













a max basta vederla, quella rashka appena quindicenne, per rimanerne abbagliato. e dire che finora tutto filava liscio: lui e la sua bella flora, moglie e amica, complice e amante, sono tornati a varsavia per procurarsi della per la loro fabbrica di borsette - in realta`, carne fresca per il florido bordello che gestiscono a buenos aires. appena arrivati, si sono immersi, come un tempo, nel mondo di via krochmalna, cuore pulsante del ghetto di varsavia, sorta di corte dei miracoli, dove, all`inizio del novecento, aleggia ancora un buon e trafficano i loro vecchi amici, gente come meir panna acida, leah lingualunga, itche il guercio e srulke il tonto. ma, come recita un antico detto yiddish, . e cosi` sara` di max shpindler, un`altra delle indimenticabili figure della vasta commedia umana che singer ha saputo mettere in scena: cinico e donnaiolo, in apparenza pienamente soddisfatto di se` e della propria ricchezza, pronto a finanziare un gruppo di anarchici se questo gli consente di far soldi, max e` in realta` tormentato da dubbi, e da domande a cui non trova risposta, e da tentazioni di morte - un tumulto che proprio l`incontro con l`irresistibile rashka portera` con prepotenza alla luce. dopo keyla la rossa e il ciarlatano, un terzo, strepitoso inedito del grande scrittore polacco.

orazio e il piu grande dei poeti lirici che la letteratura latina abbia prodotto, l?unico che si possa paragonare a pindaro tra i greci, come egli stesso fa piu d?una volta, naturalmente sminuendosi davanti al "cigno tebano". "un lirico greco senza musica", e stato detto di lui: ma quella musica, interiorizzata, romanizzata e portata sui colli della sabina, la senti risuonare sin dai primi versi della prima ode, maecenas, atauis edite regibus, / o et praesidium et dulce decus meum, "mecenate, che fosti generato da famiglia di re / e sei per me difesa e dolce titolo di gloria", e soprattutto negli ultimi, che proclamano: "io, per l?edera che e premio alla fronte dei sapienti, / son vicino agli dei; un fresco bosco, danze leggere / di ninfe e satiri mi tengono lontano dalla folla, / se euterpe non impedisce al flauto di suonare, / se non rifugge polimnia di trarre accordi dalla lira di lesbo. / e se tra i lirici vati tu vorrai annoverarmi, / mi sembrera di toccare il cielo con il capo". aveva ragione emilio pianezzola, iniziatore di questa edizione e squisito traduttore delle odi, a concludere la sua splendida introduzione con le parole di nietzsche nel crepuscolo degli idoli: "non ho mai provato [...] in nessun poeta, lo stesso rapimento artistico che mi dette, fin da principio, un?ode di orazio. [...] questo mosaico di parole in cui ogni parola come risonanza, come posizione, come concetto fa erompere la sua forza a destra, a sinistra e sulla totalita, questo minimum nell?estensione e nel numero dei segni, questo maximum, in tal modo realizzato, nell?energia dei segni - tutto cio e romano e, se mi si vuol credere, nobile par excellence". orazio, che fa poesia "autobiografica", che confessa le sue aspirazioni e le sue delusioni, dichiara di non esser stato colpito da argo, micene, delfi o atene, quanto "dalla dimora di albunea risonante, / dalle cascate dell?aniene, dal bosco di tiburno, / dai frutteti umidi per l?acqua viva dei ruscelli": inventa un nuovo paesaggio