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Gieseking conquistò con una sconcertante rapidità una solida fama internazionale, presentando un repertorio in parte inusuale che lo qualificava come homo novus del concertismo. Con il trascorrere degli anni divenne interprete reputatissimo di Bach, dei classici e romantici tedeschi e, soprattutto, di Debussy e di Ravel, suoi autori d’elezione. Nel dopoguerra dovette affrontare una inchiesta che aveva come oggetto i suoi rapporti con il nazismo. Scagionato da ogni accusa riprese una intensa attività concertistica in tutto il mondo, accompagnata da una turbinosa attività discografica nella quale spicca, oltre alle “integrali” di Debussy e Ravel, la “integrale” delle opere per pianoforte solo di Mozart.

Ma appena ultimati gli studi di pianoforte e di composizione lasciò Vienna e si stabilì a Berlino, dove rimase fino all’avvento al potere di Hitler nel 1933. Molto stimato in Germania e poco noto nei paesi limitrofi, Schnabel svolse fino alla metà degli anni venti una dignitosa attività concertistica come solista, collaboratore di cantanti, componente di duo e di trio con archi, e praticò anche con passione la composizione. L’esecuzione a Berlino di tutte le Sonate di Beethoven nel 1927 e di un poderoso ciclo schubertiano nel 1928 lo imposero alla attenzione internazionale e la sua carriera spiccò il volo.

icende, personaggi, concerti e situazioni al limite dell'assurdo e del ridicolo che vengono narrate con ironia e leggerezza per farci sorridere su un mondo che appare, all'occhio dello spettatore meno esperto, asettico e perfetto. In realtà, dietro le quinte del palcoscenico si muovono invidie, rivalità accesissime, ma anche tanta passione che trasforma le persone da semplici musicisti in “animali da palcoscenico”. E in questa sfilata di personaggi sono compresi tutti: dagli orchestrali, al coro, dai direttori, dai solisti ai comprimari, senza dimenticarsi dello staff (addetti alla guardiola, tecnici di palcoscenico, elettricisti, archivisti, segretarie, agenti musicali, direttori di produzione, direttori artistici, fino al “mega direttore generale”).

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Freddie KingFormato: CD16.50 € Aggiungi al carrelloRimuovi dalla wishlist

Ristampa in edizione giapponese di un album edito, nel 1970, dalla Atlantic.

Ricorrendo nel 2017 il 140° anno dalla fondazione del Liceo, dal 1923 Conservatorio “S. Cecilia”, Domenico Carboni (per 9 anni allievo e per 31 docente e bibliotecario) ha voluto ripercorrere questo lungo cammino che termina nel 1999 quando la legge di riforma 508 ha trasformato la fisionomia storica dei conservatori facendone Istituti di Alta Formazione di livello universitario. È una grande storia ricostruita attraverso i documenti ma senza tralasciare notizie inedite, curiosità e le memorie dei protagonisti più celebri.

Fin dalle sue più remote origini la musica è sempre stata strettamente legata all’esperienza religiosa, accompagnando di epoca in epoca l’intero percorso dell’umanità, dando vita ad un repertorio musicale di enorme vastità e di straordinaria varietà nell’avvicendarsi di linguaggi, forme, stili e tecniche compositive, spesso intrecciate alle più diverse manifestazioni artistiche, alla letteratura, alla filosofia in un connubio tanto più denso, suggestivo e stimolante: dalla monodia cristiana, alla prime forme polifoniche, dall’esperienza dell’Ars Antiqua a quella dell’Ars Nova, dal Rinascimento al Barocco, dal Classicismo al Romanticismo al Decadentismo, giungendo fino alle avanguardie del Novecento, la musica sacra ha lasciato un segno indelebile ed imprescindibile attraverso un repertorio immenso e straordinario comprendente alcuni degli esiti più alti della sensibilità, dell’intelligenza e della fantasia dell’uomo, fosse egli credente o ateo.

Registrato dal vivo nel 1976 alla Opry House, Austin, Texas. Tra le canzoni eseeguite, abbiamo: Meet Me in The Morning ( Bob Dylan ), Sweet Home Chicago ( Robert Johnson ), il classico Hideaway e Ain't Gonna Worry No More ( Sleepy John Estes ).

L’attenzione prestata ai vari fenomeni naturali venne sempre più legata alla fruizione artistica, tanto che determinate forme di paesaggio non mancarono di suggerire parallelismi con le altre arti: le albe rugiadose, i crepuscoli, le varietà di fogliame delle foreste, le cascate e i corsi d’acqua vennero sempre più percepiti come forme artistiche della natura al punto da essere fruiti come pittura, come architettura e come musica, una “musica degli occhi”, come venne scritto nel romanzo Allwill di Jacobi, un’espressione poi ripresa in altre opere narrative di altri autori e nella stessa trattatistica pittorica, musicale, filosofica.

Donne belle e raffinate, le Nostre, accolte, per queste ragioni, e con buon trattamento, alla corte di Ferrara; donne, pertanto, tra le prime ad essere provviste di reddito personale e di consistenti doti, e, perciò stesso, accasate prontamente (dai duchi) nelle primarie famiglie della città estense. Donne celebrate da poeti, musici e filosofi — dal Tasso al Patrizi, passando per G. de’ Bardi e L. Luzzaschi —, la cui reputazione supera le Alpi e arriva persino in Giappone.

L'adolescente Horowitz vede il suo pianoforte defenestrato, il piccolo Cherkassky sente il sibilo di un proiettile che passa appena sopra la sua testa e si conficca nel muro di casa, il principino Magaloff fugge in slitta con la famiglia: tre flash di una rivoluzione che un secolo fa, con l'Ottobre Rosso, sconvolse il mondo e anche le vite di molti musicisti.

Il termine “galempio”, che non esiste nella lingua italiana, nasce da una errata lettura di un “colga l'empio” che si trova nel grande concertato finale del primo atto del Macbeth di Verdi. I coristi prendono il fiato dopo col e quindi cantano “col galempio”. Questo è uno degli innumerevoli casi di patenti assurdità in cui incappano i direttori artistici ai quali i dipendenti più coscienziosi chiedono lumi. La vita del teatro musicale è fatta di una infinità di questioni che risultano incomprensibili per chi non è del mestiere, o anche semplicemente per chi, ragionando con il comune buon senso, di fronte a cose insensate prova un rifiuto, una repulsione di principio. Chi fa invece di mestiere il dirigente in un teatro lirico deve prendere pazientemente in carico anche le assurdità, che sono però controbilanciate dalla possibilità di sviluppare nel lavoro, malgrado tutte le trappole, una forte creatività.

Oggi l'apprendimento delle lingue non inizia più con la morfologia e la sintassi ma con la conversazione, come avviene del resto nell'apprendimento della lingua materna, e la morfologia e la sintassi sono riservate a un momento successivo dello studio. La tecnica pura continua invece a precedere o per lo meno ad accompagnare cocciutamente l'apprendimento della musica. E questo è un segno della mancata evoluzione della didattica, un segno che non è il solo ma sicuramente uno dei motivi della progressiva rarefazione dei dilettanti che la musica dovrebbero studiarla da dilettanti. In una didattica del pianoforte che volesse scrollarsi di dosso un po' della polvere che la ricopre e che la soffoca il Pianista virtuoso di Hanon non sarebbe in realtà del tutto inutile ma costituirebbe un punto di arrivo, un testo di perfezionamento, non di base.

Questa biografia – confutando luoghi comuni, riesaminando da capo ogni partitura, combattendo appropriazioni nazionalistiche – vuole riportare Beethoven alla sua vera origine, e raccontare quanto ci sia di contemporaneo nella sua natura di esule, nido di contraddizioni, laboratorio per una sintesi tra i linguaggi. Nel suo carattere contraddittorio che ne fa il cantore di ogni moderna solitudine: il compositore per sempre nostro contemporaneo.

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