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"non solo forma di autodifesa, non solo sport agonistico, ma strumento e via per una migliore integrazione del se` nell`esistenza, il karate puo` essere capito, valutato e sfruttato a fondo solo se lo si ricollega al piu` generale fenomeno delle arti marziali e alla cultura orientale da cui, in forma tecnica diversa ma spiritualmente identica a quella attuale, ebbe origine quindici secoli fa. riscoprendo queste origini e ripercorrendo le tappe della lunga maturazione delle arti marziali attraverso la citazione diretta degli scritti dei grandi maestri di sciabola dell`epoca dei samurai fino ai giorni nostri, questo libro ci fornisce un`affascinante teoria del "combattimento a mani nude" e del suo legame con la filosofia zen. "perche` ho preferito il karate alle altre arti marziali? ho avuto la sensazione che, di fronte al dato reale della violenza esistente in seno alla societa`, la pratica delle arti marziali (sciabola, tiro con l`arco ecc.) avesse qualcosa di anacronistico. il karate mi e` sembrato piu` vicino alla violenza del tempo presente. tuttavia non considero il karate come una forma di violenza destinata a servirmi... io vedo nel karate un modo per mettere in causa il nostro rapporto con i nostri stessi gesti e in senso lato con il nostro corpo". (dalla introduzione).

il fattore mew dalla vita desidera una cosa soltanto: possedere tutto madder, il villaggio in cui abita, abitanti compresi. li` dove vive anche il vecchio calderaio jar, misteriosa figura scesa un giorno dalle colline che all`improvviso scompare. tutti in paese lo amano e gia` immaginano che al suo ritorno succedera` qualcosa di straordinario. il perfido mew, in assenza di jar, compie ogni sorta di violenza. la sua voglia di possesso lo porta ad appropriarsi anche di una grossa pietra che tutti in paesi chiamano la "pietra di jar". e` allora che il vecchio riemerge dalle nebbie delle colline per riportare in paese il bene accompagnato dalla spettacolare punizione del colpevole.

l`aforisma fu coltivato da pessoa nel corso di tutta la vita, sotto il proprio nome e attraverso quello dei suoi eteronimi, e spunta improvviso nei quaderni manoscritti, nei margini - o persino nel mezzo - di testi con i quali non ha necessariamente un rapporto. compare anche isolato, scritto su pezzettini di carta strappati oppure in serie, separati da righe orizzontali, molti scritti in inglese, lingua nella quale pessoa, in questo genere letterario, si dimostra decisamente brillante. questo volume e` una piccola raccolta rappresentativa di tali aforismi e pensieri sparsi, per la grande maggioranza inediti; piccola raccolta, ma assai indicativa dello spirito di questo grande poeta dai mille volti, sfuggente e sempre nuovo.

il romanzo, attraverso il doppio binario delle confessioni dei due protagonisti, un uomo e una donna - un ingegnere e una suora - delinea un rapporto problematico e delicato senza ambiguita`, frutto di una diversa e profonda esperienza spirituale.

sardegna, anni cinquanta. raimondo quesada e` il rampollo di una ricca e potente famiglia borghese. corpo estraneo ad essa, come pure tutta la piccola, ma complessa societa` locale. rifiuta la corte assidua e tenace della cugina paola e mantiene invece a roma una donna emigrata dal suo paese, dalla quale ha anche un figlio. scomparira` in modo triste e misterioso, cosi` come e` vissuto. in questo romanzo mannuzzu disegna personaggi e vicende di un mondo ambiguo, sempre allusivo, misterioso.

graham greene ha ambientato in africa due dei suoi romanzi piu` noti, "il nocciolo della questione", del 1948, e "un caso bruciato", del 1961: aveva raccolto il materiale durante alcuni viaggi compiuti nel continente nero a partire dal 1934, e in particolare quelli in africa occidentale nel 1941 e nel congo belga devastato dalla lebbra nel gennaio 1959. in queste occasioni greene era solito tenere dei resoconti dettagliati: quaderni su cui annotava ritratti, fatti, riflessioni su colonie e colonialismo, perdizione e salvezza. quei diari, destinati in origine solo a un uso privato, consentono di scoprire come greene lavorava sulla propria scrittura, come dava forma a un racconto, come trovava gli spunti per la trama e i personaggi. ma gettano anche uno sguardo acuto sul mondo africano, sul suo fascino magico, visto con gli occhi di un autore che, proprio nella forma diaristica - piu` spontanea, meno elaborata, meno preoccupata di questioni formali -, sollecita il lettore a un rapporto complesso e continuamente stimolante.

il geniale scienziato sovietico professor preobrazenskij ha fatto una scoperta meravigliosa: grazie a uno speciale siero di sua invenzione qualsiasi animale puo` essere trasformato in un essere umano. il suo esperimento apparentemente ha un esito positivo, ma l`animale prescelto, un povero cane randagio, conserva, anche sotto la forma umana, tutta la sua natura canina, e questo causera` una serie di gravi problemi al professore.

due storie narrate a capitoli alterni e che mai s`intersecano: quella dei due amanti che fuggono dalla societa` per chiudersi nel loro rapporto esclusivo e che nel tentativo d`interrompere una gravidanza finiscono con l`autodistruggersi; e quella del detenuto che durante la grande inondazione del mississippi viene mandato in cerca di una partoriente aggrappata a un albero semisommerso, la trova, fa nascere il bambino, porta entrambi in salvo e poi, invece di darsi alla fuga, rientra nella monastica societa` del penitenziario. estraneo a qualsiasi genere conosciuto, le "palme selvagge" non ha mai cessato di suscitare interrogativi. si tratta di due racconti autonomi, intercalati per una qualche audace trovata? di due racconti sotterraneamente legati? o di un romanzo, ancorche` anomalo? interrogativi ai quali ha fornito una risposta definitiva kundera: "la "sonata" opera 111 [di beethoven] mi fa pensare a "palme selvagge" di faulkner, in cui si alternano un racconto d` amore e la storia di un evaso, due soggetti che non hanno nulla in comune, non un personaggio, e neanche una qualunque percettibile affinita` di motivi o di temi: una composizione che non puo` servire da modello a nessun altro romanziere, che puo` esistere una volta e basta, che e` arbitraria, non raccomandabile, ingiustificabile - ed e` ingiustificabile perche` dietro di essa si avverte un "es mu? sein" che rende superflua ogni giustificazione".

l`opera di schiller fu per tutto l`ottocento la vera opera "classica" della letteratura tedesca, veicolo dei valori positivi della borghesia in ascesa che ne fece il "suo" autore. altrettanto importante fu la sua influenza sulla letteratura di tutta l`europa, da coleridge e carlyle a constant e puskin; e fu infine fecondissimo anche il suo rapporto con la musica, dall`inno "alla gioia", musicato da beethoven nel finale della nona sinfonia alle numerose opere che verdi trasse dai suoi drammi. nei testi qui raccolti emergono i temi principali del teatro schilleriano: l`attacco alle istituzioni sociali del suo tempo, il passaggio dalla rivendicazione della liberta` politica alla coscienza della piu` impegnativa liberta` morale d`ogni individuo, lo scontro inesorabile del mondo reale e di quello ideale.

"recita dell`attore vecchiatto" comprende la risistemazione di larghe parti di due opere che celebrano la figura di attilio vecchiatto, grande attore shakespeariano, ma al contempo amara metafora della situazione attuale del nostro paese: "recita dell`attore vecchiatto nel teatro di rio saliceto" e "sonetti del badalucco nell`italia odierna". l`intervento di celati e` molto profondo e riunifica autenticamente le due opere in un nuovo testo compatto e toccante. "attilio vecchiatto (1910-1993) e` stato un attore italiano di fama internazionale, ammirato da laurence olivier, jeanne moreau e molti altri. dopo trent`anni di tourne`e in sud america, sbarcato nel 1965 a new york, aveva creato il suo piccolo teatro shakespeariano, in un quartiere italiano del bronx. invitato in francia nel 1976, aveva portato in giro i suoi adattamenti shakespeariani in molti paesi europei, ottenendo notevoli successi. nonostante la notorieta` all`estero, in italia, al suo ritorno assieme alla moglie carlotta, nel 1988, non e` riuscito a trovare lavoro da nessuna parte, tranne che nel piccolo teatro di rio saliceto." (gianni celati)

paul verlaine nacque a metz nel 1844 e si trasferi` con la famiglia a parigi nel 1851. grande importanza ebbe nella vita del poeta il suo breve ma intenso rapporto con arthur rimbaud. la poesia di verlaine, soave, leggera e autentica, esprime un forte e profondo desiderio di felicita`. attraverso un linguaggio semplice e una struttura poetica articolata, verlaine confida una malinconia dolce, piena di immagini e vibranti pulsazioni.

un attempato professore sconvolto dalla visione di uno splendido adolescente, uno strano amore nato in un sanatorio, un`incerta vocazione letteraria che si scontra con un richiamo alla normalita` borghese. grottesco e tragedia si intrecciano paradossalmente nei tre brevi capolavori del piu` importante scrittore tedesco della prima meta` del novecento.

mara e` una giovane di monteguidi, piccolo paese della val d`elsa, che all`indomani della liberazione conosce il partigiano bube, eroe della resistenza, e se ne innamora. questi, tornato alla vita civile imbottito di precetti di violenza e vendetta, ha commesso un delitto e, dopo un periodo alla macchia, viene catturato e condannato a quattordici anni di carcere. mara, maturata proprio grazie alla forza del sentimento per bube e divenuta ormai donna, decide di aspettare l`amato con animo fedele e ostinato. con questo romanzo - pubblicato nel 1960 e seguito nel 1963 da una celebre versione cinematografica interpretata da claudia cardinale - cassola si aggiudica il premio strega e raggiunge il successo anche internazionale. "la ragazza di bube" segna una profonda cesura nella narrativa italiana del dopoguerra: benche` ispirato a una vicenda realmente accaduta, il romanzo si arricchisce di elementi psicologici e lirici superando le istanze neorealiste, tanto per il linguaggio quanto per il rifiuto dei dogmatismi ideologici. "il romanzo" sostiene infatti cassola "viene prima di ogni interpretazione della realta`, e` la ricerca continua della verita` degli uomini."

storie viste dal marciapiede, dal basso di chi nei luoghi sta. cartoline, brevi lettere, trenta racconti scritti come si fa quando si parte per davvero e si racconta una storia a qualcuno che si ama. con lo stesso titolo era gia` uscito un altro libro di erri de luca, alla fine degli anni novanta. in quell`edizione c`erano le storie dei suoi viaggi nella bosnia in guerra, nel pieno della guerra civile jugoslava. in questo altro "pianoterra" quelle storie non ci sono quasi piu`. resta pero` identica la prospettiva di chi guarda. perche` questo libro e` un "atto di residenza": racconta luoghi, avventure, impressioni, uniti da un esclusivo punto di vista, quello del "pianoterra". "tra due esseri umani e` infinito il grado di premure che possono offrirsi incontrandosi al pianoterra di un marciapiede [...]. dall`angolo stretto di chi sta in una folla proviene la scrittura di queste pagine." cosa e` la virilita`, come cambia e cosa diventa. l`idea di patria. la pentola sul fuoco e nonna emma e decine di altre storie di residenza.

giovanni giudici in questa raccolta approfondisce i temi centrali della sua opera gettando un nuovo, insistente sguardo sul presente, nel suo intreccio di storia e di soggettivita` individuale, nel suo contrarsi e dilatarsi dai confini del tragico a quelli del ridicolo.

"l`odissea" e` il libro che ha piu` influito sulla psicologia e sulla letteratura europee: il libro senza il quale ne` cervantes, ne` defoe, ne` stevenson, ne` kafka, ne` joyce avrebbero scritto i loro capolavori; il libro al quale l`occidente ha affidato il senso piu` profondo della ricerca, del viaggio, della fantasia, del sogno, della lucidita`, dell`ironia, della maschera, dell`infinita capacita` di metamorfosi, che da trenta secoli lo distinguono; il libro al quale l`occidente non puo` rinunciare senza uccidere se` stesso. a ogni verso siamo in preda all`avventura, alla magia, alla stregoneria, all`irreale, alla favola, all`immenso. i primi quattro canti ci offrono alcuni tra i passi piu` prodigiosi dell`"odissea": ora nel registro famigliare - euriclea che accompagna a letto telemaco -, ora nel registro magico-favoloso - proteo, il profetico vecchio del mare, il dio della perenne metamorfosi (come ulisse e` l`uomo della metamorfosi perenne), che dorme, circondato dal suo gregge di foche.

viaggio al centro della terra e` la mirabolante spedizione nelle viscere del mondo intrapresa dal professor otto lidenbrock, scienziato noto in tutta la germania, dal nipote axel e da hans, la guida che li accompagnera` per l`intera durata dell`avventura. all`origine di tutto quanto, la scoperta da parte dello scienziato di una vecchia pergamena in cui, in linguaggio cifrato, venivano fornite precise indicazioni per raggiungere il centro della terra attraverso l`entrata posta in un vulcano islandese. le avventure che il gruppo vive per arrivare al cuore del pianeta sono straordinarie e non a caso al libro arridera` una tale fama da renderlo fin da subito uno dei piu` letti di jules verne. una storia destinata ad accendere la fantasia dei suoi contemporanei, anche per merito delle splendide incisioni di edouard riou, che accompagnavano le prime edizioni del volume, qui riprodotte. il libro si e` guadagnato un posto di rilievo anche tra i romanzi del cosiddetto ciclo "alla scoperta del mondo perduto". ma anche negli anni a noi piu` vicini e` diventato uno dei testi di riferimento del "genere steampunk". da questo romanzo sono stati tratti innumerevoli film, serie televisive e videogame.

vittorio sgarbi chiude la sua trilogia del rinascimento, dopo leonardo e raffaello, con il racconto impetuoso della vita e delle opere di michelangelo buonarroti. la parabola di un artista predestinato - narrata da vasari nelle vite con l`ammirazione che gia` suscitava nei contemporanei - capace di realizzare tra firenze, bologna e roma una sequenza di capolavori che lo affermano come un maestro assoluto, venerato, copiato, rispettato per tutti i secoli a venire, fino ai giorni nostri. le parole di sgarbi guidano lo sguardo alla ricerca delle fonti e delle consonanze che le opere, opportunamente interrogate, ci suggeriscono: cosi` sentiamo nostro il dolore muto e senza tempo della madonna della pieta` vaticana, la forza interiore del david, proviamo la stessa vertigine provata da raffaello nella cappella sistina, di fronte al gesto assoluto che unisce e allontana dio e l`uomo. ancora vibriamo dell`energia che la pietra trasmette ai prigioni, al mose`, all`estremo abbraccio tra la madre e il figlio nella pieta` rondanini. e in questo viaggio michelangelo non ci appare mai solo: egli studia e rivoluziona la lezione dei maestri del passato - masaccio, donatello, antonello da messina -, si confronta con gli artisti coevi - niccolo` dell`arca, bellini, mantegna -, e dialoga con i pittori e scultori successivi su cui esercitera` la sua influenza, dai manieristi che ne subiranno il mito a tiziano, caravaggio, picasso, pollock, fino all`arte contemporanea. vittorio sgarbi insegue michelangelo nello stupore della bellezza, indaga le ombre della sua personalita` inquieta, e pagina dopo pagina la storia del piu` grande di tutti diventa una storia che ci riguarda, il racconto del genio che ha mostrato al mondo l`anima dell`uomo. "michelangelo evoca fantasmi. nelle sue opere non c`e` soltanto la bellezza e la pienezza della forma, ma anche il tentativo di cogliere uno stato d`animo e uno spirito che sono dentro la scultura e la pittura. questa e` la sua grandezza, la sintesi for

un uomo e` al volante. guida senza sapere davvero dove sta andando. ha effettuato diverse svolte a sinistra, altrettante ne ha fatte a destra, fino a ritrovarsi di fronte a un bosco, lungo un vecchio sentiero sterrato segnato da profondi solchi. il sole e` gia` calato, nevica e fa molto freddo: qualsiasi altra persona sarebbe gia` tornata su strade e pensieri piu` tranquilli e sicuri. ma il protagonista di questa storia si e` gia` inoltrato nel fitto della boscaglia, e la macchina rimane bloccata nel fango. mentre cerca aiuto nel bosco, perdendosi inevitabilmente, nell`oscurita` un bagliore lo sorprende... "non mi ero mai comportato peggio di cosi`, prima rimanere bloccato con la macchina e poi entrare nel bosco in cerca di aiuto, come era potuto venirmi in mente di trovare aiuto nel bosco, in quella selva oscura, che razza di idea, no, era un errore chiamarla idea, era piu` una trovata improvvisa, una cosa del genere, che mi era balzata in testa cosi`. una sciocchezza. pura follia. stupidita`. pura e semplice stupidita`." un uomo sperduto nella natura, un incontro improvviso e misterioso, una storia potente del premio nobel per la letteratura 2023, che indaga in maniera selvaggia e poetica gli enigmi del nostro animo.

molie`re, anzitutto e soprattutto uomo di teatro, consegno` al futuro una forma chiusa, perfetta, classica, che sarebbe stata modello, per secoli, di una comicita` intrisa della piu` drammatica amarezza. rise dei vizi degli uomini nella consapevolezza di quanto c`e` di comico ma anche di patetico e di tragico in ogni umana debolezza. "don giovanni" e` una delle commedie di molie`re piu` controverse ed enigmatiche, presentata e subito ritirata dal cartellone, con l`accusa di empieta`. non solo "gentiluomo malvagio e falso devoto": il leggendario personaggio e` qui ritratto anche come un modello d`ipocrisia.

immane atlantide sommersa, le quasi duemila pagine dei textos recobrados - recuperati e radunati dopo la scomparsa di borges - rivelano le molteplici linee di forza di una riflessione critica di sconcertante novita. rispetto ai fervori iconoclasti degli anni venti (documentati in il prisma e lo specchio, 2009), si colgono qui, gia a partire dai primi anni trenta, una tonalita e nuclei di pensiero e di interesse del tutto inediti: l?inconsistenza dell?io, giacche una persona "non e altro che ... la serie incoerente e discontinua dei suoi stati di coscienza" e "la sostanza di cui siamo fatti e il tempo o la fugacita"; la letteratura poliziesca, che riesce a conciliare "lo strano appetito d?avventura e lo strano appetito di legalita"; le immagini dell?incubo, "la tigre e l?angelo nero del nostro sonno", disseminate nella letteratura da wordsworth a kafka; il gaucho, "amato territorio del ricordo" e "materia di nostalgia"; il tramonto del concetto di testo definitivo, che "appartiene alla superstizione e alla stanchezza"; la rivelazione che buenos aires, un tempo oggetto di caparbie trasfigurazioni poetiche, puo essere descritta solo "per allusioni e simboli". ma quel che piu affascina e la perfetta architettura di questi scritti, capaci, quale che sia l?argomento prescelto, di espandere il nostro orizzonte (talora con un semplice inciso: "nel mondo immaginato da walpole, come in quello degli gnostici siriani e in quello di hollywood, c?e una guerra continua tra le forze del male e quelle del bene") e di ravvivare il dialogo fra due interlocutori che "lo scorrere del tempo avvicina e allontana, ma non separa": il testo e il lettore.

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