


il libro raccoglie il materiale di sei conferenze e diventa occasione per riflettere sulla distanza fra l`uomo ipoteticamente senza connotazioni e l`uomo connotato. la definizione "l`altro"/"gli altri" puo` venir intesa come l`altro da se`, come l`individuo contrapposto agli altri individui, ma anche l`altro che affonda le radici nella diversita` di sesso, generazione, nazionalita`, religione. attraverso il reportage (che secondo kapuscinski e` il genere letterario piu` collettivo che esista) l`autore ricorda gli interlocutori incontrati sulle strade del mondo, quelli che raccontano la storia della loro vita o che parlano della societa` alla quale appartengono. questi interlocutori sono persone fatte da due parti spesso difficili da separare. una e` l`uomo chiunque, l`altra, sovrapposta e intrecciata alla prima, e` l`identita` razziale, culturale e religiosa. le due parti non appaiono mai distinte, allo stato puro e isolato, ma convivono influendo l`una sull`altra. kapuscinski fornisce in questo lavoro il suo punto di vista sulla percezione culturale delle persone.

l`"appendix vergiliana" raccoglie una serie di componimenti poetici che fin dall`antichita` furono attribuiti al giovane virgilio. l`intera silloge e` in realta` spuria, frutto dell`ingegno di diversi poeti minori del i secolo d.c. e risente dell`imitazione di numerosi modelli. i testi contenuti sono i piu` diversi: dai brevi epigrammi a un compianto funebre per mecenate, dai poemetti amorosi e mitologici ai bozzetti di ambiente popolare, spesso di intento parodistico, come la celebre "zanzara".




vitale rappresentazione dello stato moderno, longeva e barocca figura di pensiero politico nelle sembianze di un mostro biblico, il "leviatano" e` certamente l`opera filosofica piu` dibattuta degli ultimi quattro secoli: vi sono contenute le radici del moderno stato di diritto e di esperienze politiche antiassolutistiche come la rivoluzione francese, elementi necessari a comprendere le vicende piu` recenti delle democrazie europee. pubblicato per la prima volta nel 1651, al termine di un`epoca che aveva visto l`europa dilaniata da guerre civili e di religione, il "leviatano" definisce tutte le logiche e le categorie della modernita`, inclusa la loro duplicita` e contraddittorieta`. perche` reca in se` non solo un`architettura di istituzioni, ma anche un campo di conflitti, non solo la stabilita`, ma anche la possibilita` del fallimento. superare la forma stato descritta in queste pagine resta una delle grandi sfide del xxi secolo. con un saggio introduttivo di carlo galli.

"un mondo che si considera prospero e civile, segnato da disuguaglianze e squilibri al suo interno, ma forte di un`amministrazione stabile e di un`economia integrata; all`esterno, popoli costretti a sopravvivere con risorse insufficienti, minacciati dalla fame e dalla guerra, e che sempre piu` spesso chiedono di entrare; una frontiera militarizzata per filtrare profughi e immigrati; e autorita` di governo che debbono decidere volta per volta il comportamento da tenere verso queste emergenze, con una gamma di opzioni che va dall`allontanamento forzato all`accoglienza in massa, dalla fissazione di quote d`ingresso all`offerta di aiuti umanitari e posti di lavoro. potrebbe sembrare una descrizione del nostro mondo, e invece e` la situazione in cui si trovo` per secoli l`impero romano di fronte ai barbari." per molto tempo la gestione di questo flusso di popoli attraverso i confini dell`impero produce un equilibrio instabile ma funzionale, che garantisce ai romani l`approvvigionamento di nuove leve per l`esercito e per la coltivazione dei campi, in cambio dell`assimilazione nei piu` grande "stato" del pianeta.






eschilo e` il primo dei grandi tragediografi greci, vissuto tra il 525 e il 455 a.c. la cultura ellenica stava allora passando da una visione arcaica dell`universo a una concezione piu` razionale. l`idea di un destino dominato da forze cieche e oscure stava lasciando il posto a un`organizzazione della vita sociale secondo forme di partecipazione collettiva al potere, basata su regole imparziali e democratiche. i protagonisti delle tragedie di eschilo non sono piu` semplici mortali in balia di forze estranee, ma uomini coscienti, certo sottoposti alle dure leggi della necessita`, ma anche responsabili delle proprie scelte. i suoi personaggi, quindi, sono vittime e colpevoli insieme, figure complesse e spesso (basti pensare a clitennestra) stupendamente delineate nella loro profondita` emotiva.

charles ryder e` studente a oxford quando conosce sebastian flyte: eccentrico, sregolato, umorale, sebastian e` il secondo dei quattro figli di una famiglia nobile, i marchmain. poco interessato allo studio e insofferente a qualsiasi forma di vita regolare, elegge charles a compagno di scorribande, trascinandolo con se` in folli giri in auto e nottate di bagordi. la consacrazione della loro amicizia coincide con l`invito da parte di sebastian a trascorrere insieme un periodo di vacanza a brideshead, la sontuosa quanto decadente dimora di campagna della sua famiglia. e` qui che pero` nel rapporto tra i due giovani cominciano ad aprirsi le prime crepe. il fascino esercitato su charles da sebastian e` infatti accresciuto ma anche complicato dall`impatto con il mondo da cui quest`ultimo proviene: una nobile casata cattolica popolata di individui feriti e irrisolti, tormentati, incapaci di fare i conti tanto con i propri personali lati oscuri quanto con la fine di un`era in cui il loro status di superiorita` era un dogma inattaccabile. tutti, in qualche modo, si contendono capricciosamente l`affetto e la lealta` di charles, ma cosi` facendo accelerano la discesa di sebastian verso abissi di infelicita` e autodistruzione e spingono il suo amico a prendere coscienza della distanza sociale e spirituale che lo separa da loro. eppure, in un modo o nell`altro, brideshead accompagnera` charles per tutta la vita. considerato il capolavoro di evelyn waugh, "ritorno a brideshead" getta uno sguardo nostalgico e riflessivo sull`epoca che precedette la seconda guerra mondiale: il canto del cigno di un mondo sul punto di scomparire. prefazione di alessandro piperno.