena, raggiunta maturita` di un poeta, si impone per l`identita` forte della sua struttura e per le articolazioni di una narrazione lirica condotta attorno all`emblematica figura di un protagonista, volutamente anche troppo umano, pur cangiante nel suo apparire, e proposto con il nome di caino. un nome che rivela la forte nostalgia di un paradiso perduto, nell`apparizione dei che segnano il nostro essere nel mondo, dunque nella storia e nei luoghi, nelle diverse generazioni e civilta` e nella memoria. alessandro rivali compie in questi suoi versi un viaggio apertissimo e inquieto, e ne da` un resoconto d`impronta lirica, ma che spesso si avvicina, anche per i toni, a un vero e proprio disegno epico. eccoci allora, per non citare che qualche episodio, dai sumeri e gilgamesh ai congelati del don nel `42, con esempi di violenza e guerra, ma non di meno con il manifestarsi delle opere di grandi artisti come leonardo bistolfi, arturo martini, marc chagall o miro, ma anche di ezra pound, orrendamente ingabbiato nel `45, eppure capace di splendidi versi dei "cantos". tra i molti luoghi in cui il viaggio poetico si svolge, domina peraltro genova, citta` natale dell`autore, con il popolo di morti del cimitero di staglieno. ma il dolore non esclude affatto l`amore, la ricerca di un volto paterno totale, il riparo della tenerezza, cosi` come l`aprirsi in momenti nei quali si manifesta improvviso un realismo dai vivi contorni marcati. alessandro rivali realizza una poesia nella quale si impone la potenza delle immagini guidate dal pensiero, nella continuita` di una insolita e densissima energia espressiva, che nelle terzine del testo finale, dedicato al commovente monumento funebre di margherita di brabante di giovanni pisano, trova un sensibilissimo, delicato compimento esemplare.

siamo abituati a pensare alla nostra societa` digitale come eterea, senza sostanza, quasi avvolgesse il nostro pianeta senza impattarvi. non e` cosi`. il digitale e` cannibale: un numero sempre maggiore di informazioni che consuma suolo, energia, risorse e rende necessario un "sostrato" che produce "scarti" in un altro luogo, in altri prodotti e infine torna a noi come un boomerang. ingrid paoletti ritiene che si possa progettare in equilibrio con le risorse, la natura, e la cultura materiale, ridando "senso" alla materialita` delle cose con cui interagiamo quotidianamente e sfumando le categorie di naturale e artificiale, fisico e digitale, uomo e ambiente. scacco: non solo usiamo al meglio le informazioni che oggi possediamo, ma confrontandoci con la nostra comunita` facciamo sbocciare una nuova forma di attivismo. e sbagliato pensare alla nostra societa` digitale come immateriale ed eterea: da qualche parte la materia c`e`. ma se impariamo a rispettarla e non la trattiamo come scarto, allora parlera` alle nostre idee, risvegliera` la nostra progettualita`, incidera` sulla nostra scala di valori. facciamo politica con la materia.

il 9 ottobre 1963 duemila persone rimasero uccise sulle montagne del bellunese, travolte dall`onda di acqua e fango sollevata da una gigantesca frana precipitata nel bacino ai piedi del monte toc. il vajont e` stato uno dei disastri piu` tragici della storia italiana recente. nel 2008 l`unesco lo ha incluso tra i cinque piu` gravi disastri ambientali di natura antropica, definendolo . in effetti, la diga del vajont e` ancora li`, solo scalfita dalla frana, a dimostrazione che non basta un`opera di alta ingegneria per evitare il disastro; a crollare, infatti, non fu la diga ma la montagna, come d`altronde in tanti temevano. il vajont e` una storia cruciale per comprendere la storia ambientale - e non solo ambientale - dell`italia contemporanea.

due anni prima della sua scomparsa, valentino zeichen ha raccolto in questo volume la sua produzione poetica a partire dai versi composti nei primi anni sessanta fino all`ultimo libro, casa di rieducazione (2011), e ad alcuni testi fino ad allora inediti. figura di primo piano della sua generazione, zeichen fa coesistere il vivacissimo estro di un`intelligenza capace di indimenticabili invenzioni con il disincanto di un`amarezza lucidamente controllata. la sua e` una poesia vistosamente antilirica, che privilegia il movimento narrativo, l`andamento prosastico, l`approccio saggistico, il gioco che spesso raggiunge risultati genialmente esilaranti. tutto questo anche nell`affrontare grandi argomenti storici, come la seconda guerra mondiale, o il tema amoroso, o il legame indissolubile con una grande capitale, roma, che e` la sua citta` di adozione. tra esercizio caustico della ragione e frequente sconfinare nell`assurdo, tra nobile gestualita` ironica o autoironica e sottostante malinconia, valentino zeichen e` venuto componendo un`opera spregiudicata e solitaria, mirabilmente solida e concreta, pur nel funambolismo del suo tratto svagato e nella grazia noncurante e lieve del suo porsi.
paese delle cupole celesti, di profeti e sfarzosi sovrani, di deserti e di lussureggianti giardini, terra di santi, carovanieri e astronomi, l`iran e` noto in occidente o per il suo passato leggendario oppure per il suo drammatico presente. echi di un mondo fiabesco da mille e una notte si sono mescolati, nell`immaginario collettivo, con scene tratte dai reportage di viaggi esotici facendo - di quella iraniana - una cultura tanto idealizzata quanto, nel profondo, poco conosciuta. tutti da scoprire, per i lettori italiani, sono sia lo speciale rapporto che lega gli iraniani alla poesia (la poesia tout court ma anche la tradizione classica di firdusi, hafez, sa`di, rumi, khayyam, `attar, per fare solo qualche nome) sia il fondamentale contributo che l`iran ha dato alla lirica del novecento - in termini ora di opposizione ora di testimonianza dei profondi mutamenti politico-culturali che hanno segnato la storia del paese. sono trascorsi poco piu` di cento anni dalla nascita della poesia nuova, il movimento poetico che nel 1921 porto` la letteratura dell`iran ad aprirsi al mondo entrando nella modernita`. un secolo che questa antologia documenta allineando i dodici poeti piu` rappresentativi, con i loro volti, le biografie, i versi. dal fondatore della poesia nuova, nima yushij, alla voce sperimentale e innovativa del poeta-profeta ahmad shamlu, il cui grido contro la corruzione e la censura ha scosso le coscienze; da ziya` movahhed, con la sua scrittura minimale, limpida ed euritmica, a garous abdolmalekian, interprete di una vibrante poesia civile. da shafiei kadkani, grande esperto di retorica classica che, sulla scia di akhavan sales e sohrab sepehri, fonde la tradizione letteraria con le piu` amare riflessioni contemporanee, a seyyed `ali salehi, fautore della poesia parlata. imprescindibile presenza e` quella della libera e personalissima testimonianza di forugh farrokhzad, la cui poetica intimista e spregiudicata da` voce alle emozioni e alla determinazione di un