

ligabue e` un mondo. fino a oggi sono stati pubblicati numerosi testi dedicati al rocker emiliano, ma ben pochi sono riusciti a raccontare con parole e immagini il fascino e l`intimita` di quell`universo che per milioni di appassionati si condensa in due parole magiche: luciano ligabue. questa e` la sfida raccolta da due autori/esploratori d`eccezione: corrado minervini e chico de luigi, ovvero un giornalista in simbiosi con l`immaginario dell`artista di correggio e un fotografo originario delle medesime terre di ligabue. il risultato e` "sulla mia strada": un appassionato "on the road" che parte dall`ultima tourne`e live 2006 per ricostruire le geografie e le salde radici del liga, ma anche un percorso tra i luoghi e i personaggi piu` o meno immaginari che in piu` di quindici anni sono emersi dal canzoniere di questo carismatico artista.





nel 1917, quando usciva questo racconto della scrittrice, giornalista e attivista dei diritti civili susan glaspell (1876-1948, premio pulitzer per il teatro nel 1931), le giurie americane erano composte di soli uomini, per cui le due contrapposizioni che propone questo poliziesco diventano allegorie di una ingiustizia: un delitto viene commesso e, parallela all`indagine stoltamente guidata dallo sceriffo con un testimone, si svolge quella condotta dalle due mogli, che svelano il colpevole grazie alla loro capacita` di leggere particolari solitamente invisibili ai maschi, ma non lo denunciano, assumendosi anche il compito di giudici, di una giustizia dell`empatia e dell`attenzione, opposta a quella maschile del diritto formalistico.

cosa turba la serenita` della diciannovenne yayoi? della sua vita idilliaca in seno a una "famiglia felice della classe media che sembra uscita da un film di spielberg", dove il giardino e` ben curato, gli abiti perfettamente stirati, i fiori sempre freschi sul tavolo e i genitori comprensivi e sorridenti? forse a minacciare l`equilibrio di yayoi e` una sensibilita` paranormale che le fa percepire presenze invisibili, e che contrasta con l`incapacita` a ricordare gli anni dell`infanzia, stranamente cancellati dalla sua memoria. o forse il pericolo e` il suo trasporto per tetsuo che tende a superare i limiti dell`affetto fraterno.

allevato in romagna da genitori insegnanti che sperimentarono su di lui la nuova didattica degli anni sessanta, daniele luttazzi ha imparato a rendere la propria alienazione interessante, radunando nel tempo un seguito di appassionati che amano il suo umorismo cinico e sarcastico. in questo libro luttazzi "spara" contro la disinformazione, la pigrizia elettorale, le legnate inferte ai princi`pi della democrazia, contro la "chiesa oscurantista" e contro la "sinistra inconcludente", e naturalmente contro mister b. una parte del libro e` dedicata al racconto su un maggio in iraq per intrattenere le truppe italiane al fronte.







nei cinque libri autobiografici pubblicati da bernhard fra il 1975 e il 1982 ("l`origine", "la cantina", "il respiro", "il freddo", "un bambino"), e qui radunati per la prima volta, il lettore trovera`, di la` dalle vertiginose architetture linguistico-musicali dei romanzi, di la` dalle riflessioni filosonco-maniacali e dalle feroci tirate dell`implacabile "artista dell`iperbole", la narrazione cruda e immediata della sua vita - una narrazione che non risparmia nulla dei dettagli piu` urtanti ed eloquenti. come la rete che dondola, sospesa al soffitto di un barcone in un canale di rotterdam, dove piange il bambino messo al mondo dalla "madre nubile" in olanda per non dare scandalo nell`austria provinciale e bigotta. o come i terribili convitti frequentati in austria e nella "grande germania", con sadici e ottusi educatori prima in divisa nazista e poi in abito talare; o, infine, il fetido "trapassatoio", anticamera della morte nel sanatorio, fra tisici in attesa della bara di zinco: quella turba di pazienti intubati e perforati ogni giorno, quella comunita` della sputacchiera di cui bernhard diventa membro a pieno titolo. eppure, nonostante tutto, quel diciottenne dalla volonta` caparbia decide di resistere e vivere, tenendo testa - con implacabile dizione - alla malattia del corpo e dello spirito.




si intitola "vinic-io" il libro di valerio spada, a tiratura limitata, dedicato a vinicio capossela. un libro che oltre alle nozze d`argento di vinicio capossela con la musica, festeggia anche una collaborazione, quella tra l`artista e il fotografo valerio spada, nata nel 1998, l`anno de "il ballo di san vito" e quello in cui vinicio iniziava la prima stesura de "il paese dei coppoloni". da allora valerio spada ha seguito con il suo obiettivo molte delle imprese caposseliane, spesso documentandole ad uso del pubblico e della stampa; dai concerti di "canzoni a manovella" alla foto session di "ovunque proteggi", dai concerti di sante nicola agli scatti per la copertina nelle trasferte americane e a calitri realizzate piu` di recente per ultimare le registrazioni del nuovo album di studio "canzoni della cupa", spada e` stato un testimone fondamentale di viaggi, incontri, concerti, canzoni. diciannove anni di fotografie trovano ora una forma in vinic-io, un libro che contiene altri libri e che raccoglie un racconto inedito di vinicio capossela e una selezione di immagini, dal formato panoramico, passando per due minilibri che sono piccoli film in super 8 sino alle fotografie piu` note realizzate da valerio spada dalla fine degli anni novanta ad oggi. una scatola che ne contiene altre, un libro con dentro altri libri, un film per immagini lungo vent`anni.





due passi in giardino, cesoie ajla` cintola. qui un rametto da potare, la` un pomodoro da legare. sugo di more di gelso mature, velluto di pesche e albicocche, un profumo inebriante. se l`umore del risveglio era nuvoloso, uscire di casa e immergersi in un corpo a corpo con la natura non puo` che aiutarci a uscire da noi stessi, da quel crampo mentale notturno che ci aveva lasciati intorpiditi, fiacchi svogliati depressi. fuori, un mondo intero che ha bisogno delle nostre cure e dei nostri gesti ci attende: un terreno incolto in cui lanciare manciate di semi, un davanzale dove stanno allineati bei vasi di coccio, una siepe dove ospitare uccelli o un orto da cui farsi nutrire. "lavorando in giardino" dice pia pera in queste pagine, "si rafforza in modo molto rasserenante la connessione tra azione e risultato. l`esatto contrario della depressione, quel misero stato in cui si ha l`impressione che nessuna nostra iniziativa approdera` mai a qualcosa di bello". un libro dove andare a passeggiare quando il buon umore ci volta le spalle, perche` in giardino, luogo di operosa e nutriente bellezza, c`e` spazio solo per la vita pura e semplice. "la virtu` dell`orto," uscito per la prima volta nel 2010 con il titolo "giardino & orto terapia", fa il suo ingresso ora nella collana scrittori in una versione riveduta e aggiornata.












questo libro affronta per la prima volta la storia complessiva del "beneficio di cristo", unanimemente considerato il testo capitale della riforma italiana, menzionato in moltissimi processi per eresia dal veneto alla sicilia e oggetto di una caccia spietata da parte del sant`ufficio romano, al punto che solo a meta` ottocento si scopri` l`unica copia superstite della prima edizione. oltre a coglierne le molteplici assonanze con numerosi filoni eterodossi della cultura europea del primo cinquecento, la ricerca contestualizza la redazione e ricezione del testo in un ampio quadro politico europeo, tra speranze di riforma della chiesa, illusioni di pacificazione religiosa e di accordo con i protestanti, continui conflitti tra papa paolo iii farnese e l`imperatore carlo v. lo studio di firpo e alonge affronta, sulla base di una documentazione nuova, il controverso problema di chi fu l`autore di quelle pagine e ne colloca la redazione sul crinale di eventi decisivi della storia religiosa e politica degli anni che fecero da sfondo alle prime convocazioni del concilio di trento. ne emergono i caratteri peculiari dell`eresia italiana, la sua originalita` e le sue contraddizioni, nonche` gli aspri conflitti che divisero i vertici della chiesa su come affrontare la drammatica crisi scaturita dalla protesta di lutero e sulle sue diramazioni anche al di qua delle alpi.

da molti considerato il marco polo arabo, ibn battuta si differenzia dal viaggiatore veneziano per l`orizzonte culturale in cui si inscrivono i suoi viaggi: non esplorazioni in un mondo mal conosciuto quando non completamente ignoto, bensi` visite in terre gia` percorse dal vento dell`islam. il suo racconto si muove infatti nella dimensione internazionalistica che fu propria della civilta` islamica medievale. le sue avventure offrono una visione ampia delle forze che fecero della storia dell`eurasia e dell`africa del xiv secolo un complesso e unitario sistema di interconnessioni.
un mercoledi` di meta` giugno del 1923 clarissa dalloway, moglie di un deputato conservatore alla camera dei lords, esce per comprare dei fiori per la festa che la sera riunira` nella sua casa una variopinta galleria di personaggi. tra gli altri: peter walsh, l`amante respinto, appena tornato dall`india, e l`amica tanto amata, piu` di ogni uomo, sally seton. per le strade di londra passeggia anche septimus warren smith, il deuteragonista del romanzo. nulla sembra legare i due, se non la citta` di londra. clarissa ha cinquant`anni, e` ricca. septimus ne ha appena trenta, e` povero e traumatizzato dall`esperienza feroce e violenta della guerra, in cui ha perduto non solo l`amico evans, ma ogni pace. eppure i due, senza mai incontrarsi, semplicemente sfiorando gli stessi luoghi, comunicano. con sapienza straordinaria virginia woolf, giunta con questo al suo quarto romanzo, tesse il filo sottile di corrispondenze, echi, emozioni che creano un`opera di grande intensita`. dove un uomo e una donna sconosciuti l`uno all`altra sono accomunati dallo stesso amore e terrore della vita, che li portera`, nell`accettazione (femminile) o nel rifiuto (maschile), ad affermarne comunque l`inestimabile valore.

"`la cupa` e` lo strascico nevicato in polvere di tufo, la deriva della nostra societa`, dove la manipolazione dell`odio di massa conduce al potere. il protagonista giosafatte `nzamamorte ha celato e nascosto, sotterrato per anni, un orrore e sulle falde acquose di quell`orrore ha creato un mondo osceno e irraccontabile. quest`opera narra la deriva di un pianeta in un tempo senza creazione, senza creativita`; prima si giocava con le pietre e con quelle ci si immaginava a essere guerrieri, soldati o principi e mostri, ora quei mostri sono gia` creati e con un gesto su un touch-screen si ha la sensazione di portarli alla vittoria. in questo pensiero ho condotto una riflessione piu` grande: l`impossibilita` di essere padre senza mal ferire e senza peccato. in un mondo che definivo qualche anno fa alla deriva e ora in balia dell`arenile di una baia che non ha porto, non ha civilta`, non ha bussola, versante, senso, rotta e non ha neanche un ponte al quale attraccare, ne` posto sicuro dove emigrare. anche se fosse l`inutile pontile della mia torregaveta. creare vita, essere pronti a essere i padri, e` ancora auspicabile? la famiglia e` il termometro dell`esistenza, e` la spia che da sempre, nella sua virulente forma, ha lasciato scoperte le facciate agli scoppi delle sue crepe. dalla terra sono stati creati uomini e case. dalla pietra, dalle insidie della terra, ci difendiamo con la pietra, nella pietra ci tumuliamo. la rivolta e` il crollo. mettere sottosopra, commettere stragi o resistere ai cambiamenti per mutare quei cambiamenti stessi. un rituale di trasformazione e metamorfosi. una favola di anime, uomini e bestie che si chiude con una frana che smuove tutte le malefatte dissotterrate e nascoste."

Tracks B1 and B2 from Priest....Live!