

nel giro di pochi giorni, nel marzo del 1927, un furto di denaro e gioielli ai danni di una svaporata e fantasiosa vedova, la contessa menegazzi, e poi l`omicidio della ricca, splendida e malinconica liliana balducci, sgozzata con ferocia inaudita, incrinano la decorosa quiete di un grigio palazzo abitato da pescecani, in via merulana, come se una

"per me il tribunale e un luogo di osservazione come un altro, come la strada, o la mia camera da letto" ha risposto yasmina reza quando le e stato chiesto perche, da quindici anni, segua processi, oscuri o clamorosi, in giro per la francia. "colui che crediamo altro da noi non lo e" afferma reza, che, lasciando ai cronisti giudiziari il loro mestiere e alla giustizia di cercare (invano?) un senso nel caos, preferisce fare un passo di lato - e ogni volta spiazza il lettore. senza curarsi di proclamare verita universali e concentrandosi invece su "frammenti di umanita" - un gesto, una frase, una postura, un dettaglio dell?abbigliamento -, reza riesce a cogliere, nelle esistenze degli imputati, dei testimoni e delle vittime, qualcosa che non di rado alla giustizia sfugge, e che a quelle esistenze ci accomuna. e "la vita normale", che segue come un?ombra la sua controparte assassina, sovrapponendosi continuamente a essa. come nel caso della donna che, un mattino di novembre, "incalzata, spinta da una forza senza nome", esce di casa per andare su una spiaggia ad abbandonare sua figlia alle onde, e poi torna a chiudersi nell?opacita della sua esistenza, "presente senza esserlo, come a strapiombo su se stessa". a lei e ad altri fantasmi e dedicato questo libro. fantasmi che irrompono sulla scena accanto a quelli dell?autrice, che ha la capacita, propria solo dei grandi scrittori, di insinuarsi nella psiche del lettore senza lasciargli il tempo di comprendere cio che ha appena letto.