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un disegno storico della letteratura italiana secondo croce? nulla gli sarebbe stato piu` estraneo. "la `storia della letteratura italiana` quale per mio conto l`intendo" scrive nell`avvertenza a poesia popolare e poesia d`arte (1933) "e` l`indagine, la discussione e lo schiarimento di quei punti, quegli autori e opere, della nostra letteratura, che reputo finora non abbastanza, a mio senso, schiariti": di necessita`, una suite di saggi e monografie, dedicati all`analisi di cio` che caratterizza il singolo artista. cosi`, quella che qui si offre e` piuttosto un`antologia di quanto croce, nell`arco di sessant`anni circa di attivita`, ha scritto in materia di letteratura italiana, dalle origini sino al novecento. e scopriremo, percorrendola, che croce non ha trascurato alcuno dei suoi momenti principali, tornando spesso su taluni argomenti, magari per correggersi; che da vero pioniere si e` occupato di temi poco frequentati e ha divulgato innumerevoli testi inediti o minori; ma soprattutto che a lui si deve un vastissimo, originale patrimonio di analisi, idee e giudizi storico-letterari, insostituibile fondamento per gli studi. un patrimonio che oggi - liberi da profili, panorami, lineamenti e quadri storici della letteratura - possiamo finalmente ritrovare, assaporando una scrittura che rappresenta, sono parole di gianfranco contini, "la massima prosa non d`arte, prosa insieme democratica e controllata, per di piu` ricchissima d`invenzione terminologica, di quella che egli chiamava la nuova italia".

quando l`europa inizio` la sua esplorazione del vicino oriente, le notizie riguardanti quest`area erano sommarie e spesso facevano riferimento a un passato leggendario e mitico. in particolare, due miti ne avevano simboleggiato il paesaggio: la `torre di babele` come metafora per la citta` e il `giardino dell`eden` come metafora per la campagna. entrambi erano caratterizzati da un elemento di crisi e di collasso: la torre di babele era rimasta incompiuta e abbandonata, il giardino dell`eden era stato chiuso all`uomo, costretto a migrare verso ambienti meno ospitali. invece di citta`, i primi viaggiatori nel vicino oriente trovarono rovine, e invece di giardini trovarono il deserto. col progredire dell`indagine storica e archeologica, le informazioni sulle antiche citta` (da ninive a babilonia) crebbero, mentre le informazioni sulle campagne rimasero scarse e quasi nulle. la storia orientale antica divenne una questione di re e dinastie, di citta` e palazzi, di scribi e artigiani e mercanti. si sapeva che la stragrande maggioranza della popolazione antica era costituita da contadini e pastori, ma la ricostruzione della loro vita e del loro ambiente venne a lungo esclusa dal quadro. oggi le condizioni sono cambiate. possiamo provare, per la prima volta, a dare un volto al `giardino dell`eden`, a quel paesaggio in cui e` germinata alcuni millenni fa la nostra civilta`.

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