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la beata elisabetta era una fanciulla che, per la sua eccessiva bellezza, fu vittima di ogni lascivia e vanita`. tento` di suicidarsi, gettandosi da un campanile, ma venne trattenuta e salvata, da un accesso di vertigini. da allora, convertita, condusse vita pia, diventando la protettrice di coloro che soffrono di vertigini. la vicenda e` piena di crittografie e profezie, manoscritti tarlati e vendette, dubbi teologici e certezze criminali. due domande ci accompagnano sempre, insinuanti, infide: puo` una profezia diventare delitto? e puo` un delitto diventare profezia?

eddie coffin, il protagonista del libro, e` uno dei criminali piu` incredibili, geniali e divertenti della storia. calvo e grassottello, di professione filosofo (per la precisione "ricercatore a cambridge"), incline all`alcol, ex bancario fuori da ogni norma, sospetto di irriferibili reati sessuali e pericolosamente incline a farsi arrestare in costume adamitico, un bel giorno si trova talmente nei guai che deve lasciare la natia gran bretagna. per il suo esilio sceglie la francia, dove conosce hubert, rapinatore sfortunato dalle mille protesi. e l`oltraggioso eddie coffin trova l`ispirazione per iniziare una strabiliante carriera di rapinatore e seduttore.

in un ospizio abbandonato di napoli, uno scrittore marocchino ascolta una vecchia raccontargli storie d`amore e di dolore, scoprendo poco per volta la natura dei sentimenti umani, della fantasia e della creazione letteraria.

le cinque storie della prima parte (miss king, il messicano calvo, giulia lazzari, il traditore, la biancheria di mr. harringhton) hanno come protagonista l`agente segreto ashenden in azione durante la prima guerra mondiale. le altre (prima del ricevimento, eroe di cartapesta, la virtu`, la moglie del colonnello, impronte nella giungla, il tesoro, le convenienze sociali) sono ambientate per lo piu` in inghilterra e mettono in scena finzioni sociali, di interesse, amorose, curiosamente simili a quelle in cui e` costretto a lavorare un agente segreto. agenti, ballerine, sicari messicani e falsi gentiluomini: dodici storie di un classico contemporaneo.

il protagonista di questo romanzo anticonformista e libertario, sorcier (stregone), e` metafora dello scrittore borghese occidentale, grande mistificatore, spacciatore di illusioni, creatore di libri-merce. ma sorcier e` anche un uomo che, con la maturita`, ha conquistato una saggezza e una liberta` tali da poter osservare e rappresentare il mondo con una verita` sconcertante, fino al punto da scandalizzare, da diventare "indecente". nella villa mediterranea, dove sorcier costruisce il suo plastico-romanzo, mentre l`apprendista stregone cerca di rubargli, con i segreti della scrittura, anche la bellissima figlia e il potere, si decantano le ideologie e i miti del nostro tempo, da quello dei falsi rivoluzionari a quello degli imbonitori della classe operaia, da quello dei patriarchi a quello delle matriarche. come scrive nell`introduzione il critico giorgio ba`rberi squarotti "l`opera di striano rappresenta un`esperienza letteraria e ideologica e stilistica davvero unica: come ogni operazione che e`, insieme, della letteratura e delle idee, la sua magia stregonesca lascia alla fine l`impressione di essere andati, per merito di essa, un poco piu` in la` nella conoscenza del mondo e di noi stessi".

due cadaveri sono stati trovati in uno chalet sulle rive di un lago. il giudice eros torellino e il maestro elementare amato perche, conoscendosi fin dai tempi del liceo ed essendosi contesi sempre le stesse donne, avevano senz`altro ogni diritto di suicidarsi insieme. ma perche` tra loro sul letto avranno messo il dodicesimo volume delle "memorie" di casanova? e lo stesso volume che molto tempo prima il celebre scrittore aldo subi ha scoperto per caso nel fienile di una vecchia cascina appartenente a carita` starace, moglie di amato e amante di eros, nonche` figlia di un parroco spretato e quindi assatanata per ripicca, sboccata per principio, di sinistra per partito preso e strafemmina per disperazione.

"questo libro e` il distillato di quanto ho da dire, in tarda eta`, sulla musica, sui musicisti e su questioni relative al mio mestiere" dichiara alfred brendel, che, scegliendo la forma dell`abbecedario musicale - da "accento" a "zarzuela" -, rivela ancora una volta la sua duplice natura di musicista e acuto saggista, oltre a confermare la sua predilezione per l`aforisma e il frammento. chi lo conosce sa che nei suoi scritti profonde riflessioni sui problemi dell`interpretazione musicale si alternano ad aneddoti, considerazioni sulla tecnica pianistica a sapide testimonianze sui rapporti ora idilliaci ora burrascosi con direttori d`orchestra e cantanti: e questo vademecum lo conferma. qui tutto ruota intorno al pianoforte, "mobile dai denti bianchi e neri" che sotto le mani dell`interprete diviene "luogo di metamorfosi", unico strumento che consenta di "evocare la voce umana nel canto, il timbro di altri strumenti, l`orchestra, l`arcobaleno o l`armonia delle sfere". gli appassionati troveranno dunque risposte originali agli interrogativi che il testo musicale pone all`interprete, e suggerimenti anche inconsueti sulla costruzione del repertorio e sul significato della fedelta` esecutiva. nonche` illuminanti ritratti dei compositori che hanno accompagnato la vita di brendel: da bach a liszt, passando per scarlatti, mozart, beethoven, chopin, schubert, schumann e brahms.

dichiara l`alter ego di christopher isherwood arrivando nell`autunno del 1930 a berlino. un obiettivo - si puo` aggiungere - inesorabile, attraverso il quale partecipiamo come dal vivo ai suoi incontri nel cuore pulsante di una repubblica di weimar che si avvia al suo fosco tramonto: da un`eccentrica, anziana affittacamere alla sensuale sally bowles, aspirante attrice un po` svampita, a otto, ombroso proletario diciassettenne, a natalia landauer, rampolla di una colta famiglia ebrea dell`alta societa`. tra cabaret e caffe`, tra case signorili e squallide pensioni, tra il puzzo delle cucine e quello delle latrine, tra file per il pane e le manifestazioni di piazza, tra crisi economica e cupa euforia, isherwood mette in scena e ci fa assistere alla resistibile ascesa del nazismo.

il libro offre una ricostruzione completa e accuratamente documentata della vita, della straordinaria esperienza artistica e dell`instancabile impegno civile di joan baez, la piu` grande cantante folk e insieme un mito che ha attraversato piu` generazioni. dall`opposizione alla guerra in vietnam alle battaglie per la non violenza e per i diritti umani l`attivismo della baez non conosce soste. il libro propone inoltre contributi che gettano nuova luce sulla sua vicenda artistica e sul suo profilo intellettuale. viene utilizzata per la prima volta in modo sistematico la splendida autobiografia della baez, e una voce per cantare. alla costruzione monografica fanno da contrappunto alcuni ricordi personali dell`autore, che vanno dal primo ascolto della sua voce ai concerti cui ha assistito nel corso del tempo. a tanti anni di distanza dallo storico debutto al primo newport folk festival nel 1959, la figura della baez conserva inalterato tutto il suo fascino. il libro e` completato in appendice dalla discografia, dalla filmografia e dalla bibliografia di e su joan baez.

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