
il fattore mew dalla vita desidera una cosa soltanto: possedere tutto madder, il villaggio in cui abita, abitanti compresi. li` dove vive anche il vecchio calderaio jar, misteriosa figura scesa un giorno dalle colline che all`improvviso scompare. tutti in paese lo amano e gia` immaginano che al suo ritorno succedera` qualcosa di straordinario. il perfido mew, in assenza di jar, compie ogni sorta di violenza. la sua voglia di possesso lo porta ad appropriarsi anche di una grossa pietra che tutti in paesi chiamano la "pietra di jar". e` allora che il vecchio riemerge dalle nebbie delle colline per riportare in paese il bene accompagnato dalla spettacolare punizione del colpevole.


l`aforisma fu coltivato da pessoa nel corso di tutta la vita, sotto il proprio nome e attraverso quello dei suoi eteronimi, e spunta improvviso nei quaderni manoscritti, nei margini - o persino nel mezzo - di testi con i quali non ha necessariamente un rapporto. compare anche isolato, scritto su pezzettini di carta strappati oppure in serie, separati da righe orizzontali, molti scritti in inglese, lingua nella quale pessoa, in questo genere letterario, si dimostra decisamente brillante. questo volume e` una piccola raccolta rappresentativa di tali aforismi e pensieri sparsi, per la grande maggioranza inediti; piccola raccolta, ma assai indicativa dello spirito di questo grande poeta dai mille volti, sfuggente e sempre nuovo.

il romanzo, attraverso il doppio binario delle confessioni dei due protagonisti, un uomo e una donna - un ingegnere e una suora - delinea un rapporto problematico e delicato senza ambiguita`, frutto di una diversa e profonda esperienza spirituale.



sardegna, anni cinquanta. raimondo quesada e` il rampollo di una ricca e potente famiglia borghese. corpo estraneo ad essa, come pure tutta la piccola, ma complessa societa` locale. rifiuta la corte assidua e tenace della cugina paola e mantiene invece a roma una donna emigrata dal suo paese, dalla quale ha anche un figlio. scomparira` in modo triste e misterioso, cosi` come e` vissuto. in questo romanzo mannuzzu disegna personaggi e vicende di un mondo ambiguo, sempre allusivo, misterioso.

graham greene ha ambientato in africa due dei suoi romanzi piu` noti, "il nocciolo della questione", del 1948, e "un caso bruciato", del 1961: aveva raccolto il materiale durante alcuni viaggi compiuti nel continente nero a partire dal 1934, e in particolare quelli in africa occidentale nel 1941 e nel congo belga devastato dalla lebbra nel gennaio 1959. in queste occasioni greene era solito tenere dei resoconti dettagliati: quaderni su cui annotava ritratti, fatti, riflessioni su colonie e colonialismo, perdizione e salvezza. quei diari, destinati in origine solo a un uso privato, consentono di scoprire come greene lavorava sulla propria scrittura, come dava forma a un racconto, come trovava gli spunti per la trama e i personaggi. ma gettano anche uno sguardo acuto sul mondo africano, sul suo fascino magico, visto con gli occhi di un autore che, proprio nella forma diaristica - piu` spontanea, meno elaborata, meno preoccupata di questioni formali -, sollecita il lettore a un rapporto complesso e continuamente stimolante.

due storie narrate a capitoli alterni e che mai s`intersecano: quella dei due amanti che fuggono dalla societa` per chiudersi nel loro rapporto esclusivo e che nel tentativo d`interrompere una gravidanza finiscono con l`autodistruggersi; e quella del detenuto che durante la grande inondazione del mississippi viene mandato in cerca di una partoriente aggrappata a un albero semisommerso, la trova, fa nascere il bambino, porta entrambi in salvo e poi, invece di darsi alla fuga, rientra nella monastica societa` del penitenziario. estraneo a qualsiasi genere conosciuto, le "palme selvagge" non ha mai cessato di suscitare interrogativi. si tratta di due racconti autonomi, intercalati per una qualche audace trovata? di due racconti sotterraneamente legati? o di un romanzo, ancorche` anomalo? interrogativi ai quali ha fornito una risposta definitiva kundera: "la "sonata" opera 111 [di beethoven] mi fa pensare a "palme selvagge" di faulkner, in cui si alternano un racconto d` amore e la storia di un evaso, due soggetti che non hanno nulla in comune, non un personaggio, e neanche una qualunque percettibile affinita` di motivi o di temi: una composizione che non puo` servire da modello a nessun altro romanziere, che puo` esistere una volta e basta, che e` arbitraria, non raccomandabile, ingiustificabile - ed e` ingiustificabile perche` dietro di essa si avverte un "es mu? sein" che rende superflua ogni giustificazione".

l`opera di schiller fu per tutto l`ottocento la vera opera "classica" della letteratura tedesca, veicolo dei valori positivi della borghesia in ascesa che ne fece il "suo" autore. altrettanto importante fu la sua influenza sulla letteratura di tutta l`europa, da coleridge e carlyle a constant e puskin; e fu infine fecondissimo anche il suo rapporto con la musica, dall`inno "alla gioia", musicato da beethoven nel finale della nona sinfonia alle numerose opere che verdi trasse dai suoi drammi. nei testi qui raccolti emergono i temi principali del teatro schilleriano: l`attacco alle istituzioni sociali del suo tempo, il passaggio dalla rivendicazione della liberta` politica alla coscienza della piu` impegnativa liberta` morale d`ogni individuo, lo scontro inesorabile del mondo reale e di quello ideale.



paul verlaine nacque a metz nel 1844 e si trasferi` con la famiglia a parigi nel 1851. grande importanza ebbe nella vita del poeta il suo breve ma intenso rapporto con arthur rimbaud. la poesia di verlaine, soave, leggera e autentica, esprime un forte e profondo desiderio di felicita`. attraverso un linguaggio semplice e una struttura poetica articolata, verlaine confida una malinconia dolce, piena di immagini e vibranti pulsazioni.


un attempato professore sconvolto dalla visione di uno splendido adolescente, uno strano amore nato in un sanatorio, un`incerta vocazione letteraria che si scontra con un richiamo alla normalita` borghese. grottesco e tragedia si intrecciano paradossalmente nei tre brevi capolavori del piu` importante scrittore tedesco della prima meta` del novecento.

mara e` una giovane di monteguidi, piccolo paese della val d`elsa, che all`indomani della liberazione conosce il partigiano bube, eroe della resistenza, e se ne innamora. questi, tornato alla vita civile imbottito di precetti di violenza e vendetta, ha commesso un delitto e, dopo un periodo alla macchia, viene catturato e condannato a quattordici anni di carcere. mara, maturata proprio grazie alla forza del sentimento per bube e divenuta ormai donna, decide di aspettare l`amato con animo fedele e ostinato. con questo romanzo - pubblicato nel 1960 e seguito nel 1963 da una celebre versione cinematografica interpretata da claudia cardinale - cassola si aggiudica il premio strega e raggiunge il successo anche internazionale. "la ragazza di bube" segna una profonda cesura nella narrativa italiana del dopoguerra: benche` ispirato a una vicenda realmente accaduta, il romanzo si arricchisce di elementi psicologici e lirici superando le istanze neorealiste, tanto per il linguaggio quanto per il rifiuto dei dogmatismi ideologici. "il romanzo" sostiene infatti cassola "viene prima di ogni interpretazione della realta`, e` la ricerca continua della verita` degli uomini."


storie viste dal marciapiede, dal basso di chi nei luoghi sta. cartoline, brevi lettere, trenta racconti scritti come si fa quando si parte per davvero e si racconta una storia a qualcuno che si ama. con lo stesso titolo era gia` uscito un altro libro di erri de luca, alla fine degli anni novanta. in quell`edizione c`erano le storie dei suoi viaggi nella bosnia in guerra, nel pieno della guerra civile jugoslava. in questo altro "pianoterra" quelle storie non ci sono quasi piu`. resta pero` identica la prospettiva di chi guarda. perche` questo libro e` un "atto di residenza": racconta luoghi, avventure, impressioni, uniti da un esclusivo punto di vista, quello del "pianoterra". "tra due esseri umani e` infinito il grado di premure che possono offrirsi incontrandosi al pianoterra di un marciapiede [...]. dall`angolo stretto di chi sta in una folla proviene la scrittura di queste pagine." cosa e` la virilita`, come cambia e cosa diventa. l`idea di patria. la pentola sul fuoco e nonna emma e decine di altre storie di residenza.

giovanni giudici in questa raccolta approfondisce i temi centrali della sua opera gettando un nuovo, insistente sguardo sul presente, nel suo intreccio di storia e di soggettivita` individuale, nel suo contrarsi e dilatarsi dai confini del tragico a quelli del ridicolo.

un uomo e` al volante. guida senza sapere davvero dove sta andando. ha effettuato diverse svolte a sinistra, altrettante ne ha fatte a destra, fino a ritrovarsi di fronte a un bosco, lungo un vecchio sentiero sterrato segnato da profondi solchi. il sole e` gia` calato, nevica e fa molto freddo: qualsiasi altra persona sarebbe gia` tornata su strade e pensieri piu` tranquilli e sicuri. ma il protagonista di questa storia si e` gia` inoltrato nel fitto della boscaglia, e la macchina rimane bloccata nel fango. mentre cerca aiuto nel bosco, perdendosi inevitabilmente, nell`oscurita` un bagliore lo sorprende... "non mi ero mai comportato peggio di cosi`, prima rimanere bloccato con la macchina e poi entrare nel bosco in cerca di aiuto, come era potuto venirmi in mente di trovare aiuto nel bosco, in quella selva oscura, che razza di idea, no, era un errore chiamarla idea, era piu` una trovata improvvisa, una cosa del genere, che mi era balzata in testa cosi`. una sciocchezza. pura follia. stupidita`. pura e semplice stupidita`." un uomo sperduto nella natura, un incontro improvviso e misterioso, una storia potente del premio nobel per la letteratura 2023, che indaga in maniera selvaggia e poetica gli enigmi del nostro animo.

molie`re, anzitutto e soprattutto uomo di teatro, consegno` al futuro una forma chiusa, perfetta, classica, che sarebbe stata modello, per secoli, di una comicita` intrisa della piu` drammatica amarezza. rise dei vizi degli uomini nella consapevolezza di quanto c`e` di comico ma anche di patetico e di tragico in ogni umana debolezza. "don giovanni" e` una delle commedie di molie`re piu` controverse ed enigmatiche, presentata e subito ritirata dal cartellone, con l`accusa di empieta`. non solo "gentiluomo malvagio e falso devoto": il leggendario personaggio e` qui ritratto anche come un modello d`ipocrisia.

immane atlantide sommersa, le quasi duemila pagine dei textos recobrados - recuperati e radunati dopo la scomparsa di borges - rivelano le molteplici linee di forza di una riflessione critica di sconcertante novita. rispetto ai fervori iconoclasti degli anni venti (documentati in il prisma e lo specchio, 2009), si colgono qui, gia a partire dai primi anni trenta, una tonalita e nuclei di pensiero e di interesse del tutto inediti: l?inconsistenza dell?io, giacche una persona "non e altro che ... la serie incoerente e discontinua dei suoi stati di coscienza" e "la sostanza di cui siamo fatti e il tempo o la fugacita"; la letteratura poliziesca, che riesce a conciliare "lo strano appetito d?avventura e lo strano appetito di legalita"; le immagini dell?incubo, "la tigre e l?angelo nero del nostro sonno", disseminate nella letteratura da wordsworth a kafka; il gaucho, "amato territorio del ricordo" e "materia di nostalgia"; il tramonto del concetto di testo definitivo, che "appartiene alla superstizione e alla stanchezza"; la rivelazione che buenos aires, un tempo oggetto di caparbie trasfigurazioni poetiche, puo essere descritta solo "per allusioni e simboli". ma quel che piu affascina e la perfetta architettura di questi scritti, capaci, quale che sia l?argomento prescelto, di espandere il nostro orizzonte (talora con un semplice inciso: "nel mondo immaginato da walpole, come in quello degli gnostici siriani e in quello di hollywood, c?e una guerra continua tra le forze del male e quelle del bene") e di ravvivare il dialogo fra due interlocutori che "lo scorrere del tempo avvicina e allontana, ma non separa": il testo e il lettore.