Il primo album in oltre un decennio del progetto di John Stirratt e Pat Sansone dei Wilco e riprende esattamente da dove si era interrotto il loro percorso ampliando con sapienza quella miscela di rock californiano e morbida psichedelia.
Il nuovo album dello straordinario chitarrista del Minnesota in cui si unisce con il vecchio compagno di mille avventure Marc Anderson, il quale si districa tra percussioni, gong e ben strutturati loop, e con il batterista JT Bates. Le 20 tracce dell'album suonano come un'estatica, quasi ieratiforme, suite sulla vicinanza di galassie, universi, mondi e persone in cui la musica più che comporsi, progressivamente succede. Il disco si compone di parchi baluginii di folgori elettriche, come se una parte della cifra stilistica di Jim Hall incontrasse le estetiche di Leo Kottke, Robbie Basho e Jack Rose, sviluppando il tutto alla maniera di Ustad Sultan Khan, che rappresenta una delle fonti ispirative del chitarrista americano.
