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"con uno di quei suoi straordinari salti fantastici che hanno un gelo mentale matematico, morselli ha rovesciato i termini di una corrispondenza cosmica. il suicida e` vivo, i vivi sono, non gia` "morti", ma "la morte". morselli scrisse questo romanzo nello stesso anno in cui si tolse la vita, 1973. e forse mai era giunto ad una cosi` calma gestione del suo astratto e lucido gioco intellettuale. un gioco mortale e tuttavia capace di una intima grazia, oserei dire letizia." (giorgio manganelli)

nessun libro ha saputo raccontare con cosi` mirabile precisione il momento sospeso, afoso, immobile che precedette lo scatenarsi delle armi nella seconda guerra mondiale - e nello stesso tempo far vibrare, in filigrana, una possente raffigurazione dello sfacelo che i nazisti stavano portando nel mondo. ma non gia` perche` l`autore ricorra a una densa simbolicita`. anzi, con la sua funambolica lievita`, con il suo gesto sovrano di mistificatore che introduce al vero mistero, lernet-holenia riesce qui ad avvolgere e camuffare i suoi segnali in una aggrovigliata storia d`amore, che nasce a vienna e subito ci trasporta in quel dove gli spiriti e i corpi, la vita e la morte, il passato e il futuro amano scambiarsi le parti - ed e` la vera terra delle sue storie. immersa in questa realta` irreale, la guerra non perde nulla del suo atroce peso, stagliandosi in immagini incombenti, come una nitida allucinazione.

Scritto dopo La vegetariana e definito dalla stessa autrice «quasi un suo lieto fine», L’ora di greco si insinua ? avvolto in un bozzolo di apparente semplicità ? nella mente del lettore, come un «assurdo indimostrabile», una voce limpida e familiare che arriva da un altro pianeta.

per molti anni, anzi quasi fino a oggi, vi e` stato in germania un argomento tabu` per eccellenza: la distruzione senza precedenti causata nella seconda guerra mondiale da oltre un milione di tonnellate di bombe, che piovvero su centotrentuno citta` tedesche provocando seicentomila morti fra i civili e sette milioni di senzatetto. poiche` i tedeschi erano colpevoli e dovevano elaborare la loro colpa, cio` che un intero popolo aveva patito era destinato a passare sotto silenzio. quando nel 1997 sebald tratto` questo tema in una serie di memorabili lezioni a zurigo - ed erano lezioni, si badi bene, di poetica -, sapeva benissimo di toccare un nervo scoperto. e nessuno come lui si sarebbe rivelato capace di farlo.

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