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il libro vuole essere un bilancio problematico di quanto la storiografia (soprattutto tedesca e inglese) ha prodotto sul nazismo, e una discussione delle tesi interpretative che nello stesso tempo fornisce gli elementi di conocenza fattuali. un libro di sintesi e di orientamento che procede in modo tematico piuttosto che cronologico (capitoli sull`economia, sull`olocausto, sulla politica estera, sulla figura di hitler...) dopo aver esaminato nei primi due capitoli il problema della spiegazione e della definizione del nazismo nella storiografia e prima di concludere con altri due capitoli dedicati alle controversie suscitate dalle interpretazioni "revisioniste" del passato nazista dell`ultimo decennio.

"fu nel 1943 che vidi james joyce per la prima volta. stava cenando con la moglie in un ristorante vicino alla stazione di montparnasse. io ero ancora una studentessa e joyce uno degli idoli letterari della mia generazione. affascinata, osservavo quell`uomo magro e slanciato a cui il cameriere prodigava le attenzioni riservate alle celebrita`."

questo romanzo multiforme e` costruito intorno al diario di un giovane rivoluzionario filippino, raymundo mata, coinvolto, a fine ottocento, nei moti di liberazione del suo paese dalla dominazione spagnola. la sua e` una testimonianza non sempre attendibile. ai fatti storici si affianca il racconto di un ragazzo come molti, anche se a volte piuttosto eccentrico, dall`infanzia agli studi a manila, tra amori e passioni, colpi di testa e bizzarrie. il diario, nel contempo, e` uno squadernato documento di apprendistato e clandestinita`, tra fatti e finzione, che racconta le vicende della rivoluzione filippina. tra episodi storici, crimini efferati e un autentico culto degli eroi - uno su tutti, il padre putativo del patriottismo filippino, jose` rizal - la scrittrice gina apostol accompagna il lettore in un`analisi divertente e spietata della grande storia di un paese lontano, cui si intrecciano le vicende personali e i sentimenti di un uomo come tanti. il diario di raymundo, in un`operazione metaletteraria e poliglotta, e` arricchito da un sorprendente paratesto. tra prefazioni, note a pie` di pagina e glosse, tre personaggi - una traduttrice, una psicanalista e un`accademica - commentano il testo originale e lo arricchiscono vitalmente. e un battibecco comico tra chiosatori che gina apostol mette in scena, sotto l`egida di nabokov, borges e bola?o, donando nuova energia alla metaletteratura postmoderna.

la storia di una delle piu` instabili regioni del mondo, dal dominio della dinastia moghul del xvi secolo fino alla rinascita talebana di oggi. le lotte per il potere e la natura mutevole dell`autorita` politica di un paese dai caratteri unici e tragicamente tornato d`attualita` internazionale. una lettura imprescindibile per capire come una terra conquistata e governata dagli stranieri per piu` di mille anni pote` diventare per inglesi, sovietici e americani la . questa storia dell`afghanistan intreccia geografia, politica, economia e cultura per descrivere le dinamiche interne e le relazioni col mondo esterno di una nazione estremamente complessa. dopo aver illustrato la sconcertante diversita` dei gruppi tribali ed etnici afghani - spiegando cosa li unisce nonostante le differenze regionali, culturali e politiche che li dividono - thomas barfield dimostra quanto per secoli sia stato relativamente facile governare tutti questi popoli quando il potere era concentrato in una piccola e`lite dinastica, e come questo fragile ordine politico sia poi crollato nel xix e xx secolo, quando i governanti dell`afghanistan mobilitarono le milizie rurali per espellere prima gli inglesi e poi i sovietici. l`insurrezione armata sbaraglio` gli occupanti, ma mino` l`autorita` del governo afghano e rese il paese sempre piu` ingovernabile. le fazioni armate interne innescarono una guerra civile, dando origine al governo clericale dei talebani e all`isolamento dell`afghanistan dal mondo. barfield esamina infine i motivi per cui l`invasione americana, sulla scia dell`11 settembre, riusci` a rovesciare rapidamente i talebani e perche` quella facile vittoria fece credere agli stati uniti che fosse altrettanto facile costruire un nuovo stato.

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