
lo scenario si apre su una scena ormai sorprendentemente esotica: la germania di fine ottocento, con la sua opulenza terriera e finanziaria, le aspre tensioni sociali, il presagio di una catastrofe lontana ma gia` palpabile e, in particolare, su tre famiglie, unite da divergenti tradizioni aristocratiche e separate da irreali visioni del futuro. la prima e` costituita da solidi "rentiers" ebrei di berlino, nel cuore del nord prussiano e protestante; le altre due appartengono "a realta` discordi del sud cattolico: l`una sonnolenta, rurale, volta al passato; l`altra ossessionata da sogni ecumenici di dimensioni europee". a unirle provvederanno due matrimoni e uno scandalo.

il ticchettio della macchina da scrivere, per giorgio manganelli, nasce "dai capricciosi amori di un cembalo estroso e di una mite mitragliatrice giocattolo". non e` un caso, dunque, che i suoi corsivi posseggano sia un`incessante mutevolezza di melodie e fraseggi (ossia di temi e linguaggi) sia una tonalita` ironico-umoristica percorsa da nere venature malinconiche. i punti di partenza (le "arie" su cui improvvisare) sono spesso un minimo fatto di cronaca, una polemica frivola, un provvedimento ministeriale bizzarro. in ogni passaggio queste improvvisazioni sono anche inversioni, capovolgimenti del senso comune, dove la quotidianita` si eleva a dimensione fantastica e i massimi sistemi slittano in una dimensione grottesca e prosaica.

