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tutti noi, ormai grandi, continuiamo a fare scarabocchi. sul notes mentre siamo al telefono in attesa di risposta; a margine di una relazione mentre ascoltiamo una noiosa conferenza; sul quaderno degli appunti mentre parla il professore... tratteggi, spirali, campiture dei quadretti, fiorellini, stelle, piccoli paesaggi, disegni minuti o immagini ampie, che si espandono a coprire l`intera pagina, appena abbozzati o rifiniti nei dettagli... gli scarabocchi sono, come i disegni dei bambini, come la grafia, assolutamente personali e raccontano tante cose di noi. ripercorrono la strada dell`inconscio e lasciano sul foglio le sensazioni, gli stati d`animo, le ossessioni, la gioia, l`animosita` del momento.

scrive drummond de andrade di clarice lispector. ed e` proprio in un misterioso universo personale - un universo labirintico e lacerato - che il lettore viene come risucchiato dalla voce, visceralmente femminile, che in queste pagine tenta di dire l`indicibile, di entrare in contatto . attraverso uno sregolato, impetuoso flusso di coscienza la lispector ci fa percepire, in modo quasi fisico, impressioni e visioni di travolgente intensita`, usando una lingua che sembra inventare continuamente se stessa, il cui fascino risiede nella sua stranezza e le cui ferite sono il suo punto di forza. testo estremo di un`artista estrema, "acqua viva" costituisce il raggiungimento della maturita` della sua autrice: un assolo ammaliante, in cui tornano i temi ricorrenti in gran parte dell`opera della lispector - la natura e i suoi sfaccettati simbolismi, lo specchio e la rifrazione obliqua, il male e la morte, l`incomunicabilita` fra amanti - spinti all`incandescenza, senza che mai, ai suoi incantesimi, ci sia dato sottrarci.

nel 1950 avvenne il fatto che ispiro` a mishima questo "padiglione d`oro", che e` del 1958: un giovane accolito buddista, deforme e balbuziente, da` fuoco a uno dei maggiori monumenti dell`arte giapponese, il padiglione di un celebre santuario di kyoto, il kinkakuji, il quattrocentesco tempio zen. la storia di questo clamoroso gesto e` raccontata da mishima con aderenza alla cronaca, ma in modo da assegnare un senso simbolico ossia problematico all`azione del piromane. la chiave dell`ossessione di mizoguchi, mishima la ricerca in quell`attesa quasi magica della grande distruzione che rappresenta il tema profondo di tutta la prima parte del libro fino al giorno della sconfitta bellica del giappone. la calata agli inferi si svolge sul tema di straordinarie, attonite rievocazioni di memorie dell`infanzia. il tema della bellezza suprema del padiglione affonda le sue radici in un`ossessione infantile esorcizzata dallo storpio mizoguchi con un atto che trova giustificazione anche nella dottrina buddista della morte al mondo e della cancellazione del bello in quanto pura apparenza.

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