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dell`ultima seduta del gran consiglio, il 25 luglio del 1943, non fu redatto un verbale ufficiale. non si sa, pertanto, che cosa effettivamente dissero e come si comportarono i partecipanti. nelle tante memorie uscite negli anni successivi, il duce e i gerarchi hanno dato versioni contrastanti di quel che fu detto, come fu detto e perche` fu detto. molti sono gli interrogativi rimasti senza risposta: i gerarchi volevano veramente estromettere mussolini dal potere? volevano porre fine al regime per salvare la patria? oppure furono dei traditori? se il duce considerava l`ordine del giorno grandi , perche` lo mise in votazione? tutti i presenti rimasero stupiti dalla fiacca reazione del duce alle accuse che gli vennero rivolte durante la seduta. era forse rassegnato a perdere? o addirittura voleva uscire di scena, come un attore che, dopo essere stato osannato per venti anni, alla fine era stato fischiato per aver perso la guerra? congiura di traditori? audacia di patrioti? o l`eutanasia di un duce? documenti nuovi consentono finalmente di rispondere a queste domande, e a emilio gentile di raccontare un giorno cruciale della storia d`italia con la suspense di un poliziesco.

giovanni bietti ci accompagna, pagina dopo pagina, in un viaggio in quella sorta di lingua cosmopolita che e` la musica: una lingua capace di mescolare, intrecciare, fondere le diverse tradizioni a qualsiasi latitudine. da orlando di lasso agli ideali pacifisti e universali che hanno ispirato musicisti settecenteschi come francois couperin, ottocenteschi come beethoven o novecenteschi come be`la bartok, fino alle sperimentazioni contemporanee che coinvolgono le culture e le sonorita` extraeuropee, la musica si rivela un mezzo di scoperta del mondo. un modo per imparare a valorizzare le differenze, un`esperienza di sintesi e di arricchimento. perche` la musica puo` dirci molto su di noi, sugli altri, sul mondo.

la caduta di costantinopoli nel 1453 apparve ai contemporanei come un evento epocale. mentre gli eserciti turchi sembravano ormai destinati a conquistare roma e a instaurare un nuovo impero islamico, in tutta l`europa dilago` un clima di terrore in cui presero a diffondersi profezie che annunciavano conseguenze terribili e perfino la fine del mondo. la caduta di costantinopoli del 1453 nelle mani dei turchi segna la fine di un impero bimillenario e di un potere che si riteneva universale. e un evento epocale ma anche la fonte di sogni, di aspirazioni, di leggende e di profezie.

le `stragi nere` iniziano il 12 dicembre 1969 con piazza fontana e terminano il 4 agosto 1974 con l`attentato al treno italicus. alcuni giorni dopo la bomba di milano, il settimanale britannico "the observer" parlera` di `strategia della tensione`, riferendosi non solo alle bombe ma al modo in cui sono stati strumentalizzati attentati e disordini sociali, chiamando in causa la stampa e i politici. la stagione dello stragismo, ignota ai paesi dell`europa occidentale, ha minato le istituzioni democratiche e la convivenza sociale dell`italia, con l`aggravante che in quarant`anni non sono stati condannati ne` i mandanti ne` gran parte degli esecutori. solo in sede storica si e` fatto un po` di ordine. mirco dondi ricostruisce gli episodi stragisti, soffermandosi in particolare sul loro impatto immediato.

le rivolte popolari del trecento, sostiene alessandro barbero, rivelano nei protagonisti consapevolezza dei loro interessi e chiarezza di obiettivi. furono semi gettati nel futuro. antonio carioti, "la lettura - corriere della sera" "all?arme! all?arme! i priori fanno carne!" grida un artigiano per incitare alla rivolta. e il 20 luglio del 1378, siamo a firenze in piena rivolta dei ciompi, una delle tante che infiammano l?europa nel corso del trecento. rivolte popolari che arrivano completamente inaspettate. durano pochissimo, talvolta solo qualche settimana, poi vengono represse. ma in quel poco tempo succedono cose tali da rimanere per sempre incise nella memoria collettiva. utilizzando le cronache del tempo, alessandro barbero ci fa rivivere la concitazione, l?entusiasmo, la violenza di quelle giornate in cui una massa di persone decise che il futuro cosi come lo vedeva non gli piaceva e provo a cambiarlo.

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