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hemingway era "un pezzo di cielo, e una fitta di sole" scriveva anna maria ortese nel luglio del 1961 commentando, commossa, l`improvvisa scomparsa di colui che le sembrava appartenere ad anni "non ancora macchiati da carneficine o tumefatti in ghiacci spaventosi" e a una generazione di padri-leoni dalla "santita` animale", estranei a una intelligenza "che oggi ha scarnificato l`uomo": con le sue opere, infatti, hemingway proclamava l`esistenza del tutto di cui l`uomo e` parte, e attraverso i suoi occhi ragionava tranquilla e maestosa la natura. non v`e` dubbio: chi cercasse in questi scritti che coprono oltre cinquantanni di attivita` giornalistica (dal 1939 al 1994) accorte recensioni, sagaci squarci di storia letteraria, dotte e politiche riflessioni sul romanzo sarebbe del tutto fuori strada. il metodo di lettura di una uncommon reader come la ortese ha a che vedere anzitutto con quella "doppia vista" di cui andava dolorosamente fiera e che, quando discorre di leopardi o di anna frank, di cechov o della morante, di saffo o di thomas mann, le consente di mettere subito a fuoco, con temeraria sicurezza, la loro profonda necessita` in rapporto al compito della vera letteratura: che dev`essere, sempre, "un`autentica voce, un richiamo, un grido che turbi, una parola che rompa la nebbia in cui dormono le coscienze, il lampo di un giorno nuovo". compito radicale, nobile, impervio - incidere sull`ordine delle cose -, al quale corrisponde un linguaggio lontano anni luce dalla critica letteraria.

nel 1916, nel pieno della prima guerra mondiale, due uomini si accordarono in segreto per spartirsi il medio oriente. il britannico sir mark sykes e il francese francois georges-picot tracciarono sulla sabbia una linea diagonale che andava dal mediterraneo alla frontiera persiana, ridefinendo la mappa di quell`impero ottomano destinato di li` a poco a crollare e a lasciare il posto ai "mandati" britannici su palestina, transgiordania, iraq, e a quelli francesi su libano e siria. i successivi trent`anni hanno visto quell`area scenario di una sordida storia di violenza e manovre politiche occulte, nobili proclami e ipocrite cupidigie, i cui protagonisti - tra aspirazioni sioniste e rivendicazioni arabe, olocausto e politica dell`appeasement - sono stati uomini di stato, negoziatori, spie e soldati, tra cui spiccano i nomi di t.e. lawrence, winston churchill e charles de gaulle. utilizzando documenti recentemente declassificati provenienti dagli archivi britannici e francesi, james barr offre in queste pagine la ricostruzione piu` completa e approfondita di come e` stato disegnato il moderno medio oriente e di come la secolare rivalita` tra inglesi e francesi, pur formalmente alleati, abbia alimentato l`attuale conflitto arabo-israeliano e tutta l`odierna instabilita` geopolitica.

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