
"in tutti i libri dove il frammento e` sovrano, verita` e ubbie si susseguono da un capo all`altro. ma come distinguerle, come sapere che cosa e` convincimento e che cosa e` capriccio? un`affermazione, frutto del momento, ne precede o ne segue un`altra che, compagna di tutta una vita, si eleva alla dignita` di ossessione. spetta dunque al lettore discernere, perche` non di rado l`autore esita a pronunciarsi. in "confessioni e anatemi", sequela di perplessita`, si troveranno interrogativi ma nessuna risposta. del resto, quale risposta? se ce ne fosse una la si conoscerebbe, con buona pace del devoto dello stupore". queste le parole con cui lo stesso cioran presentava, nel 1987, quello che sarebbe stato l`ultimo suo libro pubblicato in vita, una raccolta di aforismi.





la parola e` il fulcro attorno al quale ruota tutta l`opera di mallarme`: una parola sensuale, evocatrice, densa di mistero e suggestioni, che allude piu` che descrivere, che annoda immagini e metafore in una lingua ricercata, al limite dell`oscurita`, tesa fino a trasformarsi in partitura musicale nelle sperimentazioni piu` ardite, come la prosa ritmica diun colpo di dadi non abolira` mai il caso (1897). alla crisi del lirismo romantico, alla scoperta del nulla, mallarme` risponde con la sua visione del poeta demiurgo che aspira a riprodurre l`architettura dell`universo, con la ricerca ossessiva dell`opera totale, quel libro ideale in cui ricostituire il mondo intero al quale dedico` per tutta la vita le sue migliori energie creative: una sfida estetica e metafisica alla legge del caso che governa l`esistenza e alle possibilita` del linguaggio, vissuta tra ansia di esprimere l`assoluto e sentimento della propria inadeguatezza. questo altissimo, sofferto concetto di arte e` la grande eredita` che il maudit mallarme` ha consegnato al novecento e che risuona in tante voci della poesia contemporanea, da vale`ry agli ermetici. introduzione e note di valeria ramacciotti.

nel 1938 un visconte francese avventuroso e un po` avventuriero, sempre alla ricerca di un senso da dare alla vita, decide di partire per l`estremo nord, al di la` del canada, dove vivono le popolazioni piu` . nel racconto di questa esperienza - una lenta e progressiva acclimatazione, in ogni senso, al nuovo mondo - tutto incanta fin dal primo istante: le durissime prove di resistenza, l`asprezza degli elementi, descritti con una vivacita` e un`immediatezza fuori del comune, ma sopra ogni altra cosa l`incontro con gli inuit, i piu` arcaici abitanti dell`artico. dapprima irrigidito nella sua supremazia di kabloona, - si spingera` a dire che gli inuit , il che secondo i nostri angusti canoni potrebbe sembrare vero -, gontran de poncins finira` per imparare molto da queste genti, che non si pongono affatto il problema di dare un senso alla vita, come scopriremo in pagine profonde, spiazzanti, educative nel senso piu` alto della parola. e nell`ora sofferta del ritorno, si rendera` conto, inaspettatamente, di essere diventato uno di loro. il suo cuore rimarra` li`, come quello di noi lettori, illuminati da un`avventura che, superando ogni distanza, riesce a farci entrare nell`anima di un popolo e di un tempo che non potranno essere piu`.