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il contratto preparato nell`estate del 1937 da faber and faber e da random house riguardava un generico "libro di viaggio sull`estremo oriente" e lasciava alla discrezione di auden e isherwood la scelta dell`itinerario e il taglio del resoconto. ma e` certo che la decisione, da parte della strana coppia di reporter, di partire per la cina - allora in guerra col giappone non fu delle piu` ovvie. di fatto, per quanto in quegli anni l`intelligencija europea frequentasse con una certa assiduita` trincee e teatri d`operazioni, nessuno aveva rivolto lo sguardo a quello che - nonostante le dimensioni, la ferocia e le implicazioni che avrebbe avuto per la storia non solo regionale era un conflitto quasi dimenticato. che auden e isherwood ci fanno invece rivivere nel momento stesso in cui accade, con un`immediatezza, una precisione e un`efficacia tanto piu` sbalorditive se si considera che del paese in cui soggiornarono dal gennaio al luglio del 1938 i due, per loro stessa ammissione, sapevano molto poco, e soprattutto che la forma da loro adottata un ibrido di prosa, versi e fotografie - era, ed e` rimasta, un unicum.

ci sono libri che hanno la prodigiosa, temibile capacita` di dare, semplicemente, corpo agli incubi. "epepe" e` uno di questi. inutile, dopo averlo letto, tentare di scacciarlo dalla mente: vi restera` annidato, che lo vogliate o no. immaginate di finire, per un beffardo disguido, in una labirintica citta` di cui ignorate nome e posizione geografica, dove si agita giorno e notte una folla oceanica, anonima e minacciosa. immaginate di ritrovarvi senza documenti, senza denaro e punti di riferimento. immaginate che gli abitanti di questa sterminata metropoli parlino una lingua impenetrabile, con un alfabeto vagamente simile alle rune gotiche e ai caratteri cuneiformi dei sumeri - e immaginate che nessuno comprenda ne` la vostra ne` le lingue piu` diffuse. se anche riuscite a immaginare tutto questo, non avrete che una pallida idea dell`angoscia e della rabbiosa frustrazione di budai, il protagonista di "epepe". perche` budai, eminente linguista specializzato in ricerche etimologiche, ha familiarita` con decine di idiomi diversi, doti logiche affinate da anni di lavoro scientifico e una caparbieta` senza uguali. eppure, il solo essere umano disposto a confortarlo, benche` non lo capisca, pare sia la bionda ragazza che manovra l`ascensore di un hotel: una ragazza che si chiama epepe, ma forse anche - chi puo` dirlo? - bebe o tetete.

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