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l`insegnamento dell`informatica, anche a livello introduttivo, non puo` prescindere dalla comprensione dei concetti alla base dei sistemi di elaborazione, della loro struttura e dei principi di funzionamento, della teoria sulla quale il calcolo automatico e` fondato. un sufficiente livello di approfondimento e di rigore tecnico sono quindi indispensabili. scopo del volume e` di fornire i fondamenti della cultura informatica a chi si accosti in modo sistematico alla scienza dei calcolatori. il testo presenta un repertorio selezionato di argomenti, abbastanza ampio tuttavia da riflettere l`articolazione e la complessita` della disciplina.

focalizzandosi sul periodo 1960/2020, il volume delinea un preciso periodo della ricerca tanghiana, proiettandolo all`interno della sfera culturale giapponese e rintracciando, al contempo, quella trama di contatti e di stimoli da sempre intessuta con l`occidente. contestualizzando l`opera di tange all`interno delle sue diverse stagioni critiche (dal linguaggio simbolico degli esordi alle pianificazioni "megastrutturali" degli anni sessanta), il libro colma una fondamentale lacuna degli studi sull`architetto, avvalendosi inoltre di ridisegni e inediti materiali d`archivio, tra cui alcune foto scattate dal maestro.

l`immobilismo culturale e sociale del primo franchismo, la crescita economica degli anni sessanta, le speranze e il desencanto della transizione democratica, il nuovo millennio. fasi della recente storia spagnola che un romanzo dalla robusta vocazione civile e testimoniale ha puntigliosamente rappresentato e restituito. rinverdendo, nell`insieme, una nobilissima tradizione. il volume passera` in minuta rassegna le voci - critiche e integrate - degli esordi del franchismo (con il vertice riconosciuto del nobel camilo jose` cela); le avvisaglie dello sperimentalismo (con tiempo de silencio di luis martin-santo, soprattutto); la matura stagione dei "cronisti" che scandiscono il viaggio della penisola verso l`europa e gli approdi democratici (da miguel delibes a juan marse`, da eduardo mendoza a manuel vazquez montalban, tra gli altri) e le ultime generazioni (arturo pe`rez reverte, javier marias, lucia etxebarria, almudena grandes e i piu` recenti carlos ruiz zafon e ildefonso falcones) che, nell`estrema varieta` di temi e motivi, hanno lasciato un`impronta inconfondibile sulla scena letteraria contemporanea. l`autore intende gettare uno sguardo d`insieme sull`evoluzione del romanzo spagnolo degli ultimi settant`anni allo scopo di ordinarne il cammino e di gettare un fascio di luce sulle numerose zone d`ombra che ancora oggi, in un momento di varie e assortite "prosperita`", lo accompagnano.

il ventesimo secolo e` stato segnato dall`epifania di una rinnovata e recrudescente decadenza riguardante i modelli sociali, ecologici e tecnologici, rivelatisi fallimentari panacee dell`assurdita` umana. questo senso opprimente di disagio e devastazione si riflette lungo una duplice articolazione all`interno del volume: apocalisse e post-apocalisse. nel primo caso, la ricorrenza di modelli e paradigmi apocalittici, per lo piu` di stampo religioso, rintracciabile all`interno di una serie di testi, romanzi e racconti, di autori appartenenti alla tradizione italiana e afro-americana. calvino, buzzati, landolfi, moravia ed ellison declinano, nelle loro opere, la fine del mondo attraverso visioni e pronunce stilistiche autonome e sorprendenti. il crinale sottile su cui si muovono si distende tra le macerie del mondo perduto e le rovine stilistiche, in qualche modo quell`apocalisse della narrazione additata da benjamin, sommandosi l`angoscia della fine a quella dello stile. nel secondo, l`indagine si sposta sull`interpretazione di storie che prendono l`abbrivio da una evento catastrofico gia` verificatosi e le cui conseguenze vanno valutate alla luce di cio` che e` sopravvissuto: i resti, le rimanenze di un mondo improvvisamente sparito. vonnegut, lessing, mccarthy, morselli si aggirano tra le rovine di una civilta` autoimplosa, rivelandone segni inquietanti, ma anche esiti inaspettati.

nel corso del xvi secolo la parodia diviene oggetto di una specifica attenzione teorica che trova nei "poetices libri septem" (1561) di giulio cesare scaligero e nelle "parodiae morales" di henri estienne (1575) gli esiti piu` rilevanti. destinati a incidere a lungo sulla riflessione intorno a questa modalita` di riscrittura, fino a collimare per molti aspetti con le prospettive teoriche attuali, i due trattati compiono un recupero sistematico delle speculazioni e delle esperienze parodiche classiche, affinando i tratti stilistico-formali e ampliando la portata euristica del fenomeno. in dialogo continuo fra sintesi e innovazione, teoria e prassi scrittoria, inventio ed elocutio, le opere di scaligero e di estienne sollecitano in tal modo un`immediata applicazione dell`artificio in ambito poetico neolatino, fornendo un modello anche per il versante volgare. esse costituiscono percio`, insieme alle altre testimonianze cinque e seicentesche che in questo volume vengono considerate, il necessario viatico per avvicinare con uno sguardo d`insieme le forme che la parodia assume nel cinquecento italiano, illuminando al contempo la piu` generale definizione di parodia che e` stata al centro, negli ultimi trent`anni, di un rinnovato interesse.

se la passione pedagogica e l`ansia sperimentale alimentano da sempre l`opera di pasolini, e` su questi due assi fondamentali che si sono interrogati a palermo, dal 20 al 22 ottobre 2022, diciannove studiosi da tutto il mondo, con l`intento di sondare il contributo dello scrittore ? a cent`anni dalla nascita ? nell`universo delle scienze della formazione, cosi` come nel campo dei linguaggi audiovisivi. i saggi qui raccolti ci restituiscono la complessita` del pensiero pasoliniano, e insieme la tensione civile che ne innerva gli scritti.

il volume raccoglie nuovi studi su ernesto nathan rogers, proponendo una revisione critica della sua eredita` culturale, quanto mai attuale nel difficile panorama contemporaneo. due generazioni di architetti e di storici si confrontano con la figura, il pensiero e l`opera di rogers, gia` al centro del convegno internazionale organizzato dalla facolta` di architettura civile del politecnico di milano nel dicembre del 2009, in occasione del centenario della nascita. i ricordi e le riflessioni degli allievi di rogers si intrecciano, cosi`, con le ricerche inedite di giovani studiosi che guardano con rinnovato interesse alla sua esperienza e alla sua lezione. i saggi sono organizzati secondo capitoli tematici che rispecchiano i vari ambiti in cui si e` dispiegata la complessa e multiforme attivita` di rogers - progettista, docente di architettura, intellettuale, direttore delle riviste "domus" e "casabella" - senza, per questo, voler creare un`artificiosa separazione tra campi di azione che egli ha sempre considerato strettamente collegati, come dimostrano, peraltro, i molti rimandi e le connessioni che si possono cogliere nei contenuti dei saggi.

il volume indaga i nessi e i conflitti tra i processi di costruzione di un`identita` culturale nazionale e il carattere intrinsecamente internazionale della modernizzazione. l`autore propone una rinnovata storia del `campo` dell`architettura in colombia, partendo dai primi esperimenti modernisti e dai contemporanei tentativi di elaborare proposte architettoniche `nazionali`, fino alla piena affermazione del modernismo internazionale nel secondo dopoguerra. si tratta di una storia sfaccettata, con uno sguardo aperto a riconoscere la dimensione transnazionale dei fenomeni culturali e la continua presenza di scambi e dialoghi regionali. essa non si limita a indagare una serie di opere rappresentative o di biografie eccellenti, ma si estende allo studio delle pratiche e dei discorsi relativi all`architettura e alla citta`, senza dimenticare il contesto politico, economico, sociale e culturale colombiano.

quando si tratta di halloween e` subito polemica. nell`immaginario collettivo rappresenta la festa americana per eccellenza, simbolo di una societa` dedita a un consumismo sfrenato. gli stati uniti, attraverso il cinema, la televisione, i libri e i racconti horror con halloween come sfondo e come spunto delle loro trame, l`hanno esportata in tutto il mondo, contagiando anche quella parte dell`europa che le era rimasta estranea. la pratica del "dolcetto o scherzetto" costituisce forse l`aspetto piu` simpatico e divertente di tutta la festa e da qualche anno lo si osserva anche da noi; coinvolge sia i bambini mascherati, che suonano casa per casa, sia gli adulti che nelle loro abitazioni si preparano ad accoglierli con i dolci. da tempo l`inarrestabile diffusione di halloween in italia ha allarmato la chiesa, che ha dichiarato la propria avversione nei suoi confronti. ma questa ricorrenza, che non e` una minaccia alla nostra integrita` culturale quanto piuttosto un elemento di arricchimento, e` tuttora una commemorazione dei defunti e deve essere interpretata in termini di continuita` con il tradizionale culto dei morti.

questo libro, frutto di un lungo itinerario di riflessioni, di studio e di ricerca, parla della valenza di dispositivo etnografico attribuita alla fotografia, in quanto strumento di indagine e di analisi, da alcune importanti figure della storia dell`antropologia nazionale e internazionale della prima meta` del novecento: franz boas, bronislaw malinowski, marcel griaule, renato boccassino, lamberto loria e raffaele corso, gregory bateson e margaret mead. nel loro lavoro sul campo e nella restituzione pubblica messa in atto in forme diversificate, libri, articoli accademici e divulgativi, allestimenti museali, cinema, e` possibile comporre un multiforme paesaggio di esperienze scientifiche fondative, ineludibili per delineare un itinerario di pionieristici studi di antropologia visiva. uno dei piu` significativi punti di convergenza tra questi studiosi e` la disseminazione divulgativa dei risultati delle ricerche antropologiche. in tal senso le fotografie etnografiche hanno avuto una decisiva funzione transculturale nella restituzione pubblica ante litteram del sapere antropologico attraverso gli strumenti della comunicazione di massa dell`epoca.

l`immediatezza della vita e delle umane passioni, l`ansia di verita` e di liberta`, l`affermazione insistente della "bellezza della condizione umana", pur nella sofferenza di tante sfide, che percorrono le numerose lettere scritte nell`arco di una vita fragile e intensa, suggeriscono, meglio di qualsiasi contributo critico, la dimensione profondamente umana del conflitto esistenziale di joyce, sempre in difficile equilibrio tra la ricerca di una quotidiana, rassicurante normalita` e la consapevolezza esasperata della propria eccezionale diversita`. e proprio questo conflitto, espressione complessa della sua visione del mondo e di quello che si cela dietro la superficie delle cose, che ci restituisce james joyce e i suoi scritti come nostri contemporanei, dando voce alle certezze, alle fragilita`, alle aspettative, al disagio di oggi. da qui la scelta particolare del tessuto narrativo di james joyce, la vita, le lettere. l`intento e` quello di catturare la simpatia del lettore medio sul piano, appunto, della dimensione quotidiana - profondamente umana e familiare - del ritratto suggerito dalle lettere, quasi un altro ritratto, che va a integrare quello di james joyce, uomo e artista difficile e contraddittorio, sottratto a volte dai suoi stessi esegeti alla ricezione di un pubblico piu` ampio, in nome dell`antico privilegio dei marginalismi specialistici.

a partire dalla disgregazione dell`unione sovietica, nella repubblica di sacha (jacuzia, siberia orientale), si e` assistito a una vera e propria rinascita sia di pratiche legate allo sciamanesimo sia dell`attivita` sciamanica. i nove saggi che compongono il volume vogliono offrire uno sguardo sull`evoluzione della pratica sciamanica, attraverso le fonti etnografiche e le ricerche empiriche condotte dal 2005 al 2011 dall`autrice nella repubblica di sacha, e proporre alcuni spunti di riflessione su tre tematiche legate inevitabilmente allo sciamanesimo: il revival, l`autenticita` culturale e la reinvenzione. le pratiche di revival dello sciamanesimo e degli sciamani sembrano veicolare un piu` ampio messaggio di risveglio culturale e politico che ha avuto come obiettivo la ricerca di memorie, di un determinato passato storico, di antenati, di una lingua comune al popolo jacuto che fossero "autentiche", "tipiche" e uniche: si tratta di dinamiche di invenzione della tradizione ben documentate dalla letteratura antropologica. se l`antropologia ha attribuito a concetti come etnicita`, autenticita`, tradizione, l`essenza di costrutti culturali e prodotti storici che variano a seconda del contesto di riferimento, sono proprio gli usi che gli attori sociali fanno di questi concetti che costituiscono l`aspetto piu` rilevante di quanto sta accadendo oggi allo sciamanesimo e agli sciamani.

il panorama cerimoniale del nostro paese sembra caratterizzato da profondi processi di reinvenzione, rifunzionalizzazione e risemantizzazione, dopo aver vissuto un periodo di dimenticanza e abbandono. ma la ripresa della festa, che appare oramai un dato scontato, presenta in realta` una fenomenologia complessa. si sa che la festa possiede una forza conservativa e rigenerativa, che i suoi simboli fondanti si aggiornano costantemente, in linea con le trasformazioni economiche, sociali e culturali del contesto cui si adegua. coniuga tradizione e innovazione, mescolando in maniera creativa passato e presente, innestando nuove valenze su vecchi modelli, attribuendo nuovi significati a simboli del passato. accanto a quelle strettamente legate alla tradizione nel nostro paese compaiono e si celebrano pero` feste nuove, funzionali alle esigenze dei fruitori, che molti studiosi considerano invenzioni gratuite, legittimate solamente da ragioni di tipo commerciale e legate al business turistico: feste che sembrano non avere un passato e di cui non si trova traccia ne` nel calendario religioso ne` in quello contadino. usando in maniera convenzionale la distinzione tra feste "tradizionali" e feste "nuove", avendo consapevolezza della complessita` della problematica e facendo ricorso all`osservazione etnografica, si cerchera` di individuare il comune denominatore che spesso lega le une alle altre.

i temi presentati in questo testo costituiscono una parte essenziale della preparazione di uno specialista informatico. la loro trattazione si puo` svolgere in un unico corso, o anche in piu` corsi universitari di informatica, ingegneria informatica o matematica, nell`ambito sia della laurea triennale che della laurea magistrale. oltre che per gli specialisti, la conoscenza dei principi teorici dell`informatica assume anche un ruolo importante nella preparazione culturale degli insegnanti di discipline informatiche nell`ambito della scuola media superiore. in ogni caso, la conoscenza delle proprieta` di grammatiche ed automi, dei limiti del calcolo automatico, della complessita` computazionale e del problema "da un milione di dollari" p = np? ha assunto un ruolo importante anche nella cultura scientifica contemporanea, e puo` risultare interessante per chi voglia approfondire alcuni dei temi che hanno caratterizzato la logica e la matematica dell`ultimo secolo. il volume contiene anche esercizi, note storiche e bibliografiche che consentono di comprendere meglio i concetti introdotti e rinviano ad altre letture di approfondimento. questa nuova edizione, ampliata, riveduta e corretta, presenta un capitolo aggiuntivo dedicato agli algoritmi di risoluzione approssimata di problemi di ottimizzazione; inoltre, sono state aggiunge delle sezioni dedicate alle applicazioni pratiche degli argomenti trattati.

giuseppe terragni e` indubbiamente la figura piu` celebrata dell`architettura moderna italiana del periodo 1920-40, dopo che, a partire dalla morte prematura nel 1943, un ventennale riserbo critico lo aveva lasciato ai margini della storia contemporanea a causa della sua adesione al fascismo. questo libro esamina le influenze esercitate su terragni dai movimenti artistici e filosofici dell`ambiente comasco e fornisce una nuova interpretazione del progetto terragnano, la cui complessita` ha portato a sondare in soli quindici anni di attivita` professionale le possibilita` di sviluppo della tematica razionalista fino a esaurirne le potenzialita`.

la vicenda biografica e spirituale del filosofo bengalese aurobindo ghose (1872-1950) ha diviso tanto gli studiosi che si sono confrontati con il suo pensiero quanto il piu` vasto pubblico di ricercatori che ha guardato al millenario deposito orientale per ritrovare una dimensione spirituale in cui riconoscersi. sottoposto a priori alle piu` rigide critiche dottrinali o entusiasticamente accettato come un moderno profeta hindu, aurobindo deve essere considerato come una figura paradigmatica nella difficile transizione tra il lungo capitolo coloniale e la successiva indipendenza indiana, rappresentando una delle piu` intense voci alternative alla non-violenza del mahatma gandhi. le ragioni di questa duplicita` sono da ricercarsi nella sintesi tra cultura occidentale e tradizione religiosa indiana su cui il pensatore bengalese ha edificato la propria peculiare dottrina dello yoga integrale. la sua opera legge il corso della storia come il divenire di un organismo vivo e consapevole, cercando le regioni comuni tra il monismo metafisico dell`advaita vedanta e l`assenso occidentale al realismo scientifico. politicamente, aurobindo e` stato da alcuni considerato come uno dei piu` luminosi combattenti per l`indipendenza indiana, da altri un estremista facinoroso che non ha esitato a ricorrere alla violenza per contrastare l`egemonia britannica. sulla base di un`attenta analisi testuale dell`imponente opera letteraria del filosofo bengalese e attraverso il confronto con quelle figure occidentali che hanno diversamente interpretato il dettato tradizionale (gue`non, evola, steiner e scaligero), il volume suggerisce una linea d`indagine che non riduce il senso dell`opera aurobindiana alle categorie intellettuali dell`oriente o dell`occidente, ma ne segue la caratteristica identita` senza sacrificarla in un`ortodossia in cui il filosofo non si e` mai pienamente riconosciuto.

le pietre si muovono, crescono, muoiono? le foreste pensano? gli animali hanno intenzionalita`? in una parola, la natura puo` essere considerata animata? e come? solo all`apparenza semplici, le questioni sollevate svelano tre decenni di dibattiti, discussioni, riflessioni sulla ricchezza di relazioni tra l`uomo e la natura, nel passato e nel presente, in differenti ambiti culturali europei ed extraeuropei. il volume e` dedicato alla memoria di enrico comba, scomparso prematuramente nel 2020. rappresenta la volonta`, da parte degli autori e dei curatori, di accogliere i contributi presentati al convegno "la natura animata: cerimonie, feste, tradizioni attraverso tempi e culture", tenutosi a fine 2019 e organizzato da enrico stesso. nel libro trovano spazio lavori che indagano contesti lontanissimi tra loro nello spazio e nel tempo, dalle alpi all`india e all`himalaya, dalla corsica alla siberia, dal giappone alle hawai`i, dal paleolitico e dagli antichi sumeri e babilonesi fino al medioevo, ma che convergono su un aspetto fondamentale: la natura (umana, non-umana) e` sempre e comunque animata.

fin dalle prime testimonianze etnografiche, il tema dello sciamanismo da un lato ha affascinato intere generazioni di studiosi, dall`altro ha colpito profondamente l`immaginario occidentale. l`incanto e il mistero dell`agire sciamanico, nonche` la difficolta` di circoscrivere il fenomeno in un paradigma definitivo, hanno attraversato il dibattito scientifico per decenni. e lo sciamano un terapeuta, un mago, un esorcista? oppure - com`e` stato definito - un eroe culturale, un intermediario col mondo degli spiriti, o una sorta di psicoanalista ante litteram della collettivita`? partendo dalle piu` aggiornate teorie scientifiche, ventuno saggi a opera dei maggiori specialisti sul tema propongono una panoramica pressoche` globale sugli studi sciamanici, apportando nuove testimonianze e ricerche sul campo, ove la percezione del cosmo sembra essere il cardine di un diverso modo d`interpretare l`alterita` e la liminalita`. dalla foresta amazzonica alle giungle indiane, dalle steppe dell`asia alle isole del giappone, dalle vette andine alle vallate himalayane: lungo queste e altre rotte si snoda un viaggio affascinante fra tradizioni religiose, folklore e ontologie indigene.

per diventare "una di lingua", l`italia puo` e deve diventare "una di scuola". questo suggerimento affida nel 1868 la relazione di alessandro manzoni e della commissione milanese al ministro broglio, che ha chiesto indicazioni su "tutti i provvedimenti e i modi coi quali si possa aiutare e rendere piu` universale in tutti gli ordini del popolo la notizia della buona lingua e della buona pronunzia". strumento fondamentale della trasmissione di una cultura condivisa, a partire dall`unita` la scuola si propone come istituzione cardine nel processo di educazione a una lingua nazionale, che, proprio sulla scorta delle indicazioni manzoniane, e` ritenuta fattore unificante non solo di una geografia politica frammentata, ma anche di un rinnovato tessuto sociale. sui banchi l`apprendimento dell`italiano diviene "mezzo" essenziale per garantire un avvicinamento davvero democratico al sapere e quindi la partecipazione di "tutti gli ordini del popolo" alla vita civile della nazione. il volume propone una scelta, parziale per necessita`, di documenti, decreti, relazioni, manuali, abbecedari, ma anche di passi tratti dai romanzi e di articoli giornalistici, che in progressione cronologica vogliono far luce su alcune tappe evolutive dell`educazione linguistica nella scuola del secondo ottocento.

la piu` controversa tra le tragedie greche, medea, e` anche la piu` moderna nella sua autentica disperazione e nella sua perenne vitalita`; proprio per questo, tale dramma si offre a inedite letture e nuove forme di rappresentazione, facendosi carico di esprimere le patologie della civilta` contemporanea. il volume propone una panoramica novecentesca del mito euripideo di medea, soffermandosi su contingenze espressive diverse, passando dal teatro alla letteratura, al cinema. le "medee nere" riscrivono il motivo classico in un contesto coloniale e oppressivo, mostrando medea come vittima che si ribella e vince le costrizioni dell`apartheid e le contraddizioni etniche e razziali. in "medea e l`elefantessa: corrado alvaro e la lunga notte del mito", l`eroina di euripide dismette le sue vesti terribili per aprirsi a una disarmata e straziate umanita`, in un`opera in cui grecita` e modernita` perfettamente convivono. ne "la violenza del sacro e il disordine del dolore. il mito di medea secondo pasolini" si analizza la trasposizione cinematografica della tragedia, realizzata dal poliedrico intellettuale, nella quale vengono messe in luce le ragioni oscure di un sapere lontano.

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