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nel 1969, dopo vent`anni di esilio (e trentacinque dalla pubblicazione delle "confessioni di un borghese", il primo suo volume di memorie), marai decide di sfogliare "quell`album di immagini morte" che si porta dentro e di raccontare gli anni atroci del dopoguerra. in un montaggio implacabile e sontuoso fa sfilare quelle immagini davanti agli occhi: dall`apparizione dei russi sulla sponda del danubio alle rovine di budapest, ridotta a un cumulo di macerie. e poi il ritorno a una faticosa normalita`, il desiderio di scrivere nella lingua materna...

dell`antica civilta` indiana non ci restano ne` piramidi, ne` templi, ne` palazzi: ci resta pero` un monumento ben piu` prezioso, fatto di parole. questo monumento e` il "rgveda" (veda=sapienza, rg=strofa), espressione poetica di veggenti di quasi quattromila anni fa, il piu` antico testo sacro di tutto il mondo indoeuropeo. si tratta di una raccolta di 1028 inni, suddivisa in dieci libri, dedicati alle varie divinita` del pantheon indiano, che contiene invocazioni di aiuto e richieste di protezione, ma anche testi magici, filosofici, in cui gli autori si interrogano sull`origine dell`universo e dell`uomo, i primi embrioni di epica e di teatro.

Decca 2010. Pietro De Maria al pianoforte suona: Scherzi 1-4, Controdanza in sol bem. magg., Marcia funebre op. 72, 3 scozzesi op. 72 e molto altro.

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