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questo e` un viaggio nel cuore della piu` bella stagione del fotogiornalismo internazionale. da parigi a londra, da new york a roma, da budapest a mosca, da kabul alle pianure della cambogia, mario dondero svela le storie che stanno dietro le fotografie sue e di altri, il confronto con mostri sacri come robert capa, i grandi eventi del xx secolo, dalla guerra di spagna alla grande depressione americana, dalla caduta del muro di berlino alla guerra in iraq. nelle sue parole sottili, ironiche, appassionate, scopriremo chi sono stati i primi fotoreporter, i primi creatori di agenzie, le ferree regole del mercato e quello che impongono. ma, soprattutto, troveremo cosa rende straordinario il mestiere del fotoreporter, lo spirito nomade, il misto di adrenalina e paura nelle situazioni di pericolo, l`impegno civile, la curiosita` per l`altro. una storia ricca di persone e umanita`, la vera cifra della migliore fotografia perche` "non e` che a me le persone interessino per fotografarle, mi interessano perche` esistono. diversamente, il fotogiornalismo sarebbe soltanto una sequenza di scatti senz`anima."

la magia e` universalmente riconosciuta come una meravigliosa forma di intrattenimento, sia come hobby che come forma d`arte professionale. questo libro svela i segreti di un`ampia varieta` di trucchi e insegna come eseguire performance raffinate, con suggerimenti e consigli su cosa dire, come esercitarsi e come trovare il proprio stile.

il volume contiene saggi di: f. alessio, l. bianchi, g. dahan, h. daiber, g. d`onofrio, g. fioravanti, g. c. garfagnini, o. grassi, t. gregory, c. leonardi, a. maieru`, m. mugnai, g. roncaglia, p. b. rossi, r. rusconi, c. vasoli.

se questo libro fosse un disco, magari uno della leggendaria collezione di murakami, sarebbe un concept album. otto racconti molto diversi ma uniti dallo stesso suonato: la prima persona singolare. un murakami davvero inedito, non solo perche` sono nuove le storie che racconta. e nuovo il modo in cui si mette in gioco: otto diversi modi di dire , per parlare a tutti. (laura imai messina). murakami haruki e` da solo in viaggio nel nord del giappone quando decide di fermarsi per la notte in un ryokan, le tipiche locande di montagna giapponesi. ad accoglierlo un locandiere vecchissimo e di poche parole e un gatto che appare altrettanto decrepito. ma che importa, il posto e` accogliente e poi non c`e` altro disponibile nei dintorni: anzi, murakami decide di approfittare del bagno termale per rilassarsi. ed e` li`, tra i vapori dell`acqua calda, che entra una scimmia: , dice la scimmia, la scimmia ha imparato a parlare dal suo antico padrone, un professore di shinagawa, un quartiere di tokyo, ama ascoltare bruckner (apprezza in particolare il terzo movimento della settima sinfonia) e ha una vita molto interessante alle spalle. la raccontera` al nostro narratore poco dopo, in camera, mentre si bevono una sapporo come due vecchi amici che, complice la notte, aprono il loro cuore intorno al tema dei temi: l`amore, l`amore romantico e quello erotico, la solitudine e il suo opposto, il desiderio e cio` che significa nella vita degli esseri viventi. pare proprio che, con la raggiunta maturita` anagrafica e artistica, murakami haruki abbia deciso di puntare il telescopio della sua arte verso l`interno, verso quella che nelle opere precedenti restava nell`ombra. e per fa

spesso nella poesia di grunbein tutto parte da un`immagine colta al volo: un gruppo di migranti sdraiati in un prato, due moto incastrate dopo un incidente, una barca rovesciata da un`onda... ma poi da quell`immagine nascono altre immagini, per associazioni a volte sorprendenti, sempre illuminanti. e riflessioni che coinvolgono le piu` varie branche del pensiero, non ultime le neuroscienze e la fisica quantistica. queste connessioni improvvise e impreviste sono espresse in maniera lucida, non sentimentale, ma a partire dallo spiazzamento mentale toccano poi corde sempre piu` profonde e coinvolgenti. oppure, se non da immagini, si parte dalle parole: da metafore come quella del cervello-ripostiglio in umanista misantropo, una delle poesie piu` emblematiche; o da serie di parole legate tra loro da nessi fonetici e semantici, come nei verbi bianchi. e si procede di li`, introducendo anche elementi autobiografici, in un argomentare a briglia sciolta, sempre sul filo delle analogie e delle evocazioni. i versi di grunbein sono quanto di piuu` ambiguo si possa pensare. da un lato, con la loro lunghezza e la sintassi articolata, da`nno l`impressione di un ragionamento logico e controllato, dall`altro propongono salti sfrenati in universi di senso a cui e` possibile accostarsi solo con l`intuizione. e l`ambiguita` dei grandi poeti-filosofi, categoria alla quale grunbein appartiene ormai con piena sicurezza. schiuma di quanti raccoglie poesie dalle ultime tre raccolte di grunbein pubblicate in germania, piu` una serie di versi ancora inediti.

"il mare stava arretrando. anziche` sommergere la costa, onde alte come falesie si ritraevano impetuose verso il largo. un deserto di basalto si estendeva fino all`orizzonte. coni vulcanici scintillanti di nero affioravano dall`acqua, simili a immensi tumuli. decine di migliaia di pesci che non erano stati risucchiati dalla marea si dibattevano sul fondale asciutto in un luccichio di squame. su quella distesa di roccia nera giacevano sparpagliati scheletri bianchi che sembravano di squali o balene, relitti di navi, barre di ferro lucenti, tavole di legno avvolte in vele a brandelli. il mare era scomparso alla vista. non e` piu` un`isola, pensavo contemplando l`orizzonte ". un vasto cimitero sul mare. migliaia di tronchi d`albero, neri e spogli come lapidi, su cui si posa una neve rada. e intanto la marea che sale, minacciando di inghiottire le tombe e spazzare via le ossa. da anni questo sogno perseguita la protagonista gyeongha che, dopo una serie di dolorose separazioni, si e` rinchiusa in un volontario isolamento. sara` il messaggio inatteso di un`amica a strapparla alla sua vita solitaria e alle immagini di quell`incubo: quando inseon, bloccata in un letto di ospedale, la prega di recarsi sull`isola di jeju per dare da bere al suo pappagallino che rischia di morire, gyeong-ha si affretta a prendere il primo aereo per andare a salvarlo. a jeju, pero`, la accoglie una terribile tempesta di neve e poi un sentiero nell`oscurita` dove si perde, cade e si ferisce. e` l`inizio di una discesa agli inferi, nel baratro di uno dei piu` atroci massacri che la corea abbia conosciuto: trentamila civili uccisi, e molti altri imprigionati e torturati, tra la fine del 1948 e l`inizio del 1949. una ferita mai sanata che continua a tormentare le due amiche, proprio come aveva tormentato la madre di in-seon, vittima diretta di quel crimine. tre donne, unite dal filo invisibile della memoria, che con determinazione si rifiutano di dimenticare, di dire addio e troncare il legame con

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