quando perde la madre, alla minorenne jamie hall non restano altri affetti del cane meticcio e senza nome con cui si accompagna. per evitare di finire in un istituto che la separerebbe anche da lui, jamie fa rotta verso la tetra cittadina industriale di dyers corners. l`atmosfera di degrado e privazione del luogo si riflette ora nei suoi abitanti. nell`abiezione del rigattiere jake e nella scelleratezza del bracconiere harlan, nel rimpianto paralizzante del direttore dell`ufficio postale da sempre innamorato della nonna di jamie. jamie prende servizio come custode presso la casa estiva di margaret, un`anziana fotografa segnata dal dolore ma ancora capace di uno sguardo lucido e solidale, e la` conosce galen, cacciatore di pelli reduce del vietnam che ha scontato in carcere una lunga condanna per una colpa mai commessa, rifugiandosi poi in una solitudine sconfitta e rassegnata. con loro, con lui, jamie sembrerebbe finalmente avviata a una nuova serenita`, ma ancora una volta il destino non accenna a distrarsi. ha le fattezze di un ragazzino, un essere arcano e insensato, piu` animalesco che umano. jamie, di ritorno a casa insieme al cane, lo trova legato a un albero come una bestia, e senza starci a pensare lo slega. e il primo atto di una catastrofe imminente che la costringera` presto a una fuga all`ultimo respiro.
padre e nonno incestuoso, corrotto e corruttore, sempre di corsa a riscuotere una mazzetta dopo l`altra, ora beffardo ora dispiaciuto, in costante affanno per il peso dei troppi chili e dei troppi peccati: e` karan, uomo cinico e brutale, falso prima di tutto con se stesso. karan ha lenito il dolore per la perdita della madre visitando bordelli e prostitute bambine, e piu` tardi il matrimonio e la famiglia non hanno saziato i suoi appetiti, sessuali ed economici, per nulla dissimili da quelli di chi governava l`india. la situazione incestuosa diventa metafora, sgradevole ma riuscita, di un paese tradito dai suoi padri.
protagonista della scena culturale tedesca e austriaca e attento lettore di letterature straniere, fra cui l`italiana e l`israeliana, michael kruger e` un nome di primo piano nella lirica tedesca, insignito dei piu` prestigiosi premi nazionali. in italiano e` gia` apparso come poeta, saggista e narratore. questo volume, tratto dall`antologia tedesca "archine des zweifels" (2001), dalle raccolte "kurz vor dem gewitter" (2003), "unter freiem himmel" (2007) e dalla recente "ins reine" (2010), e` un itinerario in una poesia vicina e comprensibile, estranea alla mistica della parola ma con la grande liederistica romantica alle spalle. kriiger e` un malinconico, un "amico della morte" che tende l`orecchio al "cantico dell`inanita`" ma fa parlare il visibile - la natura viva, acque, boschi e animali ora tangibili ora alieni -, gli uomini in perenne ricerca di giustificazioni e anche un suo io che dice cose che non si aspettava di dire. inatteso per noi anche il suo ironico ma cordiale "undicesimo comandamento": "non morire, / ti prego". e la storia? per l`ironico, per l`irridente non conta granche`, e meno ancora conta la grandezza: "una mucca pascola davanti alla casa / l`ultima di una fila di mucche. / una loro antenata, bianco-marrone,/ fu presentata a napoleone, / poco prima che incontrasse goethe a weimar".
margherita, pipolo, francesco, il professore sono alcuni dei "matti" che simone cristicchi ha incontrato durante il servizio civile in una casa famiglia di roma. le incredibili storie di queste persone, piene di tic e di talenti inaspettati, vittime di tremende ossessioni ma anche di creativita`, sono entrate nella sua produzione musicale (centro d`igiene mentale e` il titolo della sua tourne`e) e ora diventano anche l`esordio narrativo del giovane cantautore romano. simone cristicchi e` il ragazzo ricciuto che ha fatto ballare l`italia intera sbeffeggiando biagio antonacci e il sistema delle major discografiche. ma, tormentone a parte, il successo di cristicchi e` stato salutato come l`affacciarsi di una nuova generazione di cantautori, capace di scrivere musica italiana di qualita`, con una forte vena di lirismo e di impegno nei testi, da "studentessa universitaria" a "angelo custode".
ci sono ferite enormi, insanabili, e piccole lacerazioni nel tessuto del mondo come dentro di noi. ci sono gesti che curano e gesti che distruggono. ci sono storie che parlano da sole. sette grandi scrittori e sette grandi scrittrici festeggiano con un racconto i cinquant`anni di medici senza frontiere, che da sempre s`impegna a curare le ferite degli altri, ovunque si trovino. con l`acquisto di questo libro il lettore sosterra` la causa di msf: tutti gli autori hanno ceduto gratuitamente i loro racconti, la curatrice caterina bonvicini ha rinunciato al suo compenso e l`editore devolvera` l`utile del progetto. racconti di marco balzano, diego de silva, donatella di pietrantonio, marcello fois, helena janeczek, jhumpa lahiri, antonella lattanzi, melania g. mazzucco, rossella milone, marco missiroli, evelina santangelo, domenico starnone, sandro veronesi e hamid ziarati.
: e` cosi` che rispondeva il nonno di mehta a chi gli chiedeva perche` avesse lasciato l`india per l`inghilterra. una risposta semplice, diretta, cosi` come e` diretto mehta nell`affrontare l`argomento in "questa terra e` la nostra terra". partendo dalla sua esperienza personale - lo scrittore e` emigrato ragazzo da bombay a new york con la sua famiglia -, mehta fa il giro del mondo per delineare il quadro della situazione in occidente: dalla frontiera tra messico e stati uniti, alla recinzione che separa il marocco da melilla, alle politiche islamofobe di molti governi europei, il sentimento prevalente e` la paura. perche` le storie di chi ogni giorno lavora e lotta duramente per conquistare diritti che dovrebbero essere scontati sono offuscate dai discorsi altisonanti pieni di retorica populista. e allora tutti a difendersi, chiudersi, respingere invece di accogliere. e un errore, e mehta lo racconta in questo vero e proprio manifesto a favore dell`immigrazione: non si puo` che trarre vantaggio dall`apertura, dall`accoglienza, dallo scambio. appassionato, intenso, tenero, pieno di storie e personaggi memorabili, "questa terra e` la nostra terra" e` una lucida lettura del presente, e un incoraggiamento a cambiare il futuro.
capricciosa, dispotica e tranchant: cosi` e` aurora greenway, vedova quarantanovenne di houston, in texas. in compenso ha capelli stupendi e un corpo che mantiene sodo cucinando in modo sopraffino e mangiando di gusto. gli spasimanti, quindi, non le mancano, ma come scegliere tra il vicepresidente di banca impacciato, la vecchia fiamma sentimentale e il vicino che la spia con il binocolo, quando lei stessa sa che ? di tutt`altra pasta e` sua figlia emma, una ragazza pacata e malinconica alle prese con un matrimonio sbagliato (cosa che aurora non perde occasione di rinfacciarle). suo marito, docente di letteratura e aspirante scrittore, dopo soli due anni ha gia` perso interesse nei suoi confronti, la loro vita sessuale e` noiosa, le conversazioni litigiose. forse un figlio sistemera` le cose? non e` di questo avviso sua madre, che al dolce annuncio anziche` felicitarsi da` in escandescenze: chi, chi mai vorra` accompagnarsi con una nonna? la vita matrimoniale non sembra granche` nemmeno per rosie, la combattiva e instancabile donna di servizio di aurora, che dopo ventisette anni e sette figli scopre che il marito le ha fatto un torto ben peggiore dell`occhieggiare la padrona sotto il suo naso. bisticci, tumulti e scaramucce si smorzano nella birra e nel bourbon, fra tragicomici blackout di lucidita` e giudizio.ma una sotterranea rete d`amore lega le protagoniste, pronta a entrare in campo quando la vita colpisce piu` duro.
, esordisce una lucy barton oggi sessantaquattrenne aprendo questo capitolo della sua storia, e nell`immediatezza del suo proposito s`intuisce il lavorio di riflessioni a lungo maturate. sono passati decenni da quando lucy, convalescente in un letto di ospedale, aspettava la visita delle sue bambine per mano al loro papa`; decenni da che, con pochi vestiti in un sacco dell`immondizia, lasciava quel marito tante volte infedele e si trasferiva in una nuova identita`. oggi lucy e` un`autrice di successo, benche` ancora si senta invisibile, con le figlie ormai adulte ha un rapporto vitale e premuroso, e da un anno piange la scomparsa del suo adorato secondo marito, david, un violoncellista della new york philharmonic orchestra, nato povero come lei. william di anni ne ha settantuno, e` sposato con la sua terza moglie, estelle, di ventidue anni piu` giovane, e la sua carriera di scienziato sembra agli sgoccioli. tanta vita si e` accumulata su quella che lui e lucy avevano condiviso. perche` dunque william? perche` tornare a quell`uomo alto e soffuso d`autorita`, con una faccia e un cognome tedesco ereditato dal padre prigioniero di guerra nel maine? corrente carsica che scorre silente per emergere in imprevedibili fiotti di senso e sentimento, questo matrimonio e` ricostruito per ricordi apparentemente casuali - una vacanza di imbarazzi alle cayman, una festa tra amici non riuscita, un viaggio di risate in macchina, un amaro caffe` mattutino - ma capaci di illuminare i sentieri sicuri e i passi falsi di una vita coniugale, dove le piccole miserie e gli asti biliosi convivono con i segni di un`imperitura, ineludibile intimita`. cosi` e` william il primo che lucy chiama quando viene a sapere della malattia di david; ed e` a lucy che william chiede di accompagnarlo in un viaggio nel maine alla spaventosa scoperta delle proprie origini e di verita` mai conosciute. , t
"ho sedici anni, sono immortale, ho un amore, e non c?e mare che possa resistere alle mie bracciate, alle mie astuzie". esistono molti modi per guardarsi indietro e raccontare cosa si e stati. ernesto franco ne ha messo a punto uno tutto suo, per lampi, travestimenti, epifanie. il narratore di queste pagine ha mille forme e mille voci, a volte sparisce e a volte occupa l?intera scena: ora e un bambino travestito da corsaro nero, ora il padre che gioca a batman con il figlio; ora e marito, ora amante, ora ragazzo e militante negli anni settanta. e poi ladro, dottore, cecchino, editore, rivoluzionario russo, killer serale di topi... attraverso questa girandola di personaggi, ernesto franco ci racconta tutte le persone che siamo se ci osserviamo da vicino, fondendo vita immaginata e vita vissuta in un bricolage mitico, letterario ed emozionante. questo singolare autoritratto di fantasia e una scommessa narrativa che sfida l?esperienza individuale per farsi letteratura, trascendendo cio che esiste di piu intimo e personale, cioe il racconto della propria vita, per rivolgersi proprio a tutti. alla base di "sono stato" c?e l?intuizione di interrogare e ripercorrere, senza remore ne pudore, i molti volti e le molte fisionomie della persona con cui l?autore ha intrattenuto negli anni la frequentazione piu duratura: se stesso. e cosi i frammenti di un?esistenza riaffiorano e sfilano davanti ai nostri occhi in un elenco toccante di ricordi, di evanescenze sognate e di istanti vagheggiati. su questo palcoscenico dell?immaginazione la memoria gioca a nascondino con la letteratura, tra seminari lacaniani e pomeriggi d?amore, pranzi di natale a base di hashish e scuole di recitazione, componendo un ritratto mobile e intenso di uno scrittore, di un editore, di un uomo, a cui il destino ha consegnato la qualita rara di saper tenere insieme grazia e passione. ernesto franco ha convocato le moltitudini - anche quelle letterarie - che lo hanno accompagnato nel corso della sua vita, tr