le canzoni dei r.e.m. sono pura emotivita`, in cui musica e parole si fondono, al di la` del loro significato originario, per creare stati d`animo nell`ascoltatore. questo libro tenta di spiegare i significati che si nascondono dietro i testi enigmatici di michael stipe, districandosi tra flussi di coscienza, nonsense, cut up e citazioni improbabili. in un percorso che va dalle liriche quasi incomprensibili di "chronic town" e "murmur" a quelle piu` dirette di "new adventures in hi fi" e "up", i testi dei r.e.m. vengono analizzati in profondita`, canzone per canzone, offrendo ampi stralci di traduzione e curiose ipotesi interpretative.
quando nel 1969 apparve questo libro, presso lo stesso editore che nel 1927 aveva pubblicato "essere e tempo", heidegger giganteggiava nel panorama della filosofia contemporanea. il primo dei quattro testi qui raccolti, la conferenza tempo e essere (1962), richiamo` subito una grande attenzione perche` recava il titolo della sezione annunciata e mai pubblicata di "essere e tempo." li` tutto doveva capovolgersi, ma al momento di attuare questa "svolta" il progetto fu interrotto, perche` l`autore "non era all`altezza di offrire una elaborazione sufficiente del tema nominato dal titolo". il "protocollo" di un seminario chiarisce alcuni punti problematici della precedente conferenza. guardando al suo lungo confronto con la storia della metafisica, heidegger fornisce preziose spiegazioni del proprio linguaggio, oscuro e allusivo, ma forse per questo oltremodo suggestivo. nel saggio la fine della filosofia e il compito del pensiero (1964) l`autore sottopone "essere e tempo" a una "critica immanente", rivendicando cosi` l`unita` del suo cammino: compito del pensiero e` meditare sulla "verita`" dell`essere. infine, "il mio cammino nella fenomenologia" (1963) e` un resoconto autobiografico in cui heidegger ripercorre il proprio itinerario speculativo in rapporto alla "fenomenologia", intesa non come corrente filosofica ma come "la cosa del pensiero, la cui manifestatezza resta un mistero". intorno al tentativo di pensare una medesima "cosa" ruotano gli scritti del volume.
2 LP. Ristampa rimasterizzata, vinile 180 grammi, 2018.
1972. masayoshi sukita trova la sua musa ideale in david bowie. seguono 40 anni di amicizia e collaborazione, malgrado sukita non abbia mai imparato una parola di inglese e la comunicazione tra i due si sia sublimata in una miracolosa telepatia. in 40 anni di amicizia e collaborazione, sukita e bowie hanno attraversato insieme cambi d`identita` e di look che hanno segnato piu` di un`epoca, da ziggy stardust al duca bianco, per arrivare nel 1977 alla loro immagine piu` iconica: quella della copertina dell`album heroes. bowie ha descritto sukita come "un artista impegnato, un artista brillante, che chiamerei maestro", ma il fotografo non ha mai pensato a bowie come ad un amico o ad un soggetto fotografico. per lui, e` sempre stato semplicemente "david bowie". il segreto delle immagini di sukita e` la naturalezza con cui ha affrontato e interpretato la complessita` in continuo movimento di bowie. il libro si compone di 48 fotografie a partire da una serie di ritratti realizzati a londra nel 1972 e a new york nel 1973, seguita da immagini dal vivo in giappone nello stesso anno. non mancano gli scatti iconici e diverse fotografi e "alternative" del servizio di heroes del 1977, immagini di viaggio a kyoto, in giappone, del 1980 e alcuni ritratti piu` recenti, scattati tra il 1989 e il 2002 per la promozione dell`album heathen, compreso quello di un manichino a grandezza naturale, fatto costruire da sukita per poter realizzare fotografi e sempre nuove senza disturbare il soggetto "originale". un caleidoscopio prezioso per verificare una volta di piu` come solo il cambiamento continuo sia la chiave per rimanere profondamente se stessi.

un romanzo inedito e incompiuto di silvio d`arzo e` stato ritrovato e trascritto da alberto sebastiani, grande esperto dello scrittore reggiano. (dalla prefazione di alberto sebastiani) eta` di lettura: da 10 anni.

la fata rosa e` stufa di realizzare i desideri di bambine e bambini. anzi, a poco a poco si rende conto che cio` che le piace davvero e`... spaventarli! alla fine, sara` rosa a chiedere alle sue amiche fate di realizzare per lei un desiderio molto particolare... "ciao, piccola, cosa desideri?" "io voglio essere... una giocatrice di rugby!" la fata rosa e` un po` all`antica e non crede nell`uguaglianza. ogni volta in cui una bambina o un bambino esprime un desiderio simile, lei se ne va via arrabbiata, senza realizzarlo. perche` crede che esistano "cose da bambine" e "cose da bambini". presto, pero`, la fata rosa si rendera` conto di avere un desiderio non proprio tipico di "una fata"... le sue amiche fate la aiuteranno a realizzarlo? e cosa succedera` alle bambine e ai bambini i cui desideri non sono stati compiuti? eta` di lettura: da 4 anni.
un`esistenza spesa a scrivere. scrivere per capire era l`imperativo categorico di leonard cohen: la scrittura come senso della vita, per la quale non ha esitato a sacrificare anche gli amori piu` intensi e passionali che con il loro intrigo lo conducevano inevitabilmente lontano dalla scrivania. eppure l`amore l`ha vissuto: nell`eta` dell`oro a idra con marianne e piu` avanti con suzanne, la madre dei suoi figli, e poi ancora con dominique, rebecca e anjani, donne bellissime e innamorate che, ne` con la dolcezza, ne` con l`astuzia, sono riuscite a trattenerlo. la necessita` di nuove esperienze amorose e` sempre andata di pari passo con il bisogno di indagare la vita attraverso altre direzioni e punti di vista. di trovare finalmente il bandolo che portasse alla comprensione. ogni disillusione lo portava a rinforzare la convinzione che il vero amore non fosse terreno, ma l`attrazione della carne lo riportava a boogie street, metafora per rappresentare il mondo con tutte le sue tentazioni e frivolezze. un`altalena che non ha mai smesso di oscillare, neppure in tarda eta` quando ha continuato a lottare pur di non darsi per vinto.
"l`umanita` intera oggi sta facendo un `esperimento` sui propri limiti di specie. a me pare che sia proprio questa esperienza dei limiti dell`uomo a ridare ai saperi umanistici, dopo decenni di autodichiarata perdita di ruolo, una posizione cruciale nel mondo contemporaneo, altrettanto decisiva di quella che compete alle scienze. piu` che un ruolo e` una sfida, la massima: la possibilita` di riaprire il gioco. la possibilita` di creare strutture di pensiero e di giudizio che funzionino come dei `correttivi` rispetto a quelle che ci stanno portando verso una catastrofe annunciata. la possibilita` di elaborare proiezioni potenti dell`umano dotate di una forza agente e capaci di rimettere in movimento energie da tempo addormentate o paralizzate": con lo stile brillante e provocatorio che caratterizza carla benedetti, questo volume prende in esame alcuni dei fenomeni che secondo l`autrice hanno portato la cultura tutta, quella italiana in particolare, ad avere uno sguardo distruttivo e apocalittico sul mondo. benedetti imputa questo declino all`imperare del linguaggio televisivo, alla scelta di prediligere la quantita` alla qualita` della scrittura, al tono ironico usato anche a sproposito, all`uso dell`anonimato in rete, che cancella ogni responsabilita`. per andare controcorrente e` necessario tornare a pensare la cultura come invenzione e creazione del singolo, come uso di una parola `non convenzionata` che sfugga alle gabbie predisposte dall`odierno ordine del discorso.